Immigrati, 140 mila domande per 65 mila posti

Nella Giornata del
migrante, secondo click day con meno intoppi. Si insedia la Consulta nazionale per
l’immigrazione
di Marina
della Croce – Il Manifesto
19.12.07

click day migrantiSarà stata la coincidenza con la Giornata internazionale
per i diritti del migrante, ma il secondo «click day» italiano è passato con
meno intoppi del primo. Ieri, 18 dicembre, ricorreva la firma presso
l’Assemblea generale delle Nazioni unite della Convenzione per la protezione
dei lavoratori migranti. Era il 1990.
L’Italia ancora oggi non ha ratificato il testo. Ma
intanto, ieri, si apprestava a mettere in palio i 65 mila posti (la quota più
numerosa del decreto flussi di quest’anno) tutti dedicati a chi vuole chiamare
in Italia (o, come spesso accade, mettere in regola) un lavoratore domestico o
per la cura alla persona. Anche questa volta la procedura si è svolta per via
telematica. Alle 8 e 755 millesimi di secondo il «cervellone» del Viminale ha
accettato la prima richiesta, che ha guadagnato il vertice della graduatoria. A
seguire tutte le altre. E sono state anche questa volta tantissime: 136.567. In
pratica quanto l’intero «pacchetto» messo a disposizione dal governo italiano
ai datori di lavoro: 170 mila posti.
Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le regioni che hanno avuto le maggiori
richieste. Ucraina e Cina le nazionalità che hanno fatto registrare il maggior
numero di domande. Nei primi due «click day» si sono accumulate 500 mila
richieste. Il 21 si replica. Questa volta toccherà a tutte le altre categorie
di lavoratori: chi non proviene ai 14 paesi che hanno stretto accordi
bilaterali con l’Italia – e che hanno già gareggiato lo scorso 15 dicembre – e
chi non vuole prenotarsi per un lavoro casalingo.

Stavolta non ci sono state le polemiche che avevano
investito il ministero dell’Interno e il «new deal» del sistema informatico
sabato. «In poche ore siamo riusciti a inviare tutte le nostre 9 mila domande.
Qualche lentezza c’è stata, ma nulla paragonato al 15», hanno fatto sapere le
Acli che, comunque, per ora non rilasciano le ricevute inviate via mail dal
Viminale ai datori di lavoro. Loro, come molte altre associazioni che erano
state incaricate di offrire servizi di assistenza per il decreto flussi,
intendono ancora discutere con il governo su come stabilire le graduatorie: visti
i problemi riscontrati viene messo in dubbio che il criterio utilizzato finora
(cioè vince chi arriva prima) sia il più giusto.

In realtà dietro alla preoccupazione delle associazioni,
dei patronati e dei sindacati – che dovranno spiegare ai loro assistiti (a cui
a volte hanno chiesto soldi) come mai non sono rientrati nelle quote – c’è
anche la volontà di fare pressione sul governo affinché siano esaminate tutte
le richieste. Un’eventualità che il ministero dell’Interno sta valutando
seriamente. Ma a pesare su questa prospettiva c’è l’avventura negativa dello
scorso anno, quando era stata tentata la stessa strada: circa quattordici mesi
per smaltire tutte le pratiche. E’ anche vero, però, che stavolta
l’amministrazione può giocare la carta di internet. Basti pensare che una parte
delle domande inviate con il primo click day sono già state inviate alle
direzioni provinciali del lavoro.

Di certo il governo punta sull’approvazione in parlamento
della legge Amato-Ferrero, che però sta già scontando un fortissimo
ostruzionismo in Commissione alla Camera. Tutta carne al fuoco per la «Consulta
per l’immigrazione» che ieri il ministro della Solidarietà sociale Paolo
Ferrero, in occasione della Giornata del Migrante, ha insediato presso il suo
mistero. Era questo uno strumento previsto dalla legge Turco-Napolitano e poi
smantellato (senza cancellarne la norma) dal passato governo. Ne fanno parte 72
componenti, tra associazioni e esperti del settore. Il ministro ha annunciato
che entro il 2008 si terrà una conferenza nazionale sull’immigrazione.

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