Rio de Janeiro senza pace

A Rio de Janeiro, la
città più violenta del Brasile,
una grave crisi ha sconvolto le fila della
polizia militare

Di Stella Spinelli, fonte: Peacereporter [01 Febbraio 2008]

A Rio de Janeiro, la città più violenta del Brasile, una
grave crisi ha sconvolto le fila della polizia militare, il tanto discusso
corpo di vigilanza dispiegato per le strade della città e spesso coinvolto in
loschi episodi al limite della legalità. Il governatore dello Stato, Sergio
Cabral, ha destituito il comandante, il colonnello Ubiratan de Oliveira Angelo,
e l’intero establishment della polizia militare, per una concatenazione di
fatti iniziati qualche giorno fa. E in tutta risposta 45 ufficiali si sono
dimessi in segno di protesta.

Alla base. Tutto è cominciato quando un
gruppo di poliziotti è stato sorpreso a rubare casse di birra da un camion sequestrato
a trafficanti di droga. Uno scandalo che ha scatenato una manifestazione di
solidarietà per il basso stipendio degli agenti: cinquecento persone sono scese
in piazza, capitanate da decine di ufficiali e hanno sfilato per le strade
della capitale carioca, richiamando l’attenzione di tutti i mass media.

Un comportamento che non è piaciuto alle autorità e tanto
meno al governatore Cabral, che hanno gridato all’insubordinazione. Dito
puntato contro De Olveira, che avrebbe peccato di mancanza di polso, e contro i
pezzi grossi in marcia. Quindi, fuori lui e tutta la cupola dirigenziale della
Pm. Di qui, le dimissioni in massa di oltre 40 agenti.

Ma i colpi di scena
non sono finiti qui.

Non appena Cabral ha pronunciato il nome del successore, Gilson Pitta Lopes, la
tragedia: Lopes era il capo del Servizio di intelligence e fra i più attivi
all’interno del gruppo dei “ribelli”, quindi è stato accusato dai suoi ex
compagni di aver approfittato e manovrato la situazione, per infiltrarsi e far
carriera. Al grido di “traditore” lo hanno atteso nelle strade, insultandolo.
Ma Lopes minimizza: “La corporazione di polizia militare è composta da più di
39mila agenti. Sicuramente non saranno gruppi minori a destabilizzare
l’istituzione”, ha dichiarato.

Pugno di ferro. “Questa è la decisione. Che gli
agenti obbediscano”, è stata la risposta del governatore, un uomo che si è
sempre contraddistinto per la mano dura contro la repressione dei
narcotrafficanti nelle varie favelas carioca, tanto da giustificare come “male
inevitabile” la morte di innocenti per le pallottole vaganti duranti gli
scontri a fuoco. Tema molto delicato, intorno al quale si concentrano tutte le
polemiche sulla violenza gratuita e smisurata usata dai poliziotti di Rio.
Discussione riaccesa, negli ultimi mesi, da un film che ha scosso l’intero
Brasile: Tropa de Elite, ossia il reparto scelto, quello fatto di uomini
addestrati appositamente per affrontare l’intensa delinquenza che inquina la
vita dei favelados. E che troppo spesso degenera nei modi e nei mezzi: torture,
esecuzioni sommarie, blitz indiscriminati sono, per movimenti sociali e Ong
locali, all’ordine del giorno dei poliziotti di Rio.

Prova di forza. Quella all’interno della Pm sembra
essere una situazione di rottura senza ritorno, che molti temono degeneri in
ulteriori esplosioni di violenza, in una città già piegata dai problemi di
ordine pubblico. Specialmente sotto Carnevale. Il vuoto creato nel corpo di
polizia potrebbe diventare un’allettante occasione per i narcotrafficanti per
recuperare terreno e potere. Quindi, da ieri, per dimostrare che il governatore
non ha perso il suo mordente è stato dispiegato l’esercito e duecento
poliziotti, con tanto di elicotteri e mezzi blindati, hanno realizzato un blitz
proprio nelle più pericolose favelas. Cinque arrestati e sei narcos morti: quattro
a Jacarezinho e due nel Morro de Mangheira, zone nord di Rio, le più povere.

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