L’ Aliena

L' aliena - foto Il manifesto

Elvira Arellano ha perso la sua battaglia.
Immigrata clandestina per gli Stati uniti, la donna è stata arrestata e
rimpatriata in Messico. Da un anno viveva in una chiesa metodista di Chicago,
dove si era rifugiata per protesta, ed era diventata un'icona per 12 milioni di
«indocumentados». Suo figlio Saul,
otto anni, cittadino americano, aveva fatto una commovente apparizione al
parlamento del Messico. Ma essere straniera è più di essere madre, il suolo più
forte del sangue (…)
dalla prima pagina del manifesto di oggi

Espulsa Elvira. L'icona degli immigrati Usa
 
Bella, battagliera, illegale negli Stati
uniti dal '97 e madre di Saul, 8 anni, americano. Elvira Arellano ieri
è stata rimpatriata in Messico. Per un anno si era rifugiata in una
chiesa. Rivitalizzando il «Movimento dei Santuari»
Andrea Rocco

Il luogo non poteva essere più carico di
simboli. Elvira Arellano, 32 anni, messicana di San Miguel Curahuango,
Stato di Michoacán, attivista del movimento degli immigranti illegali,
è stata arrestata la mattina di domenica a downtown Los Angeles, a
pochi passi dalla chiesa di Nuestra Senora la Reina de Los Angeles, che
sorge sul luogo della Missione francescana intorno alla quale si
sviluppò il primo nucleo della metropoli californiana. Una chiesa che
ha una lunga storia come «santuario» per immigranti illegali, profughi
e rifugiati politici, nella quale Elvira era arrivata qualche giorno fa
dopo aver lasciato, per la prima volta in un anno, il suo rifugio di
Chicago, la Adalberto United Methodist Church. La Arellano è stata
immediatamente trasferita a Santa Ana, in Orange County, in un centro
di detenzione della Ice (Immigration and Custom Enforcement, la polizia
di frontiera) e poi condotta 160 chilometri più a sud, al posto di
confine di San Ysidro, tra San Diego e Tijuana, dove alle 10 di sera è
stata presa in consegna dalle autorità messicane.
Ma non sarà una
deportazione come tante altre, come le centinaia che avvengono in
questi giorni, soprattutto a partire da giugno e dal fallimento del
Congresso a maggioranza democratica di passare una nuova legge
sull'immigrazione. Elvira è infatti diventata un'icona della battaglia
per la legalizzazione degli «indocumentados», gli immigranti illegali
che sono ormai oltre 12 milioni in tutti gli Stati Uniti. Giovane,
combattiva e di «bella presenza», una vaga somiglianza alla diva pop e
attrice Jennifer Lopez, Elvira è diventata «il volto» degli immigrati
illegali. La sua storia è quella di centinaia di migliaia di altri:
arrivata illegalmente nel 1997 viene immediatamente scoperta e
deportata. Rientra nel giro di pochi giorni e per 3 anni vive in
Oregon, dove nel 1999 dà alla luce un bambino, Saul. Nel 2000 va a
Chicago e lavora come donna delle pulizie all'aeroporto della metropoli
dell'Illinois, ma a seguito dell'intensificazione dei controlli dopo
l'11 settembre 2001 viene scoperta, condannata a 3 anni con la
condizionale. Il 15 agosto del 2006 dovrebbe presentarsi alle autorità
del servizio immigrazione. Non lo fa e molto pubblicamente si rifugia
nella chiesa Adalberto United Methodist. Da allora è stata al centro
delle polemiche e non solo di quelle ovvie della destra repubblicana
contro gli immigrati illegali. La Arellano e i suoi sostenitori hanno
rivisitato e rivitalizzato il movimento detto «dei Santuari» che negli
anni '80 aveva creato isole protette per il rifugio e la sopravvivenza
di immigrati in fuga dalle guerre civili, soprattutto quelle in El
Salvador e Guatemala. Erano diventate santuari università, sinagoghe e
molte chiese, soprattutto cattoliche. Anzi, si può dire che una Chiesa
cattolica già sotto la pressione «concorrenziale» delle nuove sette e
religioni evangeliche e dei Testimoni di Geova aveva trovato nella
difesa degli immigrati Centroamericani una sua identità forte e una sua
ragione di agire (tutto questo prima che la tempesta delle cause contro
i preti pedofili riducesse quasi al silenzio molte diocesi
statunitensi). Il «Sanctuary Movement» aveva caratteristiche di
disobbedienza civile e aveva coinvolto numerose amministrazioni
comunali, anche importanti, come quella di Los Angeles, nella politica
di «ignorare» le norme che richiedevano la verifica dello «status»
degli immigrati prima di fornir loro servizi sociali. Poi era sfiorito
progressivamente con il venir meno dei focolai di guerra
centroamericana e con il diventare più di massa e «mainstream» il
movimento a favore degli immigrati culminato nelle enormi
manifestazioni di piazza (oltre 1 milione a Los Angeles il 1 maggio),
gli scioperi studenteschi e le astensioni dal lavoro dei latinos della
primavera 2006. Ma la radicalizzazione dello scontro imposta non solo
da frange folcloristiche e pericolose come i Minutemen, gruppi di
pattugliamento delle frontiere e di attacco fisico contro gli
immigrati, ma da vasti settori della destra repubblicana (e dalla
timidezza dei democratici) e la sostanziale sconfitta a livello
legislativo di qualsiasi ragionevole proposta di sanatoria hanno
riportato alla ribalta, almeno in una parte del movimento pro-illegali,
le forme di lotta e di organizzazione che privilegiano la disobbedienza
civile e il confronto duro con le autorità federali. Così come ha
rivitalizzato la partecipazione e l'attivismo di una parte consistente
del mondo religioso. Il «New Sanctuary Movement» (NSM) attivo ormai a
livello nazionale, ha preso le mosse da una dichiarazione del Cardinale
di Los Angeles Roger Mahony nel 2006, che invitava i suoi preti a non
obbedire alla legge federale (la HR 4437) che considera un reato
fornire aiuto umanitario a una persona senza aver prima verificato il
suo status di immigrato. Da qui è stata una reazione a catena con la
United Church of Christ (1.2 milioni di fedeli) che ha deciso di
sostenere il NSM e con la United Methodist Church (8 milioni) che pur
non adottando quella dei santuari come sua politica ufficiale la
raccomanda come opzione necessaria per le chiese in molte situazioni.
Per le chiese si tratta di praticare la cosiddetta «ospitalità
profetica», obbedendo a quello che per ben 103 volte nelle Sacre
Scritture viene definito come il «Dio degli Stranieri».
Il caso di
Elvira Arellano contiene un altro elemento simbolico assai forte,
quello della divisione delle famiglie, della deportazione di alcuni
membri mentre altri hanno il diritto di restare. E questo è stato
scagliato contro i difensori proclamati delle famiglie e dei «family
values». Il figlio di Elvira, Saul, 8 anni, che essendo nato negli Usa
è automaticamente cittadino americano, è apparso davanti al Parlamento
messicano per perorare la causa delle famiglie divise e lontane, ed è
stato messo, persino con troppa disinvoltura, davanti alle telecamere
come simbolo «emozionale» di questo scontro. La stessa Elvira si
definisce attivista di un gruppo che si chiama Familia Unida Latina.
Non tutti nel movimento pro-immigrati sono completamente d'accordo con
la «personalizzazione» della battaglia intorno ad Elvira e al figlio,
né la strategia che forza i limiti della legalità o la scelta del
terreno dell'«emotività famigliare». La deportazione di Elvira è stata
salutata dai blog della galassia dei militanti anti-immigrazione come
una vittoria «degli Usa», ma la Arellano ha promesso di andare avanti,
probabilmente con un rientro clandestino negli Stati Uniti. E sono in
molti a evocare per il suo caso il nome di Rosa Parks, eroina della
disobbedienza civile che nel '55 a Montgomery rifiutò di lasciare il
suo posto sul bus per andare a sedere nei posti «riservati ai neri».

 

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