Balotelli, il fascino del black italian

Dopo la doppietta
alla Juventus, l’Inter si coccola il giovane attaccante d’origine ghanese, nato
a Palermo, cresciuto a Brescia ma ancora in attesa di un passaporto italiano

di Matteo Lunardini, fonte: Il Manifesto [01 febbraio
2008]

mario balotelliFinalmente l’Inter ha un attaccante italiano.O almeno,
l’avrà. Si chiama Mario. È nato a Palermo, vive a Brescia, ma ciò nonostante
non ha diritto pieno di nazionalità. Colpa di infinite pastoie burocratiche.
Solo dopo il 12 agosto, giorno in cui compirà 
18 anni, lo stato italiano potrà 
emettere un passaporto con su scritto Mario Balotelli Barwuah. È questo
il suo nome per esteso. I suoi genitori, di nazionalità  ghanese, lo abbandonarono in Sicilia dopo il
parto. Lui se ne rimase un anno e due mesi in ospedale, coccolato da medici e
infermieri, finché non arrivò una famiglia di Brescia e lo adottò. Aveva due
anni. Ebbe così inizio una storia dal sapore antico, una specie di – purtroppo
raro – «sogno italiano» che si realizza. Peccato per i suoi veri genitori, che
forse non avevano più speranza di sognare tanto. I suoi genitori adottivi
invece sì. Così Mario se ne va a Concesio, in provincia di Brescia.
All’oratorio di Mompiano impara a giocare a calcio. La natura gli ha donato un
fisico invidiabile e dopo una lunga trafila nelle squadre minori approda al
Lumezzane, dove diventa, grazie a una deroga, il più giovane debuttante della
serie C. Non ha ancora sedici anni, ma già 
comincia a far vedere una classe unica e un carattere ruvido. Lo nota
per primo il Barcellona, che nell’estate del 2006 gli fa provino. Mario fa 4
partite e 8 gol. Non bastano. A comprarlo, per 350.000 euro, è l’Inter, che
immediatamente lo spedisce ad Interello, il campus quasi universitario del club
nerazzurro. Il giovane attaccante non è però uno stinco di santo. Va male a
scuole, fa casino. Quando un mese fa Moratti rispose «Noi abbiamo Balotelli» a
chi gli rimproverava di aver lasciato al Milan il fenomeno Pato, l’attaccante
afrobresciano era fuori rosa per aver marinato la scuola. Peccati di gioventù,
si dirà  adesso. Ora che ha estromesso – e
praticamente da solo – la
Juventus dalla Coppa Italia, può anche non studiare più. La
sua via nel mondo l’ha trovata. Se non si monterà  la testa, farà  il calciatore professionista. Provate a
chiedere a Legrottaglie, che si è beccato una doppia gomitata volante: è stato
colpito sia in fronte sia in nuca con un movimento da slogarsi le scapole.
Provate a chiedere a Birindelli, che ha fatto da spettatore involontario sui
due gol con cui SuperMario ha steso la Juventus. Mica gol
banali. E la Vecchia
Signora ci teneva alla tenzone.

Tutti però, anche ad Appiano Gentile, tenevano a
Balotelli. Innanzitutto il settore giovanile dell’Inter. Dopo la finale del
campionato primavera dell’anno scorso, vinto dai ragazzi di Esposito con un gol
su rigore proprio di Balotelli, la squadra di Moratti, da sempre accusata di
eccessiva esterofilia e stanca di spendere milioni di euro in talent scuot,
procuratori e cartellini, sognava di aver finalmente trovato in casa il suo
fenomeno. Non poteva chiedere di più. Balotelli, infatti, ha l’Inter nel
destino. Ha il fascino internazionale del black italian. Ha il fisico possente
di Rummenigge. Ha l’agilità  e l’eleganza
di Mazzola. Il suo nome è l’anagramma di Altobelli. Il suo italiano, fortemente
contaminato dal bresciano, pare quello di Beccalossi. Il numero che ha sulla
schiena è il 45: 4 + 5 = 9. Diciassettenne, ha potenzialmente quindici anni di
carriera davanti. Quando fra sei mesi qualcuno si degnerà  di fornirgli un documento italiano – e
Casiraghi potrà  finalmente convocarlo
nell’under 21 – Mario diventerà  anche un
nazionale, un black italian a tutti gli effetti. Sarà , dopo Fabio Liverani e
Matteo Ferrari, il terzo calciatore azzurro di pelle scura. Ha già  detto no all’offerta del Ghana che lo avrebbe
volentieri riportato a casa. Per lui si spalancheranno comunque le porte del
successo. Ma non ditelo a voce troppo alta. E soprattutto non ditelo a quelli
dell’Inter, che intanto stanno buttando secchiate d’acqua. Non vogliono
rimanere scottati un’altra volta. Sindrome di Adriano, la chiamano. «Balotelli
va lasciato tranquillo – ha detto Mancini – deve dimenticare quello che fa e
pensare ogni giorno a quello che dovrà 
fare. Gli consiglio di tenere la testa attaccata al collo. Deve pensare
solo a migliorare ogni giorno». L’ha ribadito Moratti: «Balotelli è un ragazzo
che, se non sbaglia in altre cose, ha la possibilità  di fare una bella carriera. Ma bisogna fare
molta attenzione con lui, perchè è giovane. Le qualità  le ha e sarebbe un errore da parte sua non
sfruttarle al massimo». Quindi – sssh!!! – abbassiamo il sipario. Nessuna
fretta. Il Balo-Ibra può attendere.

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