Asamoah “negro maiale”

Il portiere razzista per troppo dolore
di M. Al. – Berlino

Gerald Asamoah«Negro maiale». Due parole, che sono
costate care al portiere del Borussia Dortmund, squadra tedesca di
prima divisione. Per averle pronunciate durante il «derby della Ruhr»
con lo Schalke 04 di sabato scorso, Roman Weidenfeller è stato
condannato ieri dalla giustizia sportiva della Lega calcio tedesca
(Dfb) a tre turni di squalifica e al pagamento di una multa di 10mila
euro. L'offesa Weidenfeller l'aveva rivolta a Gerald Asamoah,
attaccante dello Schalke 04 e osannato – neonazisti a parte – giocatore
della nazionale tedesca semifinalista nel campionato del mondo della
scorsa estate. «Un'affermazione umiliante e diffamatoria», l'hanno
definita i giudici sportivi. Che però si sono ben guardati dal punire
il Borussia con una riduzione dei punti sin qui conquistati, come
prevedrebbero in questi casi sia il regolamento della Dfb che le nuove
disposizioni della Fifa. Continua a leggere
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Intervista a Ken Loach

Ken Loach:

"Racconto l'immigrazione ma attraverso lo sguardo dei padroni"

Il regista inglese parla di "In questo mondo
libero…"
, che darà presentato in concorso a Venezia. Per la prima volta, in un suo film, il mondo del lavoro è
visto dalla parte di una "padroncina"
Intervista di Maria Pia Fusco su Repubblica.it

It's a free world (Ken Loach)Roma – L'ultima sfida di Ken Loach si chiama In questo
mondo libero…
Il tema è ancora quello dell'immigrazione, ma a differenza di
Bread and roses in cui il punto di vista era quello dei messicani a Los Angeles
o Un bacio appassionato sull'ultima generazione dei pakistani in Inghilterra,
stavolta, per la prima volta, il racconto è dalla parte degli sfruttatori, dei
"cattivi". Il film, sceneggiato come di consueto da Paul Laverty, è
in concorso a Venezia e sarà distribuito in Italia dalla Bim.
"Negli anni Novanta è cominciata la crisi della
sicurezza nel lavoro, si sono diffuse le agenzie di occupazione temporanea che
usano sempre più lavoratori stranieri. E nell'indifferenza generale lo
sfruttamento degli immigrati in Inghilterra è uno scandalo. Nel film ci sono le
motivazioni che spingono uomini e donne a venire qui in cerca di lavoro, ma la
protagonista è Angie, colei che li sfrutta", dice il regista. Continua a leggere

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23.08.1927 “Nik” & “Bart”

SACCO E VANZETTI
   Per non dimenticare… 

Here's to you Nicola and Bart

Rest forever here in our hearts

The last and final moment is yours

That agony is your triumph!

 

Sacco e Vanzetti

Esattamente ottanta anni fa, il 23 agosto 1927, a Dedham,
Massachusetts – USA, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, migranti italiani e
attivisti anarchici venivano giustiziati, innocenti, sulla sedia elettrica.

http://www.youtube.com/watch?v=DrxqJyL9fG4
Approfondisci e trova link sulla storia di “Nik” & “Bart” su wikipedia
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Clandestino “nuova razza”?

Il
"clandestino". L’invenzione di una nuova "razza"?

di Elisabetta Ferri, redazione
Progetto Melting Pot

clandestino nuova razza? foto di Simone ManzoUn’altra estate di sbarchi e di tragedie nel Canale di
Sicilia. Una strage annunciata fin dall’ingresso dell’Italia nell’area Schengen
con il naufragio e le 283 vittime della tragedia di Porto Palo.
Sebbene gli sbarchi, giova ricordarlo, non siano il
principale canale di ingresso di migranti in Italia, la stampa dedica sempre
molta attenzione alla cosiddetta invasione delle coste italiane.
Il linguaggio dei media mainstream, della televisione
soprattutto, è pervaso ormai da un cliché, che, se spicca per la monotonia,
merita però una riflessione più attenta, poiché sembra il sintomo di un
cambiamento culturale che sta avvenendo nel nostro paese, o che si vuole
provocare: la nascita di una nuova razza, il clandestino.
La ripetizione spinge a porsi un interrogativo: quale
strategia si cela dietro questa retorica? Continua a leggere

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Gli «uomini tonno»

Storie migranti Gli «uomini tonno» e la madre illegale. Destini mediatici
«Abbiamo cantato per restare in vita»
Per 3 giorni rimasero aggrappati a una
gabbia per tonni nel Mediterraneo. Ora raccontano la loro vita in
Italia e ricordano quelle ore: «Volevamo farla finita»
Nicola Angrisano*

tonnara migrante«Quando abbiamo cominciato a urlare, perché
non riuscivamo più a stare aggrappati alle reti, il peschereccio ha
dato corda per potersi allontanare… non volevano sentirci gridare, ma
neanche ci hanno fatto salire a bordo!». Il racconto di Justice è di
nuovo lì, ancorato a quei tre giorni di maggio appesi alle reti dei
tonni. Ventisette uomini abbandonati in mezzo al Mediterraneo, mentre
la burocrazia internazionale litigava su quale paese dovesse prendersi
l'onere del salvataggio, se Malta o la Libia. Immagini di un dramma
spettacolare che hanno fatto il giro del mondo, parlando anche a nome
delle tantissime tragedie silenziose che si consumano di continuo lungo
le rotte del mare proibito. Continua a leggere
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Video sul caso Richarlyson

http://www.youtube.com/watch?v=uZYTTlAMQyQ

L' omofobico giudice Maximiano Junqueira Filho avrà 15 giorni di tempo per presentare la sua difesa presso l' Organo Speciale del Tribunale di Giustizia di Sao Paulo, composto da 25 magistrati, che hanno aperto una inchiesta per valutarne la condotta. Il giudice Junqueira rischia di perdere l' incarico. Intanto diverse organizzazioni per i diritti degli omosessuali hanno presentato denuncia contro il giudice stesso. Molte le reazioni di sdegno anche in campo politico e nella società civile brasiliana.

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Calcio Brasil. No ai gay

Sentenza-choc – Un
giudice brasiliano ha stabilito che gli omosessuali non devono giocare nel
calcio professionistico, bensì fondare una federazione parallela.

Richarlyson Barbosa FelisbinoLa sentenza del giudice di San Paolo, Manoel Maximiano Junqueira, ha scatenato
polemiche e fatto scattare una querela, per "omofobia", contro il
magistrato.Gioco maschio – Junqueira ha archiviato d'ufficio la denuncia di discriminazione
presentata dal centrocampista del São Paulo, Richarlyson Barbosa Felisbino. In un programma tv un dirigente
dell'altra squadra di spicco di San Paolo, il Palmeiras, aveva sostenuto che
Richarlyson fosse gay. Nelle quattro pagine della sentenza il giudice spiega
che "il calcio è un gioco virile, da macho, non per omosessuali". (…) 

fonte: www.skylife.it

Richarlyson, un gol
all'omofobia

di Matteo Patrono – Il Manifesto

Il calciatore del San Paolo va in tv e attacca il grande
tabù del calcio. «Non sono gay ma se anche lo fossi non sarebbe un problema. Conta
solo giocar bene»

«Quella sentenza manca di rispetto non
solo a me ma a tutto il Brasile. Mio padre quando giocava è stato discriminato
per il colore della pelle, per lui non cambierebbe niente se io fossi gay. Ma
non lo sono e voglio essere giudicato solo per quello che faccio sul campo di
gioco non per le invenzioni di qualcuno»

«Per i brasiliani – scrive il magistrato in
quattro paginette allucinanti – è impossibile pensare che fuoriclasse del
passato come Pelè fossero gay. Se un omosessuale vuole giocare a pallone, può
farlo ma solo con i suoi simili, mettendo in piedi un'altra Federazione. Ognuno
deve stare al suo posto, ogni scimmia sul suo ramo, ogni gallo nel suo
pollaio».
Continua a leggere

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L’ Aliena

L' aliena - foto Il manifesto

Elvira Arellano ha perso la sua battaglia.
Immigrata clandestina per gli Stati uniti, la donna è stata arrestata e
rimpatriata in Messico. Da un anno viveva in una chiesa metodista di Chicago,
dove si era rifugiata per protesta, ed era diventata un'icona per 12 milioni di
«indocumentados». Suo figlio Saul,
otto anni, cittadino americano, aveva fatto una commovente apparizione al
parlamento del Messico. Ma essere straniera è più di essere madre, il suolo più
forte del sangue (…)
dalla prima pagina del manifesto di oggi Continua a leggere

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Usa: espulsa Elvira Arellano

Elvira Arellano

Elvira Arellano, messicana, aveva ricevuto il primo ordine di rimpatrio
nel 1997. Viveva con il figlio a Chicago: è uscita per lottare per la sua causa
ed è stata fermata. Il reverendo che le aveva dato asilo: "E' già stata
portata a Tijuana. Continuerà a combattere". fonte: Repubblica.it 

Los Angeles – Un anno nascosta in una chiesa di Chicago,
per non dover tornare in Messico e separarsi dal figlioletto. Elvira Arellano,
immigrata clandestina, questo weekend è uscita dal suo rifugio per la prima
volta per combattere per i diritti dei clandestini: è stata arrestata e, pare,
già rimpatriata. Continua a leggere

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Sulle tombe solo numeri

Né granito, né fiori per i migranti morti

di Giuliano Battiston

In un libro-reportage titolato «Mamadou va a
morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo
» Gabriele Del Grande
segue le rotte degli esili forzati
Nel cimitero di El Ayun, la capitale del
Sahara occidentale, «le tombe dei clandestini si riconoscono perché non
hanno lapidi, non hanno nomi, né versetti di Dio»
. Nel cimitero di Hay
Laaouina, nella città tunisina di Sousse, «le tombe dei naufraghi non
hanno nomi, ma numeri»
. Continua a leggere
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