Pacchetto Sicrezza “alla moviola”

La Moviola

controllo poliziaBiosgnerà ritagliare un po’ di articoli e mettere in
archivio le videocassette dei talk show sul «pacchetto sicurezza». Solo così,
quando un giorno qualcuno ci chiederà in cosa consistesse il declino della
democrazia ai tempi del Partito democratico, potremo fargli comprendere il
susseguirsi degli eventi. Scorriamo alla moviola gli eventi degli ultimi mesi:
parlano da soli. A maggio un rapporto della polizia avverte il parlamento: c’è
un senso di insicurezza diffusa che non corrisponde alla realtà, visto che i
reati sono in calo. Intanto, il quotidiano di riferimento del nascente Partito
democratico pubblica in prima pagina una lettera di un lettore sedicente di
centrosinistra, che suggerisce al sindaco di Roma [e leader in pectore del Pd]
Walter Veltroni che «la sicurezza non è né di destra né di sinistra». Comincia
una campagna allarmista, raccolta dal sindaco di Milano Letizia Moratti, che
qualche mese prima era scesa in piazza «per la sicurezza» in una città affogata
dalle speculazioni immobiliari e dalla precarietà. A Firenze si decide che i
lavavetri sono come gli estorsori e i Sindaci Democratici di mezz’Italia
annuiscono. A Roma si cominciano a sgomberare campi nomadi. Poi, il 31 ottobre,
un fatto terribile: un cittadino romeno uccide una donna italiana. Il governo
annuncia misure repressive, espulsioni di massa e carcerazione per i venditori
ambulanti. Il decreto sulle espulsioni viola il diritto comunitario e il buon senso.
Viene impugnato in Europa e smontato in parlamento. I sindaci veneti annunciano
misure razziste. La sindaca di Milano promette che farà altrettanto. Il decreto
pasticciato passa faticosamente al senato, poi approda alla camera. Il
presidente della repubblica dice che non lo firmerà perché inapplicabile. Ieri
il governo annuncia di abbandonare il decreto.

La legge – Senza rimpianti, ma
può peggiorare

di Andrea Fabozzi – Il Manifesto 19.12.07 leggi l’articolo>>>

Per chi – come questo giornale in non vasta compagnia – ha
contrastato il decreto sicurezza, la notizia che il governo ha infine deciso di
lasciarlo cadere è una buona notizia, con un grande se e tanti ma. Primo ma:
non si tratta di una decisione libera dell’esecutivo, quanto di una scelta
obbligata per tentare di uscire – e non è detto – da un clamoroso pasticcio. La
legge di conversione del decreto venuta fuori dal senato era, tecnicamente,
sbagliata. Scritta male, così com’erano scritti male per stare sul recente i
decreti con cui il governo ha tentato invano di sostituire il consigliere della
Rai Petroni e il generale Speciale. Una figuraccia. Secondo ma: a fermare una
legge probabilmente incostituzionale e sicuramente reazionaria non sono state
le inquietudini della sinistra ma il voto di una senatrice papalina che fa la
guardia al senato della Repubblica come Minosse all’Inferno: decide lei a quale
pena condannare le piccole riforme che l’Unione ogni tanto vagheggia. La legge
sulle unioni civili, per esempio, è finita in fondo al pozzo nell’immobilità
forzata.

Terzo ma: mentre in parlamento si fa e si disfà, da un
mese e mezzo il decreto sulla sicurezza (urgentissimo secondo Veltroni ma
intanto destinato a cadere) è a tutti gli effetti in vigore. Per cui ci sono
centinaia di persone che nel frattempo sono state urgentemente espulse secondo
la formula più brutale, «incompatibilità con l’ordinaria convivenza», senza
nemmeno quelle garanzie che almeno si stava cercando di introdurre nella legge
di conversione. Come le cavie hanno sperimentato una medicina cattiva che alla
fine non sarà messa in commercio.

E sarebbe il migliore dei casi. Perché è molto probabile
che anche la piccola gioia di vedere affondato l’editto Amato-Veltroni molto
presto ci verrà sottratta. Ecco il grande se: se non accade il miracolo di
Natale, mezzo governo e tre quarti di parlamento continueranno a pensare che
c’è un’emergenza rumeni da contrastare. Per cui in qualche formula, sempre più
scorretta e costituzionalmente ardita, il decreto defunto verrà resuscitato.
Chissà come si metterà il Quirinale che è attento ai trattati europei e
dovrebbe esserlo anche ai decreti fotocopia. La figuraccia passerà, anche
perché non è la prima né sarà l’ultima fino a gennaio, poi la legge anti romeni
ce le ritroveremo con l’anno nuovo. Magari epurata dalle norme contro
l’omofobia, bilancio tristanzuolo per una sinistra che ha condotto questa
battaglia difendendosi a piccoli passi all’indietro. Per cui va bene, il
suicidio del decreto sicurezza è una buona notizia. Ma non c’è niente da
festeggiare.

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