Incontri: Bologna – Fuga dal pianeta guerra.

I rifugiati tra diritto
di asilo, confini blindati e centri di detenzione

Giovedì 7 febbraio 2008, ore 21, C.S. TPO – Bologna

Le guerre e i conflitti contemporanei visti
dalla parte dei rifugiati, degli oppositori politici e delle minoranze
perseguitate, delle vittime civili degli interventi armati mascherati da
"missioni di pace", "guerre umanitarie" e
"antiterrorismo" condotte dai governi occidentali e dai loro alleati.
La fuga e l’esodo attraverso frontiere e confini alla ricerca di asilo e
protezione. I lunghi viaggi e le rotte per la conquista di un diritto garantito
da Convenzioni e Trattati internazionali ma sempre più irraggiungibile a causa
delle politiche restrittive contro l’immigrazione "irregolare". Il
miraggio dell’arrivo in Europa, il rischio della reclusione nei centri di
detenzione amministrativa italiani, l’incertezza, la cattiva (o scarsa)
accoglienza dello stato italiano: vite e sofferenze sospese tra diritti formali,
solidarietà difficile, violazioni e procedure burocratiche, in attesa di una
legge per il diritto di asilo che cancelli la Bossi-Fini.

Partecipano: Christian Elia – Peace
Reporter //
Giorgio Palamidesi – Progetto
Emilia Romagna Terra d’asilo //
Elisabetta Ferri – Progetto Melting Pot
Europa
// Cristian Massimo – Razzismo
Stop Monfalcone (Go
) // Introduce Neva Cocchi – Associazione
Ya Basta! Bologna – Progetto Melting Pot

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TPO,
Via Casarini 17/5 Bologna [Navetta A e B, bus 35, 18, 86]

Info: 051/6493234
redazione.emiliaromagna@meltingpot.org

www.meltingpot.org 
www.myspace.com/cstpo
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America, oggi

vignetta di Mauro Biani
Vignetta dal Blog di Mauro Biani
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Padova – Autorganizzazione e solidarietà tra lavoratori migranti

Si estendono nelle
province di Verona, Vicenza e Treviso le rivendicazioni dei lavoratori
licenziati: TNT costretta al tavolo di trattativa.

A cura della Redazione Veneto
Meltingpot

migranti TNT in lottaE’
passata più di una settimana da quando il colosso TNT Global Express , sede di
Limena (Pd), ha licenziato senza minimo preavviso circa cento lavoratori, tutti
migranti
.
Ma è passata anche una settimana da quando la risposta e l’autorganizzazione
dei licenziati si è rafforzata e concretizzata attraverso il blocco totale
delle attività, la costituzione di un presidio permanente contro i
licenziamenti nella zona industriale del padovano e l’allargamento della
contestazione nelle altre sedi lavorative di Treviso, Verona e Vicenza
. In
questi giorni Melting Pot ha osservato e seguito i dibattiti e le azioni
affianco ai lavoratori licenziati, vi proponiamo un report e alcune
considerazioni a riguardo. Continua a leggere

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Fortress Europe, pubblicato il rapporto di gennaio 2008

L’osservatorio sulle
vittime dell’immigrazione
di Gabriele Del Grande, fonte: Fortress Europe

migrantiRoma. Tregua apparente. I migranti morti lungo le frontiere
dell’Unione europea nel mese di gennaio 2008 sono almeno 22, in Spagna, Sahara
occidentale, Algeria, Grecia, Italia e Turchia; 11.778 le vittime dal 1988. Un
dato in netto calo rispetto alle oltre 243 vittime censite a dicembre. Ma la
situazione alle frontiere è tutt’altro che rosea. Rivolte nei campi di detenzione
dei migranti in Francia, Grecia, Cipro e anche in Italia, dove a Cassibile sono
stati arrestati cinque richiedenti asilo per aver bloccato i cancelli del
centro in segno di protesta. Continuano i respingimenti dei profughi da Ancona
e Venezia verso Patrasso, dove la polizia greca sta deportando centinaia di
rifugiati verso la
Turchia. Un nuovo rapporto della Commissione Libe attacca le
condizioni di detenzione a Malta.
E intanto la Libia, che ha appena firmato un accordo con
Malta, dopo quello con l’Italia, annuncia l’imminente deportazione di un
milione di stranieri, tra i quali potrebbero finire anche i 600 rifugiati
eritrei detenuti da ormai due anni a Misratah. La stessa sorte toccata ad
almeno 4.000 richiedenti asilo eritrei rimpatriati dal Sudan, secondo il Sudan
Tribune. Per loro, come testimonia l’esclusivo video recentemente diffuso da
Fortress Europe
, la prospettiva è quella di anni di carcere e torture. Come
spetta ai traditori di un esercito in guerra.




Malta: il
Safi Barracks camp

    "Per
noi morire è meglio che vivere in questo Campo Il.Darfur è meglio che stare quì…"


Intervista con migranti e rifugiati che sono rimasti detenuti per uno o due
anni nel Safi Barracks camp, dopo il loro arrivo sull’ isola di Malta.
Prodotto
e diretto da Sergio Serraino. 8 minuti
[tratto da
Fortress Europe] Leggi il seguito del rapporto di Gennaio > Continua a leggere
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Brasile.Violenza in calo ma 30% di giovani ammazzati in più

Diminuiscono i morti ammazzati, ma
tra i giovani si registra una grave controtendenza
di Stella Spinelli, fonte Peacereporter

Polizia in azione in una favela di RioGli indici di
violenza registrati in Brasile nel 2006 fanno ben sperare: la tendenza al
ribasso registrata già nel 2004 si è mantenuta, anche se il tasso di omicidi
fra giovani e giovanissimi è in aumento.
Infatti, oltre al non dover
dimenticare che dietro queste percentuali al ribasso restano, comunque, 465mila morti ammazzati in dieci anni
cifra enorme, da paese in guerra – il dato che sciocca è che il numero di omicidi di ragazzi fra i 15 e
i 24 anni è in controtendenza. Fra il 1996 e il 2006 è aumentato del 31,3
percento. Da 13.186 a
17.312. Un aumento che supera la crescita demografica della popolazione
brasiliana, passata da 157 milioni a 180.
Nuove generazioni a rischio, in
un paese ancora troppo violento. Nonostante tutto
. Continua a leggere

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Ultimo stadio.Raciti e i morti del calcio tra emergenza e misteri

di Simone
Pieranni, da Il Manifesto [3
Febbraio 2008]

27 gennaio 2007, muore Ermanno Licursi. 2 febbraio 2007,
Filippo Raciti. 11 novembre 2007, Gabriele Sandri. Un dirigente ucciso per una
rissa in campo, un poliziotto negli scontri fuori dallo stadio, un ragazzo in
autogrill mentre andava alla partita. Morti di calcio, 3 negli ultimi 12 mesi,
19 negli ultimi 30 anni. E’ la storia di una emergenza che ritorna sempre. In
Italia la shock economy trova da tempo linfa ed energie: anche gli ultras sono
diventati «emergenza» e anche su di loro si attuano leggi, provvedimenti,
regolamenti e atteggiamenti, speciali. In più, in Italia, da sempre il calcio
costituisce un laboratorio sperimentale per le tecniche di controllo e
repressione: compartecipazione psichica, arresti in flagranza differita e a
breve il controllo dei cittadini attuato dagli stessi cittadini (steward).
Politiche di controllo sociale avanguardiste e anche business, naturalmente: la
sicurezza è un’industria già fiorente di suo. Sommata ai diritti tv e ai soldi
che girano nel mondo del calcio, non c’è da stupirsi: né dei morti, né
dell’incapacità, o mancanza di volontà, di affrontare il problema nella sua
generalità. I media celebrano, ricordano, sviolinano retoriche, musichette di
circostanza, ritratti tanto penosi quanto banali: poi, nei fatti, siamo ancora
in attesa di capire come sia veramente morto Filippo Raciti, così come di
sapere quali saranno i fantascientifici verdetti dei periti riguardo la morte
di Gabriele Sandri. A Catania, le versioni si sono moltiplicate: prima una
bomba carta contro l’ispettore, poi una lastra di metallo, infine una
portellata di un’auto della polizia. Poi tutto è sparito, non fa più notizia.
Non c’è neanche un’intercettazione telefonica di mezzo, sai che palle. Continua a leggere

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Chi sono i migranti sfruttati nelle cooperative? Ciclo di interviste (prima parte)

Chi sono
i migranti sfruttati nelle cooperative?
Ciclo di interviste a lavoratori che
non smettono di lottare (prima parte)
Irene,
con le mani nei rifiuti sotto il ricatto del rinnovo del permesso

fonte: meltingpot

migranti in lottaIn questi giorni, con la battaglia dei lavoratori
della FastCoop – TNT di Limena
, è tornata alla ribalta la lotta per i
diritti dei lavoratori migranti, in particolare all’interno delle cooperative.
Per questo MeltingPot Europa ha deciso di proporre una serie di interviste
realizzate con i migranti che hanno attraversato queste lotte negli ultimi
anni.
Chi sono i migranti che vengono sfruttati all’interno delle cooperative? Iniziamo questi racconti di vita con una intervista
realizzata ad una lavoratrice, Irene, impiegata all’Ideal Service, cooperativa
operante nel settore dello smaltimento rifiuti in Veneto e in Friuli che nel
2005 iniziò una serie di politiche discriminatorie nei confronti dei lavoratori
stranieri.
Alcune di queste lavoratrici della sede di Rive D’Arcano, grazie all’appoggio
del sindacato ADL Cobas e con una dura battaglia fatta di blocchi e proteste,
riuscirono ad ottenere una grande vittoria nei confronti della
cooperativa
.

Vedi anche:
Padova – Autorganizzazione e solidarietà tra
lavoratori migranti

Migranti – Nuove forme di
sfruttamento e nuove modalità di lotta

Intervista a Sandro Chignola (docente alla facoltà di Lettere e Filosofia
presso l’Università di Padova)
Padova – Serrata del
colosso TNT. Cento lavoratori licenziati, quasi tutti migranti

Iniziamo
quindi le nostre interviste con Irene,
una ragazza Nigeriana di 38 anni. Continua a leggere

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Afghanistan, Italiani all’attacco: ‘vittime civili’ / Aggiornamento

Fonte: Peacereporter

Le accuse del sottosegretario
Forcieri a PeaceReporter: ‘Si vogliono condizionare i lavori
del Parlamento’

La
risposta alle accuse del sottosegretario alla difesa. Editoriale di Maso
Notarianni, direttore di Peacereporter: “Caro onorevole Forcieri, facciamo
solo il nostro mestiere”
>> Continua a leggere
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Afghanistan, Italiani all’attacco: ‘vittime civili’

Lo sostiene il governatore di Farah. Nel raid Nato con soldati
italiani, secondo la fonte, uccisi donne e bambini 
di Enrico Piovesana, fonte:
Peacereporter

Il governatore della provincia occidentale di Farah,
Ghulam Mohaidun Balouch, ha dichiarato questa mattina all’agenzia France Press  che “truppe Nato italiane” hanno preso
parte all’attacco avvenuto la scorsa notte nel distretto di Bakwa contro un
abitazione nella quale si trovavano alcuni talebani, tra cui un loro comandante
locale, il mullah Abdul Manan.  Secondo il governatore, le vittime del raid, condotto con il supporto aereo
dell’aviazione alleata, sono otto talebani e almeno due civili: una donna e un
bambino, moglie e figlio di uno dei guerriglieri. Ma il governatore del
distretto di Bakwa, Khan Agha, sostiene che le vittime civili dell’attacco italiano
sono di più: “Nell’operazione – ha dichiarato – sono state uccise nove persone,
tra cui due donne e due bambini. Mullah Manan non è tra le vittime”. Secondo
Khialbaz Sherzai, comandante provinciale della polizia, “nel raid sono stati
uccisi sette civili, tutti membri di una stessa famiglia, tra cui una donna e
due bambini”. Continua a leggere

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Bahia: Blocco carnevalesco antirazzista

Salvador. Bloco afro-brasiliano
ricorda i 120 anni dalla fine della schiavitù in Brasile
. Di Hugo Costa – Agencia
Brasil
(traduzione
dal portoghese di Matteo Ghione)


[E’ probabile che non tutti sappiano
cosa sono i “Blocos” carnevaleschi brasiliani. Approfitto di wikypedia
traendone una breve descrizione che troverete in fondo all’ articolo] 
 

Jane SalesSalvador Bahia. Il bloco Malê Debalê racconta a
partire da oggi, primo giorno del carnevale della capitale baiana, la saga
della vita dei neri brasiliani a ormai più di un secolo dall’ abolizione della
schiavitù. Con il tema “Áurea, 120 anos. E nós?” (ndt. Aurea, 120 anni.
E noi?), in più di 4000 scenderanno per le strade per mettere al centro dei
temi sociali, attraverso il mezzo artistico, la situazione odierna degli
afro-discendenti (ndt. Bahia è a tutt’oggi la città più “nera” del Brasile. La
“Legge Aurea”, nel 1888, abolì la schiavitù). Jane Sales (nella foto) è
una componente del Bloco da sette anni ed ha approvato la scelta tematica
proposta per quest’ anno. Nella sua opinione, la fine della schiavitù non
rispose alle condizioni di uguaglianza e non diede i frutti tanto attesi dalla
popolazione nera. “Dopo 120 anni, vorremmo sapere cosa è cambiato in
relazione al razzismo ed al pregiudizio. C’è questa domanda nel tema. Nella mia
concezione delle cose non è cambiato niente. Continuano ad esistere il
Razzismo, il pregiudizio e la mancanza di rispetto per le donne nere”.

Sales, che danza e collabora alla confezione dei costumi del Malê Debalê,
racconta di essere stata vittima di pregiudizio in diverse situazioni e critica
il tentativo di ignorare il fenomeno razzismo.
“La gente cerca
sempre di far finta di niente. Ma nulla è cambiato. Tu puoi anche aver
studiato, ma un bianco certamente avrà la preferenza. Io ci sono già passata.
Mi è già successo di entrare in un negozio per comprare un profumo e percepire
sguardi differenti e le persone di pelle chiara ricevere più attenzioni”
. Continua a leggere

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