Lo spirito di Genova

Lo spirito di Genova: solidarietà e ragione
di Alessandra Mecozzi – carta.org

“Chi sarà in piazza a
Genova il 17 novembre
non potrà non pensare alle immagini drammatiche dei rom
cacciati, agli assurdi attacchi contro «l’invasione» dei rumeni o la «pericolosità»
dei lavavetri, grottesco contrappunto alla esaltazione istituzionale per
l’allargamento dell’Europa. Non si potrà non pensare alla strumentalizzazione
di uno dei tanti tragici episodi di violenza mortale contro una donna, per
tentare di imporre un timbro di paura ed esclusione sulle nostre leggi! Insieme
al pericolo che corrono gli imputati dei processi di Genova e di Cosenza,
bisogna avere in testa il pericolo che corre tutta la società di diventare
preda di spinte all’illegalità e agli abusi di potere, spinte autoritarie e
razziste, irrazionali e violente. Ancora una volta, Genova è l’occasione per
«mettere in piazza» le ragioni dei movimenti, il peso della solidarietà.”

Corteo dei Migranti a Genova 19.07.01


Contro la violenza e la paura che percorrono la società in
cui viviamo, il solo antidoto è non chiudersi, ripiegandosi su se stessi, in
una difesa sbagliata quanto impossibile di presunte certezze, comprese quelle
identitarie, ma ricostruire tenacemente un solido e diffuso tessuto comune che
includa in primo luogo i più deboli: solidarietà, come principio fondamentale
di convivenza. Non è questa l’immagine che i poteri costituiti, con l’attivo
contributo di gran parte della stampa, offrono di sé. Ma è ciò che sono capaci
di costruire coloro che vogliono e praticano una politica diversa. Una politica
molto distante dall’auspicio di rabbiose reazioni «bipartisan», come
inconsultamente evocate ieri, in relazione alla manifestazione di Genova.
Questa nasce da ragioni inequivocabili.


Come nel 2001, anche quest’anno coincidono i tempi della
lotta dei metalmeccanici per il contratto nazionale, e quelli dei movimenti per
far valere, di nuovo a Genova, la affermazione di democrazia e diritti. La
coincidenza, come allora, è puramente casuale, ma forse è una ragione in più
perché il 17 novembre parli a teste e cuori metalmeccanici. I tempi sono
diversi, la situazione è cambiata. Allora la Fiom resisteva, dopo un accordo separato, per
tenere aperta la strada del Contratto nazionale; oggi siamo nel pieno di una
lotta unitaria per ottenere questo essenziale strumento di solidarietà, ancora
una volta sottoposto all’attacco padronale, e non solo.

Allora si manifestava
contro l’arroganza degli 8 «grandi», oggi per continuare a chiedere verità e
giustizia sui fatti di Genova e riaffermare la libertà di manifestare: contro
la volontà di rivalsa su 38 persone, imputate nei processi di Genova e Cosenza,
con accuse gravissime di reati come «devastazione e saccheggio», e richiesta di
condanne a centinaia di anni di galera e milioni di euro. Situazioni diverse,
stati d’animo esacerbati, tensioni accumulatesi negli anni e nei giorni più
recenti, indignazione per l’impunità e le promozioni poliziesche; ma
soprattutto la voglia di respingere quel neanche troppo nascosto disegno
politico di ribaltare la storia, servendosi dei più deboli come capro
espiatorio, rifiutando di stabilire la prevista commissione parlamentare di
inchiesta. E la storia è quella della folle violenza di stato contro cittadine
e cittadini inermi, la sospensione dei diritti costituzionali, l’uccisione di
Carlo Giuliani. A Genova si va anche per questo buon motivo: perché la ragione
prevalga sulla follia, perché la forza del diritto e dei diritti prevalga sulla
violenza.

Il 16 novembre in tutta Italia i metalmeccanici saranno in
sciopero e nelle piazze; il mattino dopo, a bloccare gli straordinari,
richiesti da quelle fabbriche che vogliono produrre e guadagnare, ma rifiutano
il contratto nazionale di lavoro: anch’esso parte della democrazia e della
dignità di questo paese. Saranno però anche a Genova, il 17, per una grande e
pacifica manifestazione. Questa sarà la risposta più razionale e adeguata, alla
insensatezza politica, all’ingiustizia: la sola risposta che può «proteggere»
gli imputati dal disastro che le accuse e le richieste di pena, possono
provocare nelle loro vite. Una risposta di solidarietà.

Chi sarà in piazza a Genova non potrà non pensare alle
immagini drammatiche dei rom cacciati, agli assurdi attacchi contro
«l’invasione» dei rumeni o la «pericolosità» dei lavavetri, grottesco contrappunto
alla esaltazione istituzionale per l’allargamento dell’Europa. Non si potrà non
pensare alla strumentalizzazione di uno dei tanti tragici episodi di violenza
mortale contro una donna, per tentare di imporre un timbro di paura ed
esclusione sulle nostre leggi! Insieme al pericolo che corrono gli imputati dei
processi di Genova e di Cosenza, bisogna avere in testa il pericolo che corre
tutta la società di diventare preda di spinte all’illegalità e agli abusi di
potere, spinte autoritarie e razziste, irrazionali e violente. Ancora una
volta, Genova è l’occasione per «mettere in piazza» le ragioni dei movimenti,
il peso della solidarietà.

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