La pericolosa china

Il nostro paese ha
imboccato una china pericolosissima, che ci riporta ai periodi più neri e bui
della storia

di Maso Notarianni – PeaceReporter

Quando meno di un mese fa in Germania a Maurizio Pusceddo, condannato per lo
stupro di una giovane tedesca, sono state riconosciute le attenuanti generiche
dovute “alle particolari impronte culturali ed etniche” l'Italietta insorse.
“Una grave offesa per la patria”, si disse. Oggi l'Italietta insorge contro i
rumeni e contro i Rom, che per le particolari impronte culturali ed etniche
sarebbero portati alla violenza, al furto, allo stupro, e a tutte le nefandezze
possibili e immaginabili.
Sessant'anni fa l'Italietta, a ruota dell'alleato
germanico, insorse contro gli ebrei, colpevoli per le “particolari impronte
culturali ed etniche”, di ogni disgrazia sociale ed economica che toccava in sorte
al mondo.
Perché oggi non c'è più nessuno che insorge quando
l'imbecillità, la meschinità, la sopraffazione tornano a prendere piede?
Se il buongiorno si vede dal mattino, questo nuovo Partito
Democratico ha pescato non solo dalla tradizione socialista, da cui pure
discende, ma sembrerebbe aver assunto alcuni tratti anche di quella cultura
nazional-socialista, che identificava su base etnica i nemici della società. Il
nostro Paese, da Rauti a Grillo, ha imboccato una china pericolosissima, che ci
ha di fatto riportato ai periodi più neri e bui della storia, almeno stando ai
titoli e ai commenti di troppa parte dell'informazione italiana.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: a produrre questi
mostri è la cultura della guerra, della sopraffazione, del vedere nell'altro un
nemico, nell'aver bisogno di un nemico per spiegarsi la realtà. Una cultura che
purtroppo i governi di quasi tutti i paesi occidentali hanno scelto di ergere a
modello. Ma la cultura della guerra è il sonno della ragione.

*AUDIO*
Il commento di Gad Lerner alle misure speciali prese dal
governo italiano dopo lo stupro e le sevizie di Tor di Quinto

 

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Per uno pagheremo tutti

 
Nel campo nomadi di Nicolae "Per uno, ora
pagheremo tutti"
Roma, rabbia e
condanna fra gli occupanti delle baracche di Tor di Quinto dove viveva l'uomo
accusato di aver aggredito e seviziato Giovanna Reggiani
fonte repubblica.it

campo nomadi - foto La RepubblicaTerza baracca sulla destra, lungo il sentiero tra gli
alberi, pieno di fango per la pioggia abbondante. Una struttura di legno,
coperte e cartone, un telo impermeabile a fare da soffitto, in cima a una
scarpata che porta alla ferrovia. Viveva qui da due mesi e mezzo, nel campo
nomadi abusivo a due passi dalla stazione di Tor di Quinto, Nicolae Romolus
Mailat, il rom di 24 anni arrestato con l'accusa di aver aggredito e seviziato
fino a ucciderla Giovanna Reggiani, riducendola in fin di vita. E nel campo,
dove da cinque anni vivono circa 60 rom, tutti più o meno imparentati e
provenienti dallo stesso villaggio della Romania, Aurig, vicino Sibiu (nota
come capitale europea della cultura), c'è rabbia e condanna.

Nicolae, qui, è conosciuto come un ragazzo che faceva il
manovale e non aveva dato mai problemi, anche se qualcuno lo descrive come
"malato", perché nel suo Paese era finito in ospedale "per
essersi ferito con dei chiodi alla testa". Della sera in cui si è
consumata l'aggressione, i nomadi del campo dicono di non sapere nulla.
Sapevano solo che era andato a bere con un amico romeno.

"Se avesse fatto una cosa simile a una delle nostre
donne, a nostra madre o a una nostra figlia lo avremmo ucciso", dicono i
rom. "Siamo qui per cercare lavoro, per colpa di uno, ora pagheremo tutti.
Mia moglie è stata portata via dalla polizia perché non aveva i
documenti", si lamenta Marius, manovale, che ha lasciato dai suoceri in
Romania la figlia di un anno e mezzo. "Guadagno 35 euro al giorno, appena
guadagno di più voglio prendere una casa in affitto" aggiunge Marius prima
di rispondere al telefonino.

Nel fango c'è un bambino di tre anni che gioca, tra
sporcizia e masserizie. "Sono state le forze dell'ordine a ridurre così le
nostre baracche", raccontano gli occupanti del campo, e mostrano i teli e
i cartoni che facevano da mura, e che adesso sono stati sfondati e lasciano
vedere gli interni: reti con materassi, in terra qualche pentola, avanzi di una
cena. Anche la capanna di Mailat è stata perquisita: cassetti in terra, il
divano-letto sepolto da varie cianfrusaglie. Resistono, attaccati a una parete
in legno rivestita da tendaggi, un manifesto con una foto di Martina Colombari
e, vicino, un altro con lo scorcio di una grotta piena di stalagmiti. Su un
tavolinetto, la videocassetta di Ocean's Eleven.



"Siamo sconvolti, condanniamo questi atti selvaggi – dice il presidente
dell'Associazione rifugiati politici rom e romeni Argint Costica che oggi ha
visitato l'accampamento – chiediamo però di non generalizzare. Qui c'è anche
chi lavora onestamente". Nel campo ora c'è preoccupazione: "La polizia
ci ha detto che entro due giorni dobbiamo andare via, poi arrivano le ruspe. Ma
dove possiamo andare?".
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D.L. sulle espulsioni

Decreto legge sulle
espulsioni dei comunitari. L’Europa non è più "sicura".
Intervista con Enrica Rigo.
a cura di Alessandra Sciurba, Progetto Melting Pot

Ci troviamo a parlare con Enrica Rigo (Università di
Roma Tre)
delle frontiere orientali dell’Unione europea e del processo di
allargamento ad est in questi giorni nei quali la presenza dei nuovi cittadini
comunitari sul suolo italiano sta facendo molto discutere. Ricordiamo che il 31
ottobre una seduta straordinaria del consiglio dei mistri convocato d’urgenza
in serata ha approvato un decreto legge che norma la possibilità di espellere
anche i cittadini comunitari in base a considerazioni relative alla pubblica
sicurezza, nozione sempre più arbitraria ed estensiva. La decisione di
procedere tanto rapidamente è seguita al fatto di cronaca che ha vsto un
cittadino rumeno violentare e ridurre in fin di vita una signora italiana.

D. Può un fatto di cronoca del genere giustificare l’emanazione
di un simile decreto? Non dovrebbe trattarsi piuttosto di un reato penale
perseguito dalla legge dello Stato italiano in maniera “normale”?

R. Per quanto riguarda le modalità di emanazione di questo decreto
penso che il fatto di cronaca sia caduto un po’ come “la ciliegina sulla
torta”. La campagna anti-rumeni, è il caso di dirlo esplicitamente perché di questo
poi si tratta, va avanti in Italia ormai da alcuni mesi. Proprio nel momento in
cui si parlava del “pacchetto sicurezza” ed uno dei punti controversi di tale
pacchetto era quello relativo all’espulsione dei neocomunitari, è accaduto
questo fatto di cronaca che quindi non ritengo sia l’elemento determinante, ma
che potremmo considerare come un “regalo” fatto alla destra e a tutta questa
retorica anti-immigrati e anti-rumeni. Ho detto un regalo alla destra anche se,
rispetto all’ingresso in Italia dei neocomunitari è successa in realtà una cosa
abbastanza strana.Negli ultimi anni e negli ultimi mesi si era preparati ad una
forte campagna anti-islamica, su cui particolramente puntava la destra, e ci si
è trovati invece davanti a quello che è in effetti un fenomeno nuovo per
l’Italia. La comunità rumena, infatti, è diventata in breve tempo
dall’allargamemto quella più rappresentata in Italia. Si tratta di
un’immigrazione consistente di fronte alla quale c’è stata un’impreparazione
anche da parte delle retoriche sicuritarie. La bandiera del “pericolo rumeni” è diventata così una bandiera più
della sinistra che della destra, o comunque una bandiera che entrambe
sventolano in maniera abbastanza indegna
. Continua a leggere

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Pacchetto Sicurezza

Pacchetto Sicurezza by Mauro Biani
vignetta dal Blog di Mauro Biani 
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Vauro

caccia ai clandestini - Vauro
 

Da  Il Manifesto di oggi

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Deportati e deportanti

La Libia a un passo dalle scuse dell'Italia
per il colonialismo, deporta migliaia di migranti

di Christian Elia – fonte: PeaceReporter

"In pochi giorni speriamo di annunciare un accordo
fra Italia e Libia che segna l'approdo di un lungo processo politico durato un
decennio e che ha visto progressivamente collaborazione, distensione e
cooperazione economica tra i nostri Paesi", ha affermato il ministro degli
Esteri italiano Massimo D'Alema, partecipando a Roma al convegno sui deportati
libici in Italia negli anni 1911-1912.

Un lungo cammino. Una pagina vergognosa per la
storia italiana, che ancora non ha dato risposte ufficiali sulla sorte dei dei
tremila ribelli libici deportati nelle isole Tremiti, a Ustica, Ponza,
Favignana e Gaeta. Quattro anni di ricerche, dal 2001 al 2005, finanziati con
due milioni di euro dal ministero degli Esteri di Roma, porteranno a un
convegno a Tripoli e all'istituzione di un memoriale, volto a celebrare una
memoria condivisa. Il colonnello Gheddafi, come ha fatto spesso in passato, era
tornato sulla vicenda qualche tempo fa, chiedendo a tutti i residenti delle
Isole Tremiti di sottoporsi all'esame del Dna, per scoprire eventuali
discendenti dei deportati, da omaggiare con la cittadinanza libica.
Gli orrori del colonialismo italiano in Libia, commessi
prima e durante il regime fascista, sono diventati spesso argomento politico
per il leader libico, che ciclicamente è tornato a parlare del periodo
coloniale per chiedere alternativamente contropartite economiche e politiche a
titolo di risarcimento. L'Italia, se condurrà in porto questo cammino di
autocritica nella memoria, avrà l'occasione di segnare una bella e storica
pagina per chiudere i conti con il passato.

Deportazioni di
massa.
Come spesso
capita ai leader politici, però, Gheddafi predica bene e razzola male.
Se il colonialismo è stata una pagina vergognosa, c'è poco
da essere fieri anche del trattamento che il regime di Tripoli riserva i
migranti. Un rapporto segreto della Frontex, l'agenzia dell'Unione europea
incaricata di combattere l'immigrazione clandestina, scoperto e rilanciato da
Fortresse Europe, blog che dal 1988 monitora le vittime dei flussi migratori
nel Mediterraneo, denuncia che sono 53842 i migranti arrestati in Libia e
deportati solo nel 2006. Sono inoltre almeno 60mila i detenuti stranieri nelle
carceri libiche. Cittadini del Ghana, Burkina Faso, Nigeria, Costa d'Avorio e
tanti altri paesi, senza alcune diritto, chiusi in gabbia.
Fortresse Europe, sommando i dati di Frontex a quelli di
Human Rights Watch, stima in circa 200mila persone i migranti espulsi tra il
2003 e il 2006.
I fenomeni sono molto differenti tra loro, come i
protagonisti e il periodo storico. Ma il rispetto della dignità di un essere
umano non è un valore da rispettare solo quando conviene.

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Migrante, se ci riesce…

disegno di Mauro Biani
  vignetta dal Blog di Mauro Biani
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Mediterraneo di morte

Un week-end nero per il
Mediterraneo
di Marco Visentin  fonte: Meltingpot

peschereccio spezzato in due 

Un’altra tragedia del
mare, due nuovi naufragi nell’arco di poche ore e così il sabato sera del mare
Mediterraneo si tinge di nero.

Prima a Roccella Jonica un barcone di venti metri con a
bordo circa 150-170 migranti si spezza in tre parti urtando una secca, il
panico e la paura spinge brutalmente in acqua tutti i passeggeri, inizia una
lotta contro le onde per raggiungere la costa. In 120 vincono le onde, per
sette di loro, ma molto probabilmente anche di più, non c’è niente da fare e
vengono risucchiati dal mare. La seconda tragedia di questo week-end è dietro
l’angolo, a Vendicari in provincia di Siracusa un gommone affonda e abbandona
in mare 24 migranti, si salveranno solo in sette, in dieci verranno recuperati
ed altri sette resteranno dispersi. Fra le vittime di questa seconda tragedia
c’è un ragazzo di circa quindici anni. Continua a leggere

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“Fuga da Tripoli”

“Fuga da Tripoli” – Pubblicato il nuovo rapporto di Fortress Europe

Rapporto LibiaFortress Europe ha pubbicato un nuovo rapporto sulla
Libia, "Fuga da Tripoli", che accusa la Libia di gravi crimini
contro i migranti arrestati sulla rotta di Lampedusa. Altissimo il numero di
morti documentati dal rapporto, si parla di 1.579 morti nel deserto e 2.483 nel
Canale di Sicilia; gravissimi sono i fatti registrati in 20 centri di
detenzione per migranti, centri in cui sono detenute 60.000 persone all’anno,
83 testimonianze parlano di torture, stupri e omicidi commessi dalla polizia
libicca. Deportazioni in massa nel deserto del Sahara, arresti arbitrari,
detenzioni senza processo e rimpatri di rifugiati , l’uso perfino di aerei
finanziati dall’Italia. Tutti fatti che seguono e aggiornano il precedente
rapporto del settembre 2006 di Human Watch.

"L’Unione europea si rende complice dei crimini
commessi dalle autorità libiche contro i migranti e i rifugiati arrestati sulle
rotte per la Sicilia,
dal momento che dal 2008 procederà al respingimento collettivo in mare di tutte
le imbarcazioni che saranno intercettate da Frontex, mandando migliaia di
uomini, donne e bambini a marcire per mesi o per anni nelle carceri libiche,
per poi essere rimpatriati anche se rifugiati”."
– Gabriele Del Grande, fondatore
di Fortress Europe e curatore del rapporto.

-  Scarica il rapporto
[.pdf]

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Morti nei Cpt “umanizzati”

Modena – Seconda
morte in pochi giorni dentro l’inferno di Sant’Anna.

Due morti in quarantott’ore.
Fonte: Meltingpot – mercoledì 17 ottobre 2007 

Morti nei CPT "umanizzati"A stento qualche notizia di agenzia,
al massimo un trafiletto anche su quei giornali che in altri tempi avrebbero
dedicato alla notizia ben altro spazio. Due giovani di 23 e 25 anni
si sono uccisi nel Cpt di Modena.
Il Cpt gestito dalla Misericordia, quello
di Giovanardi. Un mese
fa Melting Pot denunciava quel che avveniva al Cpt di Gradisca
dove,
durante una carica della polizia, una bimba di otto mesi era finita in ospedale
per intossicazione da lacrimogeni. Oggi ci sono due morti. Due morti che si aggiungono
a tutti gli altri stritolati dal meccansimo della detenzione amministrativa
che, in Italia, dal 1998 ad oggi ha fatto decine di vittime. Ma questi morti denunciano ora la situazione presente. Questi morti sono i
morti della fase "umanizzata" dei Cpt. Sono i morti dei Cpt di
centro-sinistra.
Sono i morti che arrivano dopo le commissioni governative,
dopo mille promesse di "superamenti" e di modifiche.
Questi morti hanno dei responsabili. E non sono i morti della legge Bossi-Fini.
Sono morti che pesano sulla coscienza di chiunque avrebbe potuto fare qualcosa
per chiudere la barbarie della detenzione amministrativa nel nostro paese e ha
scelto di non provarci nemmeno. Continua a leggere

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