Rom: il diritto ad abitare passa anche per le microaree

plans e slums

A cura di Khaldoun ,
Fonte: Amisnet [19 Febbraio 2008]

9
camper di studenti e docenti di architettura hanno visitato i campi rom di Roma
nell’ambito del progetto “plans
& slums
“, dedicato al superamento dei campi in favore di soluzioni
rispettose dei diritti di Rom e Sinti. Dallo studio dei modelli abitativi per i
Rom basati su autocostruzione e microaree nascono idee che potrebbero aiutarci
a superare l’emergenza abitativa che coinvolge migliaia di romani. Il progetto vede la collaborazione, tra gli altri, delle
università di Stoccolma e Belgrado, oltre all’ Osservatorio Nomade, lo UN Habitat office. di seguito un estratto
del comunicato stampa:
E’
stato presentato il 12 febbraio presso la Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre,
il progetto “Plans & Slums” – Il diritto dei Rom ad abitare attraverso
l’Europa, oltre i campi nomadi e le baraccopoli illegali: un caso studio tra
Roma e Belgrado. Si tratta di un seminario internazionale itinerante a Roma, a
Belgrado e a Skopie che attraverso attività di studio, incontri con le comunità
e iniziative culturali intende affrontare la questione dei Rom in Europa, le
loro culture abitative e i modelli insediativi loro proposti in Italia.

Il progetto è nato da Stalker Osservatorio Nomade,
una rete interdisciplinare di esperti ed artisti che lavorano sui territori in
trasformazione
’ – spiega Francesco Careri Docente di Progettazione
architettonica a Roma Tre’. – ‘Da
mercoledì 13 a
lunedì 18 febbraio studenti, ricercatori e docenti di Architettura italiane e
stranieri con 9 camper visiteranno alcuni campi di Roma, per fare attività di
studio, incontrare le comunità rom, capire quali sono le loro reali condizioni
di vita e analizzare le soluzioni possibili tra i campi nomadi e le baraccopoli
illegali
’. Si unirà alla carovana anche il camper della famiglia di
Aldo Hudorovic, Rom Calderash di cittadinanza italiana che insegna nel corso
‘Nomadismo e città’ della Facoltà di Architettura.

Saranno
4 gli aspetti principali su cui si concentrerà la ricerca: i legami affettivi e
giuridici che collegano ancora oggi i rom che vivono qui in Italia ai familiari
nei Paesi di origine, una mappatura delle relazioni che i singoli e le famiglie
sono riusciti a costruire con i territori circostanti e la città, una mappatura
degli insediamenti e dei dispositivi che controllano il campo, una rilevazione
delle case o dei container nei quali vivono con le trasformazioni che sono
state da loro stessi apportate.

Questo è un aspetto fondamentale della ricerca
Plans&Slums
– ha spiegato Careri -. Cosa c’è tra il Campo Nomade e la baraccopoli autocostruita? Noi
riteniamo importante analizzare le alternative che i Rom sono riusciti a
realizzare autonomamente. Molti di loro vorrebbero continuare a vivere in
famiglie allargate, come accadeva in Italia 50 anni fa e riescono a costruire
con i loro mezzi anche abitazioni di 100 mq. Noi vorremmo mettere a
disposizione le nostre conoscenze urbanistiche e architettoniche per offire
un’alternativa come le micro aree dove questo sarebbe possibile, e superare la
concezione del Campo Rom. Sappiamo bene che sono decisioni politiche impopolari
da prendere, ma nella scorsa ‘Conferenza europea sulla popolazione Rom’
promossa a gennaio dal Ministero degli Interni è stato detto chiaramente da
tutte le associazioni e le rappresentanze
“Uscire dai campi Rom. L’Italia è
l’unico Paese ad avere ancora i Campi Rom
”’
.

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