Le “speranze di amore” di Frei Betto.Cuba, speranza socialista

Cuba, speranza socialista
di Frei Betto*

[pubblicato
su Adital
08.02.08]
traduzione
dallo spagnolo C.Ghione

breve biografia su Frei Betto al termine dell’ articolo

 

 
in alto foto di Carlos Latuff, in basso un manifesto a l’ Havana (Cuba)
 
cuba brasile
cuba brasile
 
La fine della Guerra Fredda e la caduta del muro di
Berlino significarono, per il pianeta, l’egemonia monopolista del neoliberismo
e l’aggravamento delle disuguaglianze sociali. Oggigiorno siamo 6.6 miliardi di
abitanti nel mondo, dei quali, secondo l’ONU, 2/3 vivono sotto la soglia di
povertà, e circa 1.4 miliardi di persone vivono nella miseria, cioè, dispongono
di un’entrata inferiore ad 1dollaro al giorno, 30 dollari al mese. Di essi, 854
milioni soffrono di fame cronica. Basterebbero 500 miliardi di dollari per
ridurre drasticamente il numero di affamati nel mondo. Tuttavia si consuma
annualmente il doppio di questa  cifra in
armamenti. Si investe nella morte, e non nella vita. Questa è la logica del
sistema capitalista.
In un momento importante come questo non posso tacere una
domanda come questa: perché il socialismo che significherebbe in teoria
un’alternativa umanitaria al capitalismo, è fallito in Europa ed in Asia? Ci
sono molte ipotesi e spiegazioni. Penso che il capitalismo ebbe l’ astuzia di
privatizzare i beni materiali, cercando di socializzare i beni simbolici.
All’interno di una baracca in una favela di Rio de Janeiro una famiglia
miserabile, sprovvista dei suoi diritti basilari come alimentazione, salute ed
educazione, può sognare l’universo onirico dei teleromanzi e credere che,
attraverso la lotteria, la fortuna, la chiesa che gli promette prosperità, o
perfino la delinquenza, potrà avere accesso ai beni superflui.
 
Il socialismo commise l’errore, socializzando i beni
materiali, di privatizzare i beni simbolici, confondendo la critica costruttiva
con la controrivoluzione; limitando l’autonomia della società civile
sottomettendo al partito i sindacati ed i movimenti sociali; reprimendo la
creatività artistica per mezzo del realismo socialista; permettendo che le
sfere del potere si trasformassero in una casta di privilegiati distanti degli
aneliti popolari; cadendo nel paradosso di conquistare grandi avanzamenti nella
corsa spaziale e di non essere capace di supplire debitamente il mercato al
dettaglio di generi di prima necessità.
 
Oggigiorno rimane Cuba come esempio di paese socialista.
Tutti noi conosciamo le sfide e i problemi che questa Rivoluzione affronta alla
vigilia del suo mezzo secolo di esistenza. Sappiamo dei nefasti effetti del
criminale embargo imposto a Cuba dal 
governo degli Stati Uniti e come la Casa Bianca mantenga
ingiustamente imprigionati  cinque eroi
cubani coinvolti nella lotta antiterrorista e favorisca terroristi rinomati
come Posada Carriles.
 
Nonostante tutte le difficoltà, Cuba, in questi 49 anni di
Rivoluzione, è riuscita ad assicurare a tutta la sua popolazione i tre diritti
basilari dell’essere umano: alimentazione, salute ed educazione. E qualcosa di
più importante ancora: ha elevato considerevolmente l’autostima della
cittadinanza cubana che tanto evidentemente si esprime nelle sue vittorie nei
campi dell’arte e dello sport, così come nella solidarietà internazionale,
attraverso migliaia di professionisti cubani nel campo della salute e dell’ educazione  presenti in più di un centinaio di paesi del
mondo, generalmente in regioni inospitali segnate dalla povertà e dalla
miseria.
 
Cuba ha una responsabilità storica verso la memoria di
Martí, del Che Guevara e di tutti coloro i quali diedero la vita per la sua
indipendenza e sovranità: il socialismo cubano non ha il diritto di fallire! Se
così accadesse, non sarebbe solamente Cuba quella che, come simbolo, sparirebbe
dalla mappa, come accadde con l’Unione Sovietica. Sarebbe la conferma della
funesta previsione di Fukuyama, che "la storia è finita"; che la
speranza – una virtù teologale per noi 
cristiani – è finita; che l’utopia è morta; e che il capitalismo ha vinto,
ha vinto per  pochi – il 20 per cento
della popolazione mondiale usufruttuaria dei suoi avanzamenti – su una montagna
di cadaveri e di vittime.
 
Noi, amici della Rivoluzione cubana, non ci aspettiamo da
Cuba grandi avanzamenti tecnologici e scientifici, servizi turistici di prima
qualità, medaglie d’ oro in competizioni sportive… Speriamo molto più di
tutto quello: l’azione solidale di cui parlava Martí; la felicità di un paese
costruito sulla base di valori etici e spirituali; il principio evangelico del
condividere i beni; la creazione di un uomo edi una donna nuovi, come sognava
il Che, centrati nel possesso, non dei beni finiti, bensì dei beni infiniti,
come la generosità, il disinteresse, il cameratismo, la capacità di fare
coincidere la felicità personale coi successi comunitari.
 
In sintesi, aneliamo che a Cuba, il socialismo sia sinonimo
di amore, che significa darsi, compromesso, fiducia, altruismo, consacrazione,
fedeltà, allegria, felicità.

Perché il nome
politico dell’amore non è  altro che
socialismo.
 
frei bettoFrei Betto O.P., al secolo Carlos Alberto
Libânio Christo
(Belo Horizonte, 25 agosto 1944) è un religioso, teologo
e scrittore brasiliano. Come scrittore è stato insignito del premio Jabuti
e ha pubblicato 34 volumi. Viene considerato uno degli esponenti della Teologia della Liberazione. Frei Betto,
assieme al confratello Frei Tito, fu imprigionato e torturato nel 1969 dalla
dittatura militare brasiliana per il suo impegno politico. Politicamente si
ritiene un Socialista Cristiano ed è attivo nei programmi contro la fame nel
mondo.In Italia
Frei Betto è noto per la sua collaborazione con la rivista Nigrizia,
mensile curato dai Missionari Comboniani che tratta temi
relativi al continente africano, questioni teologiche, ma anche politiche e
sociali. [note tratte da Wikypedia]
 
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