Il Tulkarem deve ancora arrivare

Il Tulkarem deve
ancora arrivare: cronache sportive dai territori occupati

di Andrea Cocco, fonte Amisnet

Il Tulkarem crve ancora arrivareUna squadra che non ha avversari con cui giocare, un
campionato di calcio iniziato quasi due anni fa e non ancora finito, 93 atleti
vittime di guerra. Menzione speciale al
premio RSI 2007
, il Tulkarem deve ancora arrivare è un documentario
radiofonico che racconta lo sport in Palestina
. Una forma di resistenza
quotidiana, ma anche una storia di passioni e scommesse. Come quella che spinge
un ex terzino a reinventarsi cestista su sedie a rotelle o una calciatrice a
sperare di battere la nazionale israeliana.

Una produzione Amisnet per la
Radio Svizzera di lingua italiana. Il documentario è
stato realizzato nell’agosto del 2007 in Cisgiordana da Andrea Cocco. Le voci dei protagonisti sono quelle di:
Mounzer Uslim: dirigente della squadra di pallavolo di
Ramtiss, Muawia Muna: ex terzino destro del Nablus, cestista della
nazionale su sedia a rotelle, Yehya Abdul Aziz:  allenatore della squadra di pallavolo
maschile di Betlemme, Mohannad Aelbey: giocatore del Jaius club e della
nazionale palestinese di pallavolo, Mariam: centrocampista della squadra femminile di calcio
di Ramallah, Samar Araj: dirigente della nazionale palestinese di
calcio femminile, Hani Taljieh: capitano della nazionale palestinese di
calcio femminile

Il Tulkarem
deve ancora arrivare
[20:34m]: Play Now | Download  [Mp3]

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Questure «intasate» dai bangladesi

 «Vogliamo
l’asilo». 6 mila a Roma

di Cinzia
Gubbini, fonte: Il Manifesto [22 febbraio 2008]

bangladesi manifestano per il permesso di soggiornoSono arrivati lunedì notte alle quattro «come fantasmi»,
dicono alla questura di Roma. Erano 150 cittadini del Bangladesh. Ed era solo
l’inizio. Martedì ne sono arrivati 1.400. Mercoledì 2.446. Ieri 2.354. Numeri
da mandare in crisi qualsiasi struttura. In via Patini sono arrivate le
ambulanze e la Protezione
civile per portare acqua e panini, distribuiti dai poliziotti. Che, intanto,
facevano domande: «Ma da dove vieni?» e chi rispondeva da Udine, chi da
Bergamo. Contemporaneamente l’«invasione» di bangladesi si verificava anche in
altre città: in duemila in fila davanti alle porte della questura di Napoli,
altri duemila in quella di Milano. Tutti per chiedere una sola cosa: l’asilo
politico. Vogliono che lo stato italiano assicuri loro una qualche forma di
protezione – e di regolarità con i documenti – dopo che il Bangladesh è stato
colpito dall’alluvione Sidr, che ha causato almeno diecimila morti. Ma la
richiesta dei bangladesi che vivono in Italia senza permesso di soggiorno –
sono circa 15 mila secondo le associazioni – va ricercata nel mezzo pasticcio
combinato dal governo italiano: una circolare con cui, raccogliendo le
richieste delle associazioni, venivano temporaneamente sospese le espulsioni
dei bangladesi. Ma poi doveva arrivare un decreto che riconoscesse una
protezione umanitaria ad hoc. In pratica un permesso di soggiorno speciale. Ma
non c’è stato nulla da fare. Che la bomba prima o poi scoppiasse non era
difficile da immaginare. Continua a leggere

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Regolarizzazione o morte

In Belgio,
150 immigrati senza documenti sono in sciopero della fame da quasi due mesi
scritto
per Peacereporter da Giovanni de Paola

L'interno dello stabile occupato (foto di G. de Paola)“Regularisation ou
mort!”
. È
l’estrema richiesta di 150 migranti “sans papiers”, senza documenti, che stanno
occupando lo stabile di Rue Royale n° 91 a Bruxelles. Dal primo gennaio sono in
sciopero della fame. Rue Royale è una delle vie principali della città, collega
il Palazzo di Giustizia alla chiesa in stile gotico e con portale barocco di
Sainte-Marie. I “sans papiers” – sudamericani, africani, asiatici – chiedono
qui, nel pieno centro della capitale europea, di essere regolarizzati. All’interno dello stabile c’è Elif (nome di fantasia), che
ha dodici anni ed è di famiglia turca. Elif frequenta una scuola fiamminga a
Bruxelles e vive in Belgio con i suoi cari. È lei a sostenere la responsabilità
delle interviste. I bambini, benché irregolari, vanno regolarmente a scuola.
Parlano fiammingo e francese fluentemente, contrariamente ai più anziani. Elif
dice che sua madre è qui a Rue Royale per lo sciopero della fame. Vivono qui da
più di dieci anni e non ritengono giusto essere ancora senza un documento che
gli consenta di vivere tranquilli.Dopo tutto questo tempo. Continua a leggere

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Fallisce il negoziato per proibire le cluster bomb

Fonte: PeaceReporter
Cinque giorni di
riunione ad alto livello per arrivare a un nulla di fatto sul bando delle
cluster bombs. Nessuna dichiarazione comune dei 120 paesi riuniti a Wellington
in Nuova Zelanda, per bandire le ordigni più dannosi al mondo per i civili, le
bombe a grappolo contenute in un affusto più grande che, sganciate dai
bombardieri, prima di raggiungere il terreno spargono centinaia di bombette
inesplose sul terreno, colpendo molto frequentemente agricoltori o bambini.

cluster bombIl capo negoziatore britannico John Duncan ha detto che ci
sono solo speranze che si raggiunga un accordo minimo in maggio, quando si
riuniranno anche potenze di maggior calibro. Al momento i tre maggiori
produttori di cluster, Cina rRussia e Usa, non hanno partecipato ai colloqui.
Gli incontri fanno parte di una iniziativa norvegese, denominata ‘Processo di
Oslo’, che mira a raggiungere un assenso internazionale sul nocumento di questi
ordigni soprattuto per i civili. Uno studio delle nazioni Unite ha dimostrato
come parecchie di queste bombe vadano ad esplodere in mano ai civili anche anni
dopo la fine di un conflitto; di recente sono state estensivamente usate da
Israele durante l’attacco al Libano meridionale nel 2006. solo le cluster bomb
in Libano hanno causato oltre 200 morti. Il ministro degli esteri neozelandese
che aveva convocato la conferenza ha chiuso riferendo ai delegati che “manca
ancora unnumero sufficiente di nazioni perché il nostro ‘no’ a questo tipo di
armi sia efficace”.

cluster bombDietro la proposta ci sono altri paesi non produttori e di
scarso peso diplomatico, come Norvegia, Austria, Peru Messico e Irlanda. Oltre
agli ospiti di turno. Finora 83 paesi si oppongono alla fabbricazione e suo di
cluster, ma senza i produttori e smerciatori cinesi russi e americani nessun
accordo avrebbe senso. Pechino Washington e Mosca hanno aderito all’iniziativa
di Oslo ma non hanno inviato delegati alla conferenza di Wellington. Secondo la Cluster Munition
Coalition (Coalizione anti Cluster) ombrello di 200 ong che si battono per
l’abolizione di questi ordigni, ci sono alcune nazioni che stanno giocando
sporco, come Regno Unito, Giappone, Germania e Francia, che sembrano
intenzionate a partecipare al processo di pace ma in realtà pongono
continuamente obiezioni e limiti al bando assoluto: chiedono un periodo di
transizione, sono per permettere di usarle in caso di azioni militari congiunte
con Paesi che non le proibiscono, oppure accorciando la lista dei tipi di
ordigno da proibire

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Rom: il diritto ad abitare passa anche per le microaree

plans e slums

A cura di Khaldoun ,
Fonte: Amisnet [19 Febbraio 2008]

9
camper di studenti e docenti di architettura hanno visitato i campi rom di Roma
nell’ambito del progetto “plans
& slums
“, dedicato al superamento dei campi in favore di soluzioni
rispettose dei diritti di Rom e Sinti. Dallo studio dei modelli abitativi per i
Rom basati su autocostruzione e microaree nascono idee che potrebbero aiutarci
a superare l’emergenza abitativa che coinvolge migliaia di romani. Il progetto vede la collaborazione, tra gli altri, delle
università di Stoccolma e Belgrado, oltre all’ Osservatorio Nomade, lo UN Habitat office. di seguito un estratto
del comunicato stampa:
E’
stato presentato il 12 febbraio presso la Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre,
il progetto “Plans & Slums” – Il diritto dei Rom ad abitare attraverso
l’Europa, oltre i campi nomadi e le baraccopoli illegali: un caso studio tra
Roma e Belgrado. Si tratta di un seminario internazionale itinerante a Roma, a
Belgrado e a Skopie che attraverso attività di studio, incontri con le comunità
e iniziative culturali intende affrontare la questione dei Rom in Europa, le
loro culture abitative e i modelli insediativi loro proposti in Italia. Continua a leggere

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Don Gallo nella Genova degli Invisibili

Il prete di strada
tra gli ultimi della Coscia: "La
Pira occupò le case vuote dei borghesi, e noi stiamo solo a
guardare. Prefetto, dobbiamo fare qualcosa"
  di Wanda Valli, fonte genova.repubblica.it [19.02.08]

Don Gallo nella Genova degli invisibili


Una poltrona che vorrebbe sembrare antica, in velluto
giallo, i braccioli in legno, è appoggiata al muro. A fianco, il cemento ha
chiuso il buco da dove, ogni sera, fino a venerdì, disperati dell´Est o forse
rumeni e Rom, venivano a dormire. Dentro un palazzo abbandonato di cinque piani,
senza più portone, con le finestre ridotte a buchi neri, qualcuna coperta con
grate di ferro arrugginito, qualche altra mimetizzata da persiane in legno
sghembe, sopravvissute al degrado più assoluto. Di fronte officine dove la
gente lavora. È via Balleydier, alle spalle del Wtc, uno dei simboli della
Genova che cambia, a Sampierdarena, nella zona che un tempo chiamavano la
"Coscia". Da quel buco vicino alla poltrona finto antico, è entrata
la donna che, venerdì notte, ha partorito un bimbo di nove mesi, morto. Di
stenti, comunque sia andata. Lì vicino, al Matitone, sede di uffici del Comune,
il 13 gennaio è morto un nordafricano, precipitato a terra, mentre tentava di
avvicinarsi a una condotta dell´aria per riscaldarsi. Storie di ultimi, i
prediletti di don Andrea Gallo, che esorta la città a muoversi. A salvare chi
ha meno di nulla. Continua a leggere
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UE – No alle discriminazioni contro i cittadini extracomunitari a Verona

Fonte: Ansa [ giovedì 21 febbraio 2008 ]
La Commissione
europea, in risposta a tre interrogazioni presentante da più di 30 eurodeputati
della Sinistra Arcobaleno e del Partito Democratico, ribadisce che non ci
possono essere discriminazioni contro i cittadini stranieri a Verona, Romano
d’Ezzelino(Vicenza) e Treviso. Le risposte della Commissione confermano quello
che già sapevamo – dichiarano gli europarlamentari PRC/Sinistra europea – e
cioè che il diritto europeo deve valere anche in tutta Italia e non ci possono
essere parti geografiche o politiche che non lo rispettano«. I deputati
italiani avevano chiesto alla Commissione europea di esprimersi sulla
conformità al diritto comunitario del nuovo regolamento comunale per
l’ottenimento dell’alloggio sociale a Verona, che di fatto escludeva i
cittadini comunitari ed extracomunitari dalle graduatorie. L’altro caso portato
all’attenzione dell’esecutivo europeo riguardava la nuova ordinanza circa
l’assegnazione dei bonus per l’istruzione proposte dal comune di Romano
d’Ezzelino, misura che escludeva dai benefici i cittadini non comunitari, anche
se residenti da lungo periodo, e poneva condizioni limitative per i cittadini
italiani o europei non residenti nel comune da più di tre anni. Per quel che
riguarda Treviso, riferiscono gli europarlamentari, il commissario Frattini
deplora il comportamento del consigliere della Lega Nord Bettio sottolineando
che la Commissione
»respinge e condanna la glorificazione dei regimi totalitari e tutte le
manifestazioni di razzismo e xenofobia, di qualsiasi provenienza, in quanto
incompatibili con i valori dell’Ue, primi fra tutti la democrazia, lo stato di
diritto e il rispetto e la promozione dei diritti fondamentali«. Nella sua risposta
Bruxelles ribadisce che per i cittadini non europei residenti in Italia da più
di cinque anni esistono pari diritto per l’accesso ai servizi pubblici e
all’istruzione. Per i cittadini comunitari, invece, vigono ancora condizioni
più favorevoli, che escludono ogni discriminazione basata sulla durata della
residenza.

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Un manifesto per “Treviso città aperta”

Un’iniziativa per
restituire alla città l’immagine dignitosa che merita oscurata dai politici
locali
Fonte
Meltingpot
”E’ tempo che quanti non si riconoscono
in questa pessima immagine facciano sapere, con ogni mezzo, che non condividono
affatto questa triste rappresentazione della trevigianità.”

Per sottoscrivere l’appello:
www.trevisocittaperta.net
| info@trevisocittaperta.net

bambino che disegnaL’immagine di Treviso è profondamente cambiata negli
ultimi anni: la città ospitale e gentile del passato sembra, da tempo, solo un
ricordo. Ora appare rancorosa e chiusa, al pari di altri luoghi della sua
provincia. La responsabilità di questo mutamento di percezione è innanzitutto
del ceto politico locale, che governa altresì molti centri della Marca. Un ceto
che ha preso in ostaggio il “marchio” trevigiano; così come ha fatto con le
tradizioni popolari e religiose, distorcendone, distorcendone significato e
messaggio. Un ceto che, attraverso clamorose prese di posizione, ha forgiato
all’esterno un’immagine negativa della città, e alimentato all’interno
contrapposizioni durissime con chi non si allinea o dissente politicamente. Un
ceto, non meno parte della “casta” politica di altri, che alla parola “comune”,
contrappone una visione proprietaria della città, sintetizzata da espressioni
come: i “miei” cittadini, la “mia” polizia locale. Dimentico che le istituzioni
hanno come esclusivi “proprietari” i cittadini e non viceversa. Nel mirino di
questa claustrofobica concezione del mondo sono finiti di volta in volta gli
immigrati e i loro figli, i musulmani, i preti dissenzienti, gli intellettuali,
le donne, i comitati dei cittadini, i partigiani, gli omosessuali, gli
“sbandati”; ma anche cani, alberi, panchine, lanterne, biciclette. Un
consigliere comunale trevigiano (costretto poi a ravvedersi) ha persino
invocato metodi da SS contro gli immigrati, gli stessi che con il loro lavoro contribuiscono
a tenere in piedi il sistema produttivo e badano ai nostri anziani. Continua a leggere

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La Camera rifinanzia la guerra in Afghanistan. E’ lecito il disgusto?

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prezzo di una vita

La Camera rifinanzia la guerra in Afghanistan
Sinistra Arcobaleno già divisa: Verdi e
Sd si astengono

“Nel disinteresse
generale, fra le notizie da campagna elettorale che si rincorrono sui media, la Camera ha affrontato il
voto ‘impacchettato’ sulle missioni militari italiane all’estero e il loro rifinanziamento.
Alla fine, con 340 voti a favore e 50 contrari, il decreto è passato. Con un
ordine del giorno che impegna il goervno (quale?) a considerare la proposta
dalemiana di unire la missione Isaf ed Enduring Freedom.”
di Enrico Piovesana, fonte: Peacereporter

Il rifinanziamento 2008 della missione militare italiana
in Afghanistan è stato approvato oggi pomeriggio dalla Camera dei Deputati e
ora passerà al vaglio del Senato. Hanno votato ‘sì’ alla conversione in legge
del decreto governativo 340 deputati di Partito Democratico, Radicali,
Socialisti, Italia dei Valori, Udeur, Udc, Forza Italia, Alleanza Nazionale,
Lega Nord e Destra.

Sinistra divisa sul ‘no’. Solo 50 i voti contrari: quelli
dei parlamentari di Rifondazione e Comunisti Italiani. I deputati di Sinistra
Democratica e Verdi sono invece usciti dall’aula al momento della votazione,
creando una prima divisione all’interno della neonata Sinistra Arcobaleno che
invece, nelle commissioni Difesa ed Esteri della Camera, aveva votato
compattamente ‘no’. Angelo Bonelli, Verdi, invitando a non drammatizzare le
modalità diverse di voto, spiega che “comunque il giudizio di tutti noi della
Sinistra Arcobaleno è contro la missione in Afghanistan”. Arturo Scotto,
Sinistra Democratica, durante le dichiarazioni di voto aveva detto: “Noi della
Sinistra Democratica non possiamo votare questo decreto sulle missioni
all’estero. Ciascun deputato e ciascuna deputata valuterà come esprimersi al
momento del voto”. Il leader del Pdci, Oliviero Diliberto, si limita a
parlare per il proprio partito: “Abbiamo votato risolutamente e coerentemente
contro dopo aver votato per due anni a favore per lealtà verso Prodi”.

italiani in guerra in AfghanistanMaquillage elettorale. Per distinguersi dalle destre, il Partito
Democratico ha presentato un ordine del giorno che impegna il governo (Prodi?)
a cercare “un mandato internazionale che unifichi le due missioni attualmente
in Afghanistan (Isaf a guida Nato ed Enduring freedom a guida Usa) e abbia come
obiettivo primario la protezione dei civili, con un maggior controllo
internazionale sulla pianificazione delle azioni militari”. L’odg approvato
dall’esecutivo uscente prevede anche il rilancio dell’impegno dell’Italia per
arrivare a “una conferenza di pace regionale” e il sostegno a “una strategia
politica in Afghanistan volta al coinvolgimento in un processo di
riconciliazione nazionale di tutti coloro che si mostrano disponibili ad
accettare la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”. Soddisfatto il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema,
ideatore della proposta di unificare Isaf ed Enduring Freedom (che è
esattamente quello che vuole il Pentagono): “Sono lieto che la Camera abbia approvato il
decreto che finanzia i nostri militari impegnati in missione di pace nel
mondo”. I nostri incursori e le nostre truppe impegnate a
‘pacificare’ i talebani ringraziano sentitamente.

E’ lecito il disgusto?
Editoriale di
Maso Notarianni. Direttore di
Peacereporter

italiani in guerra in Afghanistan
Non è normale utilizzare un articolo per esprimere il
proprio disgusto. Utilizzare un quotidiano per raccontare la propria amarezza e
la propria delusione. Ma in questo caso abbiamo deciso – anche noi – che si può
fare. Che cosa è successo per provocare cotanto sdegno? E’
successo che oggi in parlamento, "la Camera ha approvato il disegno di legge di
conversione del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni
urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei
processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione
delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (C3395)".
Che tradotto per i non legulei, significa che ha
rifinanziato le nostre missioni militari. Compresa quella, di guerra, in
Afghanistan. Qualcuno ha votato contro, ma adesso sono buoni tutti, visto che
non sono più in discussione le poltrone e le poltroncine e gli stipendi. La
stragrande maggioranza dei deputati ha votato a favore. Qualcuno ha visto bene
di uscire dall’aula, piuttosto che votare contro.
Ma il punto non è tanto questo, siamo abituati oramai alle
tristi vicende della politica italiana. Il punto è che la notizia, perché
indiscutibilmente di notizia si tratta, questa volta non ha avuto eco in alcun
quotidiano online. Vedremo domani la carta, ma se tanto ci dà tanto, ci
permettiamo di anticipare desolazione.
Il che tradotto in parole povere significa che
l’Afghanistan esiste solo in quanto funzionale alle vicende e alle beghe
interne di casa nostra. Se non ce ne sono, via lisci, il fatto che si rifinanzi
una missione clamorosamente di guerra non merita lo spazio che una buffonata
come la lettera di Bondi "non si accetteranno candidati con processi in
corso" o il no di Aida Yespica (chi era costei?) alla politica hanno
avuto. Il fatto che il nostro Paese continui ad essere complice (solo
complice?) di chi sta massacrando civili, di chi sta finendo di distruggere un
altro Paese non importa a nessuno. Eppure così, siamo certi, non è. Perché se
così fosse, noi non esisteremmo. E PeaceReporter non avrebbe tutte le migliaia
di lettori che ha.

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Lettera a Fidel Castro di Hebe di Bonafini

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(contiene
anche una breve biografia del frate dominicano brasiliano Frei betto)

Hebe di Bonafini, leader dell’ Associazione delle Madri di Plaza de Mayo a
Buenos Ayres, così scrive a Fidel Castro dopo l’annuncio del suo ritiro
Fonte: Adital
traduzione dallo spagnolo di Carlo Ghione

Buenos Aires, 20 febbraio 2008
"Se voi
conosceste quell’uomo, mamma
"

Ricordo
la prima volta che mio figlio mi parlò di Fidel Castro, lo fece con tanto amore
e rispetto "Se voi conosceste quell’ uomo, mamma"… Ogni tanto
ascoltavo i commenti tra i miei figli ed i loro compagni, quando leggevano tra
le altre, le informazioni sulla rivoluzione cubana. Dopo molti anni visitai
Cuba e conobbi Fidel e da quel momento fino ad ora, il mio rispetto e l’
ammirazione per quel coraggioso popolo cubano, è andato crescendo.

Hebe di Bonafini e Fidel CastroL’abbracciai
molte volte, abbraccio di gratitudine per avere liberato Cuba della feroce
dittatura di Batista e per avere resistito con valore all’ embargo dell’ impero
USA che da sempre vorrebbe distruggere la rivoluzione. Seppi
anche vedere le difficoltà, ma oggi Fidel ci dimostra la sua intelligenza,
quando ci dice che continuerà a lottare per la battaglia delle idee, scrivendo
per il mondo la sua analisi.
Grazie
Fidel per tutto. Mi piacerebbe tornare ad abbracciarti a nome di tutte le Madri
e continueremo a leggere ognuno dei tuoi scritti che ci danno conoscenza, l’ alimento
più forte per tutti quelli che credono che la rivoluzione si fa costruendola giorno
per giorno.

La
nostra solidarietà col popolo cubano e coi cinque eroi carcerati dell’impero.

Hasta La Victoria Siempre!!!
Hebe di Bonafini
Presidentessa
dell’Associazione Madri di Plaza de Mayo

sito web delle Madres

1977 – 30 aprile – 2007. 30 anni di Lotta e Resistenza

— 
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