Proteste in tutta Italia per il decreto flussi

Venerdì 15 e sabato 16 febbraio
2007 le associazioni, le reti antirazziste, le organizzazioni di tutta Italia,
insieme alle comunità migranti, richiamano all’ordine quel che resta del
governo Prodi e richiedono l’accoglimento di tutte le domande di permesso di
soggiorno presentate in dicembre: presidi e manifestazioni sono indette davanti
alle prefetture ovunque, perché la mobilitazione è a livello nazionale e si
proverà a chiedere il riconoscimento del diritto ad esistere anche per gli
uomini e le donne non comunitari.
di Cristina Formica, fonte: Carta.org [15 Febbraio 2008]

manifestazione migrantiUna protesta nata durante gli ultimi mesi del 2007, quando
tutto il paese, è stato travolto dalla questione «sicurezza», a cui la destra
ed ormai anche il centro-sinistra [o quel che ne resta] associano senza
imbarazzo la clandestinità dei migranti, spesso invece inseriti nelle
fabbriche, nelle scuole, nelle nostre città. Il decreto flussi 2007 avrebbe
infatti dovuto permettere la regolarizzazione di chi, appunto, è già presente
senza problemi sul territorio italiano. Ma «la lotteria dei permessi di
soggiorno», come molte associazioni avevano definito l’iniziativa governativa,
era concentrata in pochi giorni ed in pochi minuti di quelle date fatidiche: le
richieste potevano essere inviate solo telematicamente, il fatale click del
computer metteva chiaramente a rischio chi lavoro c’è l’ha già. La legge
Bossi-Fini e le sue applicazioni continuano così a far restare clandestino migliaia
di persone.
A Roma l’appuntamento è per venerdì 15 a partire dalle ore 17, con
un sit in davanti alla prefettura, in piazza Santissimi Apostoli; a Milano,
invece, il concentramento è convocato alle ore 10 a corso Monforte di sabato
16; Lo stesso presidio si svolgerà anche a Brescia, Bologna, Bergamo, Padova,
Treviso, Verona, Rovigo, La
Spezia, Arezzo e Como, organizzato da diverse realtà
sensibili alla questione dell’immigrazione.

Essere in regola, avere un permesso di lavoro, corrisponde
a smettere di nascondersi, e le dichiarazioni di chi ha provato ad essere in
regola [magari in occasione di più di un decreto flussi] sono molto chiare:
«Sono stanco di dover correre da sinistra a destra e di dovermi nascondere
dalla polizia»; ed ancora: «Ho un bambino di quattro anni che ho lasciato
quando aveva qualche mese, senza permesso sono in gabbia». Via dagli uffici
postali, gli immigrati sono stati nascosti dalle procedure della rete,
imbrogliati da internet e dalla velocità d’invio: 700.000 domande presentate, a
fronte di soli 170.000 posti. Ne consegue che più di 500.000 badanti, operai,
commercianti e chissà quanti altri mestieri, continuano a restare nell’ombra
dell’illegalità, bersaglio delle imminente campagna elettorali sia da destra
che da centro-sinistra. Alle Poste iItaliane, e dietro il pagamento di ben
settanta euro a persona, rimane il disbrigo delle pratiche amministrative per
il rinnovo dei permessi di soggiorno: anche su questo, la richiesta generale è
di togliere questo vantaggioso appalto e restituirlo a chi è effettivamente
competente, cioè le amministrazioni locali. E’ più di un anno, infatti, che i
migranti regolari aspettano il legittimo rinnovo del loro status giuridico, e
non si capisce perché ci sia tanta lentezza su una procedura che è invece
vitale per i migranti.

Intanto, una nota del Viminale ha annunciato che saranno
per primi i comuni di Ravenna, Ancona, Lecce, Brescia, Padova, Firenze, Prato,
il consorzio di Portogruaro [che raccoglie 17 comuni] e la provincia di Trento,
con in tutto 223 comuni, a sperimentare la nuova procedura per il rinnovo dei
permessi di soggiorno. Così come scritto nella direttiva del ministro
dell’interno Giuliano Amato del 5 febbraio scorso, questi comuni si
sostituiranno a Poste italiane e affiancheranno le Questure nel rinnovo dei
permessi dei cittadini non comunitari. Per questo, si è costituito un gruppo
tecnico, presso il ministero dell’interno, che seguirà tutte le fasi di avvio
della sperimentazione.

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