IL TRIANGOLO NERO. UN MANIFESTO DI SCRITTORI, ARTISTI E INTELLETTUALI CONTRO LA VIOLENZA SU ROM, RUMENI E DONNE Dai la tua adesione
all’appello
(…)"Di
fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la
dismissione dell’intelligenza e della ragione. Delitti individuali non giustificano
castighi collettivi. Essere rumeni o rom non è una forma
di "concorso morale". Non esistono razze, men che meno
razze colpevoli o innocenti. Nessun
popolo è illegale.”(…)
Violenza, propaganda e
deportazione.
La storia recente di questo paese è un susseguirsi di
campagne d’allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane
suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi
nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando "emergenze" e
additando capri espiatori.
Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida è
sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in
strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella
vita. L’odioso crimine scuote l’Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è
stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari
dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui
giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un
uomo, ma un rumeno o un rom.
Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati
attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all’uscita di un supermercato,
ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che
rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla
è più dato sapere.
Su queste vicende si scatena un’allucinata
criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze
dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva il presunto assassino.
Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.
E poi? Continua a leggere→