“Prostituta non pericolosa” e il giudice boccia l’espulsione

Genova, il tribunale
limita il decreto sulla sicurezza varato dal governo.

Il caso di una romena
fermata dopo una retata: "Nessun allarme sociale"

di Massimo
Calandri – fonte: repubblica.it  [giovedì
3 gennaio 2008]

Genova – Romena, ventuno anni, prostituta per sua stessa
ammissione. Espulsa in base al recente pacchetto-sicurezza varato dal governo,
potrà restare in Italia. Il tribunale di Genova ha accolto il suo ricorso –
bocciando il precedente provvedimento firmato dal prefetto ligure – perché la
donna che si prostituisce "non pone in essere un’attività di per sé
"pericolosa" per l’ordine pubblico o per la sicurezza pubblica, e
tantomeno lede o compromette la "dignità umana""
. La vita da
marciapiede non costituisce un "allarme sociale", non provoca cioè
una effettiva mancanza di sicurezza nel cittadino: non attenta alla sua
libertà, nemmeno alla sua incolumità. E secondo il giudice Francesco Mazza
Galanti, che ha ribadito la decisione di un altro tribunale genovese sempre
favorevole alla ragazza, "la normativa non solo non può consentire
all’Amministrazione le paventate espulsioni di massa, ma la corretta
interpretazione può e deve impedire anche le espulsioni arbitrarie o comunque
non giustificate da fatti molto gravi e concretamente individuati".

Angela S. insieme a numerose altre ragazze straniere era
stata fermata dalla polizia nel quartiere di Sampierdarena al termine di una
retata anti-prostituzione. Nel giro di pochi giorni le era stata notificata l’espulsione
"per avere pervicacemente continuato a svolgere l’attività di meretricio
nelle vie cittadine, creando grave pregiudizio alla pubblica sicurezza e
conseguente allarme sociale tra i residenti dell’area interessata". La sua
presenza sul nostro territorio era stata giudicata "incompatibile con la
ordinaria convivenza, per la palese compromissione della dignità umana".

Si era certificata l’esistenza di "imperativi motivi
di pubblica sicurezza" tali da dichiarare la "comprovata
urgenza" del provvedimento, ritenendo che l’allontanamento della giovane
dovesse essere "immediatamente eseguito dal questore".

Il giudice di pace non aveva però convalidato il
provvedimento, negando in particolare la presunta "pericolosità"
della giovane romena e spiegando che allontanandola si sarebbero violate due
norme fondamentali. Una costituzionale, quella della libertà personale.
L’altra, principio-base dell’Unione Europea (Angela è naturalmente cittadina
comunitaria), sul diritto alla libera circolazione.

Assistita dagli avvocati Antonella Carpi e Stefano
Sambugaro, la giovane romena è quindi tornata nei giorni scorsi in tribunale
per chiedere il definitivo annullamento dell’espulsione. In aula ha ammesso di
essere costretta a prostituirsi saltuariamente per mantenere un bimbo di 5 anni
e la madre malata – "Non ho altra scelta" – ha spiegato di possedere
un passaporto regolare, di dormire in una pensione del centro storico di
Genova.

Anche il giudice monocratico, preso atto della nuova
normativa, le ha dato ragione: "ai fini che qui interessano, l’allarme
sociale è privo di rilevanza giuridica". Nella sentenza ha sottolineato
inoltre che non era stata redatta dalla polizia nessuna relazione di servizio
che documentasse "le modalità con cui la ragazza svolgeva il meretricio".
Il decreto di espulsione, sottoscritto dal Prefetto di Genova, è stato
dichiarato illegittimo. E la locale questura è stata anche condannata al
pagamento delle spese di giudizio, ottocento euro in tutto: onorari e diritti
compresi.

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