Chi sono i migranti sfruttati nelle cooperative? Ciclo di interviste (seconda parte)

Chi sono
i migranti sfruttati nelle cooperative?

Ciclo di interviste a lavoratori che non smettono di lottare (seconda parte)

fonte: meltingpot
  Vedi anche:
Padova –
Serrata del colosso TNT. Cento lavoratori licenziati, quasi tutti migranti

Migranti – Nuove forme di sfruttamento e nuove modalità di lotta
Intervista a Sandro Chignola (docente alla facoltà di Lettere e Filosofia
presso l’Università di Padova)

Chi sono i migranti sfruttati nelle cooperative? (prima
parte)

Irene, con le mani nei rifiuti sotto il
ricatto del rinnovo del permesso

Padova – Licenziamenti TNT: tutti riassunti dopo
due settimane di lotta

Il colosso multinazionale si piega
davanti all’allargamento delle lotte dei lavoratori

Onome, migrante nigeriana in lottaOnome, il sogno di studiare, la tenacia di
lottare per sè e per gli altri

Proponiamo una seconda intervista per conoscere,
attraverso i loro racconti di vita, chi
sono i migranti sfruttati nelle cooperative.
Quella che segue è
un’altra intervista realizzata ad una lavoratrice dell’Ideal Service.
Onome, ha 30 anni ed è nigeriana, in
Italia da dieci anni. Anche lei ha dovuto lottare contro la cooperative di
smaltimento rifiuti, sempre a Rive D’Arcano. Il suo sogno di studiare ha
incontrato i nastri dello smaltimento rifiuti, piegato dalla legge che impone
ai migranti il continuo ricatto del rinnovo del permesso di soggiorno, ma mai
infranto. Continua a leggere

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Padova – Licenziamenti TNT: tutti riassunti dopo due settimane di lotta

Il colosso multinazionale
si piega davanti all’allargamento delle lotte dei lavoratori
Fonte: Meltingpot

lotta migranti della TNTSessanta persone riassunte presso le cooperativa
subentrante, trentanove ridistribuiti all’interno di altre cooperative tra le
province di Padova, Vicenza e Treviso, ma quel che più è importante, le
condizioni contrattuali conquistate con le lotte di luglio verranno mantenute,
così come sarà garantito un compenso per i gironi di lavoro persi a causa degli
improvvisi ed illegittimi licenziamenti.Si conclude dunque positivamente la
vicenda che ha riportato alla luce tutta la crudeltà dello sfruttamento del
lavoro migrante in quel Veneto delle ordinanze impegnato nella sua stanca e
approssimativa rincorsa al mito dell’economia globale. TNT Global Express, il colosso della logistica e dello
smistamento merci si è piegata dopo due settimane di presidio davanti alla su
sede centrale padovana, condotte con tenacia e determinazione dall’Associazione
Difesa Lavoratori insieme ai lavoratori licenziati improvvisamente. Continua a leggere

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Quattro frasi xenofobe di cui bisogna trovare gli autori.

Un "quiz a sorpresa" per
aiutare la memoria.
Sembrano attuali ma sono vecchie di Giovanni
M. Bellu, rubrica “Gli Altri Noi” di Repubblica.it

Quiz1)
"Dove una volta bastava un italiano ora ci vogliono cinque extracomunitari
che però non fanno il lavoro di un italiano"

2) "In Italia
gli extracomunitari hanno completamente stravolto una realtà sociale
preesistente con danni etnici incalcolabili".

3) "E’ palese che
la maggior parte degli extracomunitari che raggiungono l’Italia
trovano parenti che li hanno preceduti nella colonizzazione, formano un clan e
si realizzano nell’unica professione in cui eccellono: la criminalità".


4) "Un’altra
macroscopica contraddizione degli extracomunitari sta nella miriade di
bambini messi incautamente al mondo senza la concreta disponibilità di
inserirli dignitosamente nel tessuto sociale".
Questo è un quiz, anzi un "quiz a sorpresa". Chi
vuole partecipare deve leggere le quattro frasi e interrogarsi su chi può
averle pronunciate. Consapevole del fatto che la soluzione non è facile,
l’autore della rubrica ha pensato di fornire ai concorrenti-lettori qualche
spunto di riflessione. Continua a leggere

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Sognando Eto’o

Sognando Eto’o
La carriera di calciatore in
Africa? Un mestiere rischioso

scritto
per Peacereporter da Federico Frigerio

calcio africanoQuale giovane africano non sogna di poter raggiungere un
giorno la notorietà di Samuel Eto’o, fuoriclasse camerunense del Barcellona?
E
chi non sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio pur di poter guadagnare quello
che oggi intasca Didier Drogba, attaccante ivoriano del Chelsea finanziato dal
paperone Abramovich? Certo non tutti gli atleti africani sono così fortunati:
secondo uno studio dell’università svizzera di Neuchâtel, per un calciatore del
continente nero fare carriera si rivela un affare complicato. Analizzando il
periodo 2002-2006 e le carriere di 600 professionisti, Raffaele Poli,
specialista svizzero delle migrazioni nel mondo del calcio, ha rilevato come
solo il 13 percento di questi sia riuscito a migliorare le proprie condizioni
economiche, mentre ben un terzo ha letteralmente appeso le scarpe al chiodo,
ponendo fine alla propria carriera.

calcio africanoSaldi africani. La questione diventa ancor più
spinosa se si presta attenzione all’intero meccanismo che riguarda il
reclutamento di calciatori provenienti dall’Africa: uno dei punti di snodo
principali è il Belgio, nazione in cui i vincoli legali del mondo del calcio
sono molto sottili e dove quindi risulta più facile “importare” giovani
promesse. Gli agenti trovano in Africa un mercato pieno di manodopera: la
garanzia di provini in prestigiosi club europei attira atleti (e le loro
disperate famiglie) come mosche. Il calcio diventa spesso lo specchietto per le
allodole per organizzare vere e proprie tratte: gli aspiranti calciatori
possono essere trasferiti clandestinamente in altre nazioni, costretti a
lavorare sotto la stretta vigilanza di sistemi mafiosi. Il desolante
immobilismo di molti stati africani non può che favorire tali meccanismi di
reclutamento: le famiglie dei giovani considerano la possibilità di un provino
in un club europeo come una benedizione, incoraggiano i loro figli e sono
disposti a indebitarsi, confidando di poter restituire il tutto una volta che
il loro figlio guadagnerà quanto Eto’o. Un semplice visto da turisti è il
biglietto da visita con cui questi giovani africani si presentano in Europa.
Inizia la serie dei provini e il tempo per poter lasciare una traccia di sé
varia dai tre ai sei mesi. Chi fa buona impressione ottiene l’agognato
contratto, ma pratica diffusa è quella di far firmare ai giovani atleti due copie:
una perfettamente regolare, da consegnare alla federazione calcistica, l’altra,
scritta a mano, dove sono indicate le vere condizioni e il reale (e
naturalmente più basso) salario. L’Ajax, prestigioso club olandese, è stato
multato per 10 mila euro per aver pagato alcuni giocatori africani al di sotto
del minimo salariale. Nel caso contrario, una volta terminati i sei mesi molti
atleti sono abbandonati a loro stessi.

calcio africanoUno su mille. I giovani fenomeni africani sono
spesso accompagnati nelle ambasciate per far lievitare la loro età, aggirando
con piccole bustarelle i regolamenti. Louis Clément Ngwat-Mahop, attaccante che
la scorsa stagione militava nel Bayern Monaco, fermato per normali controlli, è
risultato in possesso di un passaporto appartenente ad una cittadina francese.
Raffaele Poli sintetizza così i passaggi intermedi che permettono agli agenti
di trarre profitti sempre più elevati: “Il calciatore africano è una materia
prima che deve essere esportata per poter essere rivenduta a un prezzo
maggiore. Per far lievitare il prezzo li si fa prima giocare in campionati di
serie minori (Romania, Albania), poi di secondo grado (Svizzera, Belgio, Paesi
Bassi) per rivenderli infine ai club professionisti”. Jean-Claude Mbvoumin, ex
giocatore della nazionale camerunense, ha fondato l’associazione Culture Foot
Solidarie per aiutare i giovani calciatori africani che sono stati vittime di
imbrogli o di soprusi. Secondo i dati raccolti dalla sua associazione si
tratterebbe del 95 per cento dei casi. Gli atleti “scaricati” non possono
nemmeno concepire l’idea di tornare nella propria nazione. Il meccanismo
psicologico dell’insuccesso spinge chi non ce l’ha fatta a isolarsi, a vivere
nell’anonimato: tornare a casa a mani vuote sarebbe, oltre che una vergogna
insopportabile, pericoloso per lo stesso atleta. Mbvoumin non vorrebbe più sentire
frasi di questo genere: “Se torno a casa i miei genitori mi uccideranno perché
non riporterò loro ricchezza e grandi macchine”.

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Le “speranze di amore” di Frei Betto.Cuba, speranza socialista

Cuba, speranza socialista
di Frei Betto*

[pubblicato
su Adital
08.02.08]
traduzione
dallo spagnolo C.Ghione

breve biografia su Frei Betto al termine dell’ articolo

 

 
in alto foto di Carlos Latuff, in basso un manifesto a l’ Havana (Cuba)
 
cuba brasile
cuba brasile
 
La fine della Guerra Fredda e la caduta del muro di
Berlino significarono, per il pianeta, l’egemonia monopolista del neoliberismo
e l’aggravamento delle disuguaglianze sociali. Oggigiorno siamo 6.6 miliardi di
abitanti nel mondo, dei quali, secondo l’ONU, 2/3 vivono sotto la soglia di
povertà, e circa 1.4 miliardi di persone vivono nella miseria, cioè, dispongono
di un’entrata inferiore ad 1dollaro al giorno, 30 dollari al mese. Di essi, 854
milioni soffrono di fame cronica. Basterebbero 500 miliardi di dollari per
ridurre drasticamente il numero di affamati nel mondo. Tuttavia si consuma
annualmente il doppio di questa  cifra in
armamenti. Si investe nella morte, e non nella vita. Questa è la logica del
sistema capitalista.
In un momento importante come questo non posso tacere una
domanda come questa: perché il socialismo che significherebbe in teoria
un’alternativa umanitaria al capitalismo, è fallito in Europa ed in Asia? Ci
sono molte ipotesi e spiegazioni. Penso che il capitalismo ebbe l’ astuzia di
privatizzare i beni materiali, cercando di socializzare i beni simbolici.
All’interno di una baracca in una favela di Rio de Janeiro una famiglia
miserabile, sprovvista dei suoi diritti basilari come alimentazione, salute ed
educazione, può sognare l’universo onirico dei teleromanzi e credere che,
attraverso la lotteria, la fortuna, la chiesa che gli promette prosperità, o
perfino la delinquenza, potrà avere accesso ai beni superflui. Continua a leggere
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Il mondo in guerra

Nel mondo sono in corso 27
conflitti.
Il quadro della situazione all’inizio del 2008
Fonte Peacereporter

Note
1. Come data d’inizio dei singoli conflitti si sono prese
in considerazione quelle in cui ha avuto inizio la fase storica attuale del
conflitto. Molte delle guerre qui elencate sono infatti iniziate molti anni
prima, ma con caratteristiche completamente differenti dalle attuali (altri
belligeranti, altra natura del conflitto, ecc.)

2. Il bilancio delle vittime è ricavato da fonti di
stampa internazionali e da fonti documentali di istituti indipendenti. Sono
state escluse fonti ‘di parte’. Molte delle cifre che abbiamo riportato sono
approssimate per difetto, in quanto la maggior parte delle vittime (soprattutto
civili) spesso sfuggono a ogni conteggio.

conflitti nel mondo gennaio 2008

 

Medio
Oriente


1.
Iraq   125.000 morti dal 2003


2.
Israele-Palestina   6.000 morti dal 2000


3. Turchia
(Kurdistan)   40.600 morti dal 1984


Asia
4.
Afghanistan   32.000 morti dal 2001


5.
Pakistan (Waziristan)   6.300 dal 2004


6.
Pakistan (Balucistan)  1.000 morti dal 2004


7. Sri
Lanka   72.000 morti dal 1983


8. India
(Kashmir)   65.000 morti dal 1989


9. India
(Naxaliti)   6.600 morti dal 1980


10. India
(Nordest)   51.000 morti dal 1979


11.
Birmania (Karen)   30.000 morti dal 1948


12.
Thailandia   2.800 morti dal 2004


13.
Filippine (Mindanao)  70.200 morti dal1984


14.
Filippine (Npa)  40.200 morti dal 1969


Africa

15.
Algeria   150.300 morti dal 1992


16. Sudan
(Darfur)   300.000 morti dal 2003


17.
Ciad   2.000 morti dal 2005


19.
Rep.Centrafricana   2.000 morti dal 2003


20.
Nigeria   14.300 morti dal 1994


21.
R.D.Congo (Kivu) 3.000 morti dal 2004


22.
Uganda   100.000 morti dal 1987


23.
Kenya   1.000 morti dal 2007


24.
Somalia   6.000 morti dal 2006


25.
Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994

Europa

26. Russia
(Cecenia) 240 mila morti dal 1994
America
Latina


27.
Colombia   300.000 morti dal 1964

 

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Grecia. Violenze su immigrati, Amnesty chiede inchiesta

Amnesty International
ha chiesto alla Grecia di aprire un’inchiesta dopo le violenze che sarebbero
state commesse dai guardacoste contro un gruppo di tredici immigrati afgani,
tra i quali due bambini. Le autorità greche sono regolarmente oggetto di accuse
di violenze nei confronti di immigrati che arrivano nel Paese.
Fonte Carta.org

Quattro mesi fa, l’ong tedesca Pro Asyl aveva reso una
relazione straziante sui maltrattamenti e le torture che sarebbero stati
commessi quest’estate da guardacoste greci contro alcuni migranti. La vicenda
si basa questa volta su prove raccolte da Amnesty a gennaio da afgani detenuti
in un centro ad Ayvalik, sulla costa turca, di fronte all’isola greca di
Lesbos. I membri di questo gruppo, tra i quali otto minorenni – i
più giovani di nove e tredici anni – hanno raccontato di essere stati
intercettati da due barche battenti bandiera greca in occasione del loro
tentativo di raggiungere Lesbos a bordo di un’imbarcazione in legno. I membri
degli equipaggi, coperti da cappucci, avrebbero brutalizzato il gruppo – compresi
i due ragazzi –costringendo alcuni di loro a spogliarsi, prima di prendere il
loro denaro e i telefoni cellulari. Rilevando che “queste accuse sono in sintonia con altri
resoconti giunti ad Amnesty negli ultimi mesi”, l’ ong ha chiesto un’inchiesta
“imparziale”. Regolarmente sollecitate su questo argomento, le autorità greche
promettono ogni volta indagini, che scaturiscono tuttavia molto di rado
nell’incriminazione dei responsabili.

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Protesta pacifica nel Cpa Cassibile, cinque arresti

Sul “Centro
di prima accoglienza” di Cassibile leggi anche:

Cassibile – l’ennesima prigione che non dice il suo nome
Così si vive a Cassibile, reportage
dal cpa siciliano

Processati per direttissima cinque
richiedenti asilo eritrei, accusati di sequestro di persona per aver bloccato
il cancello del Cpa per due ore.
Da ieri 110 migranti in sciopero della fame
. di Gabriele Del Grande,
fonte Meltingot

CPA o CPT non fa differenzaRoma – Cinque eritrei richiedenti asilo sono stati
arrestati per una protesta pacifica nel centro di prima accoglienza di
Cassibile, in provincia di Siracusa. Chiedevano tempi più celeri per il
riconoscimento dell’asilo, adesso saranno processati per direttissima con
l’accusa di sequestro di persona. I fatti risalgono al 23 gennaio. Nel centro
d’identificazione di Cassibile sono ospitati 110 richiedenti asilo eritrei e 20
nigeriani. Intorno alle dieci del mattino il gruppo degli eritrei occupa il
cortile antistante il cancello dell’ingresso, impedendo di fatto l’uscita di un
infermiere e due operatori sociali dell’ente gestore Alma Mater. Chiedono tempi
più rapidi per la convocazione nella Commissione territoriale per il
riconoscimento dello status di rifugiato, che dovrà decidere se rilasciare loro
o meno un documento di protezione e quindi un permesso di soggiorno. Fanno
parte di due gruppi. Il primo sbarcato il 30 ottobre a Portopalo, l’altro
arrivato ad Agrigento il 23 Novembre del 2007. Dopo tre mesi di trattenimento,
le prime convocazioni sono iniziate soltanto il 21 gennaio. Continua a leggere

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Ceuta, minori rimpatriati come immondizia

L’enclave spagnola in
Marocco è la porta per il traffico di esseri umani e droga. Ieri, il 5 febbraio
2008, è iniziato il processo all’ex prefetto della città Luis Vicente Moro,
implicato nel rimpatrio illegale di minori.

scritto
per Peacereporter da Giovanni Vegezzi

CeutaUn furgone anonimo, come
quelli che il comune usa per il trasporto della immondizia
, si ferma in mezzo ad una via.
Alcuni poliziotti scendono, e iniziano a identificare i ragazzini che si
trovano per la strada in quel momento. Sono immigrati e molti di loro non hanno
documenti. I poliziotti aprono le porte e li caricano a bordo: la destinazione
probabilmente la immaginano, tornano dall’altro lato della frontiera, in
Marocco. E’ la fine degli anni ’90 e siamo a Ceuta, con Melilla una delle due
enclavi che Madrid possiede ancora in terra marocchina. Ceuta non è esattamente
un pezzo di Spagna trapiantato sull’altra sponda del Mediterraneo, è qualcosa
di diverso, è qualcosa di più. La città autonoma è soprattutto la porta di
ingresso per i flussi migratori e per la droga proveniente dal Nord Africa. La
criminalità è così importante nell’economia locale, che secondo quanto si
racconta in città, quando in passato sono avvenuti arresti importanti di
narcotrafficanti, i gioiellieri si sono lamentati per la perdita di clienti.
Gli abusi e i rimpatri illegali di minorenni sono uno dei
metodi con cui in quegli anni viene gestito l’ordine pubblico in città, sotto
il controllo del prefetto Luis Vicente Moro e delle forze speciali di polizia
alle sue dipendenze, i "cachorros de Moro", i cuccioli del prefetto. Continua a leggere

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Chaffar, bracciante massacrato, in fin di vita

Da Carta del 6 febbraio 2008

migrante = umanoQuella di Chaffar, tunisino picchiato e reso in fin di
vita dal suo datore di lavoro italiano soltanto per aver chiesto di essere
pagato per il lavoro svolto nei campi, è una storia incredibile, di cui non si
è occupato «Porta a porta». Chaffar fu aggredito lo scorso 4 novembre 2007 a Guglionesi, provincia
di Campoasso. Riportò gravissime lesioni tanto che, a distanza di mesi, non è
ancora fuori pericolo. Chaffar Saifeddine, cittadino tunisimo di 31 anni, è
infatti tuttora ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale Casa Sollievo
della Sofferenza di San Giovanni Rotondo [Fg]. Continua a leggere

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