Chi sono i migranti sfruttati nelle cooperative? Ciclo di interviste (prima parte)

Chi sono
i migranti sfruttati nelle cooperative?
Ciclo di interviste a lavoratori che
non smettono di lottare (prima parte)
Irene,
con le mani nei rifiuti sotto il ricatto del rinnovo del permesso

fonte: meltingpot

migranti in lottaIn questi giorni, con la battaglia dei lavoratori
della FastCoop – TNT di Limena
, è tornata alla ribalta la lotta per i
diritti dei lavoratori migranti, in particolare all’interno delle cooperative.
Per questo MeltingPot Europa ha deciso di proporre una serie di interviste
realizzate con i migranti che hanno attraversato queste lotte negli ultimi
anni.
Chi sono i migranti che vengono sfruttati all’interno delle cooperative? Iniziamo questi racconti di vita con una intervista
realizzata ad una lavoratrice, Irene, impiegata all’Ideal Service, cooperativa
operante nel settore dello smaltimento rifiuti in Veneto e in Friuli che nel
2005 iniziò una serie di politiche discriminatorie nei confronti dei lavoratori
stranieri.
Alcune di queste lavoratrici della sede di Rive D’Arcano, grazie all’appoggio
del sindacato ADL Cobas e con una dura battaglia fatta di blocchi e proteste,
riuscirono ad ottenere una grande vittoria nei confronti della
cooperativa
.

Vedi anche:
Padova – Autorganizzazione e solidarietà tra
lavoratori migranti

Migranti – Nuove forme di
sfruttamento e nuove modalità di lotta

Intervista a Sandro Chignola (docente alla facoltà di Lettere e Filosofia
presso l’Università di Padova)
Padova – Serrata del
colosso TNT. Cento lavoratori licenziati, quasi tutti migranti

Iniziamo
quindi le nostre interviste con Irene,
una ragazza Nigeriana di 38 anni.

Cosa
facevi in Nigeria prima di venire qua?

Prima facevo la sarta.

Ti piaceva fare la sarta?
Si, si, quello era il mio lavoro al paese.

Qui non sei riuscita a trovare lo
stesso lavoro?

No.

E come mai hai deciso di partire,
cosa ti ha spinto?

Ho deciso di partire per aiutare la mia famiglia, mia madre ha molti figli e mio
padre è morto.

Ma oltre ai tuoi genitori, in
Nigeria eri fidanzata, sposata, avevi dei bambini?

Si.

Hai bambini in Nigeria?
Si uno.

Quanti anni ha?
14.

Quando eri in Nigeria avevi già
contatti qui?

No, no.

Sei venuta direttamente in Italia?

Ho dovuto girare quasi tutto il paese prima di arrivare qua.

Quale e’ stato il tuo viaggio per
arrivare in Italia, vale a dire tutti i percorsi prima di arrivare in Italia?

Dalla Nigeria sono andata in Bulgaria, dalla Bulgaria sono poi andata in Russia
e dalla Russia sono tornata in Bulgaria; da là alla Grecia e dalla Grecia
all’Italia.

Come mai la tua prima tappa è
stata la Bulgaria?

Perché ho fatto il biglietto d’aereo per lì. Sono stata in Bulgaria solo per il
transito, senza lavoro, solo per partire.

A parte il viaggio in aereo fino
alla Bulgaria, poi come ti sei mossa?

All’inizio con il visto, poi in Italia dalla Grecia a qui sono entrata senza
visto, era l’unico modo per entrare.

Sei più tornata in Nigeria?
Sono tornata già due volte laggiù.

Dopo che hai lasciato la Nigeria hai cominciato a
viaggiare, come è stato l’impatto, come ti sei sentita?

Stavo male: niente soldi, sempre spaventata da molte cose, senza nessuna garanzia,
sul filo del rasoio, all’erta…

Quando sei partita dalla Nigeria e
sei arrivata in Europa, quale è stata la grande differenza che ti ha colpito?

Ci sono tante differenze, anche in Africa la vita è dura, ci sono tanti poveri,
il governo si mangia i soldi, non gli frega niente dei poveri. Quando uno
arriva qua trova tante differenze, anche perché se giù si stesse bene nessuno
scapperebbe.

Quando sei partita dalla Nigeria,
sapevi già dove andare?

Sono partita così, poi dove sarei arrivata avrei deciso se il posto era buono
per restare o se dovevo partire ancora.

Non era la tua meta l’Italia?
No, no.

Da quanto tempo sei in giro?
In Italia sono dal 95, tanto.

Hai voglia di tornare in Nigeria a
vivere?

Sì però non ora, dopo sì ma non ora, però sono già stata due volte al mio
paese.

Però in dieci anni sei tornata
solo due volte?

Si, ci sono problemi anche di documenti, non è facile essere stranieri qui in
Italia, è un po’ brutto.

Quindi è un problema di documenti?

Sai quando uno entra, non può prendersi il documento subito, per legge ti danno
il documento solo dopo che hai trovato lavoro, ma finora ci sono tanti che non
lo hanno ancora avuto.(in realtà Irene si riferisce alla sanatoria del 1998)

Secondo te l’essere anche donna,
oltre che migrante, peggiora ulteriormente la situazione?

No, è duro sia per chi è uomo che per chi è donna, è uguale.

Una volta che sei arrivata in
Italia senza permesso, cosa hai fatto: avevi contatti, avevi appoggi qui?

Già prima di arrivare e poi quando sono arrivata qua facevo un lavoro brutto ma
da anni non lo faccio più e poi quando sono arrivati un po’ di soldi ho smesso
per cercare lavoro.

E dove hai vissuto qua in Italia?
Prima ho abitato a Novara, poi a Livorno e infine qua a Udine.

E riuscivi, bene o male, ad
ottenere dei contratti di lavoro?

Prima ho fatto le pulizie, poi ho smesso e sono venuta qua a Udine, e ho
trovato questo posto all’Ideal Service, prima con l’agenzia, poi mi hanno dato
il tempo indeterminato.

Tu sei una di quelle che sono
passate dal tempo pieno al part-time?

Si, ma ora io torno al tempo pieno mentre le altre sono stufe di questi casini.

Come avete fatto a entrare in
contatto con Celeste e gli altri attivisti dell’Associazione Difesa Lavoratori?

Un’amica che andava al lavoro a Godega ci ha detto che lì l’Ideal Service aveva
già fatto la stessa cosa con loro e ci siamo fatti dare il numero di telefono
per chiamarli per farci aiutare: così ha avuto inizio questa battaglia.

Tu come l’hai vissuta questa
lotta, solo per te oppure, più in generale, come una battaglia per tutti?

L’ho vista come una battaglia di civiltà generale. Anche una mia amica ed altri
sono passati con l’ADL uscendo dalla CGIL perché hanno sentito dlla lotta che
loro hanno fatto per noi e con noi.
§
E queste forme di lotta vi sono
sembrate giuste?

Se noi non avessimo fatto così non avremmo ottenuto niente, nemmeno l’assegno
che adesso ci vogliono dare e poi se non l’avessimo fatto, loro ci avrebbero
mandato via senza che la gente sapesse niente di quello che è successo, che
stavamo lottando non solo per il nostro contratto, ma per dei diritti umani,
diritti di tutti.

Quando tu sei arrivata
all’Idealservice ti sei iscritta a qualche sindacato?

No, io mi sono iscritta solo all’ADL. Sono venuti quelli della CGIL, ma una mia
amica mi ha detto di stare attenti che loro non erano buoni, loro sono venuti e
hanno detto che se avessi avuto problemi di lavoro loro mi avrebbero aiutata,
per questo tanti sono entrati da loro, invece ora loro ci hanno rovinato: è la CGIL ha messo noi in questa
situazione.

Tu vivi nella zona vicina al posto
di lavoro?

No, da Udine a dove lavoro sono 30 minuti da casa mia.

Quindi devi pagarti il trasporto?
Sì.

Ci spieghi la tua giornata di
lavoro all’Ideal Service?

Sto al nastro, ma magari devi fare più cose, questa, questa, quell’altra.
Selezioniamo dal rullo i differenti materiali che scorrono: carta, plastica, a
seconda della posizione che occupiamo rispetto al rullo e facciamo questo tutto
il giorno, con i guanti alle mani.

Voi che turni fate?
Facciamo turni di quattro ore ma passerò al tempo pieno di otto ore.

Quanti anni sono che lavori
all’Idealservice?

Due anni e sette mesi.

In questo tempo il tipo di lavoro
è cambiato in qualche modo, hanno introdotto innovazioni? E’ migliorato?

Non lo so se si può dire che è migliorato, la macchina nuova è sempre rotta, e
cambiano il lavoro che devi fare ogni giorno, oggi sei qui, domani lì.

Quindi non hai una cosa da fare e
ogni giorno fai quella?

No, cambiano sempre, oggi sei qui, domani sei lì.

E in questi turni puoi fare pausa?

No, solo per andare in bagno. Quattro ore, poi vai in bagno.

Quattro ore di fila senza pausa?
Qualche volta anche per andare in bagno ci sono problemi, devi gridare dieci
volte per farti ascoltare.

E i capireparto come sono?
Da quando abbiamo iniziato questa battaglia hanno paura, prima quando andavi al
lavoro era come andare in guerra: gridavano, mettevano troppa roba sul nastro e
non riuscivi a fare tutto, ma ora è cambiato. Ora sono calmi.

E i capireparto, sono tutti
italiani?

Sì sono tutti italiani.

E con gli altri operai italiani
come si comportano?

Gli operai italiani hanno paura, quando gli dicono qualcosa stanno zitti: anche
se, ad esempio, gli dicono che devono finire più tardi stanno zitti.

Non avete avuto solidarietà dagli
altri operai italiani, non vi hanno appoggiato in questa lotta?

No, no solo noi abbiamo portato avanti questa lotta, anzi loro sono rimasti al
tempo pieno.

Come è lavorare con i rifiuti? Come
ti senti se pensi che sei scappata dalla Nigeria per trovare qualcosa di meglio
e sei finita a lavorare con i rifiuti?

(ride) La prima volta, il primo giorno all’Idealservice, quando sono tornata
casa, non riuscivo a mangiare, mi veniva da vomitare. Noi facciamo ridere anche
quelli del nostro paese dicendo che lavoriamo con l’immondizia. Lo facciamo
perché siamo stranieri, se fossi stata al mio paese non avrei mai fatto questo
lavoro. Noi non siamo a casa e dobbiamo vivere e facciamo qualsiasi cosa come
lavoro.

Quindi i primi giorni non riuscivi
nemmeno a mangiare?

Era troppo brutto, tutta quella merda che vedevi passare, poi anche quando
arrivavo a casa mi veniva da vomitare e allora prendevo del whisky così non mi
veniva più da vomitare. La prima volta volevo scappare e mi sono detta come si
fa? Poi mi sono abituata.

In quanto tempo ti sei abituata?
Diciamo una settimana.

Hai mai provato a cercare da
un’altra parte?

Quando ero a tempo pieno no.

E quando sei passata al part-time?

Avevo il permesso in rinnovo, altrimenti oggi forse non sarei stata più qui.
Guadagno 350- 400€ come si fa ad andare avanti così, io ho anche comprato la
casa e ho la macchina e devo pagare l’assicurazione, è difficile vivere con quei
soldi.

Ti sei comprata la casa qui?
Sì.

E adesso con chi vivi qui in
Italia?

Io vivo con mio fratello.

E anche lui lavora qui in Italia?
Si, lavora.

E per andare a lavorare come ti
muovi, in macchina?

Si, anche perché andare lì dove lavoro ci si può andare solo in macchina. Dove
arriva la corriera serve almeno il motorino o la bicicletta. Ci mettiamo
d’accordo con le altre e veniamo insieme in macchina.

Tu conosci sulla tua pelle la
legge Bossi-Fini, quale è il tuo giudizio, la tua esperienza con questa legge
ora e la Turco-Napolitano
prima?

E’ molto brutta, soprattutto ora che c’è poco lavoro in giro, prima quando
l’agenzia ti chiamava per un lavoro potevi decidere cosa fare, invece ora con
questa nuova legge è diverso.

Quando hai iniziato questa
vertenza non avevi paura che a causa di questa legge potesse succederti
qualcosa?

No, non ho avuto paura, dopo che ci hanno fatto passare dal tempo pieno al
part-time, non potevamo avere paura.

E secondo te perché gli italiani,
che non rischierebbero niente, hanno paura?

Non so (ride).

Conosci i CPT, i centri di
permanenza temporanea, come quello che stanno costruendo a Gradisca?

Sì, sono stata anche alla manifestazione.

Come ti è sembrata la
manifestazione?

Buona, perché la polizia ti prende e ti mette lì e da lì poi ti mandano al
paese.

Conosci qualcuno che è finito in un
CPT?

Conosco tante persone che sono finite nei CPT, in altre città però, ad esempio
uno che conosco è stato fermato a Roma, poi lo hanno portato a Bari e dopo al
suo paese d’origine.

E quando eri “irregolare” come ti
muovevi sul territorio italiano? Avevi paura della polizia?


Eh un pochino sì, sai non hai i documenti e loro ti possono portare in questura
e darti il foglio di via e se sei fortunato ti rilasciano, ma chi non è
fortunato viene riportato al proprio paese.

Tu devi rinnovare il permesso ogni
anno?

Sì, io ogni anno. Ho chiesto la carta di soggiorno ma non l’ho ancora avuta
perché ho avuto una volta un foglio di via.

Come è il rapporto con la
questura, come ti trattano?

Devi solo restare in fila, poi gli dai la ricevuta e se il permesso di soggiorno
non è ancora pronto magari ti fanno tornare dopo un mese. Anche a Milano, ho
visto in televisione, hanno detto che ci vuole più di un anno per rinnovare il
permesso. Uno con la ricevuta non può fare niente qui, non è come negli altri
paesi, qui con la legge Bossi- Fini è diverso, dovrebbe cambiare, siamo Europa
ormai.

 

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