Storica vittoria dell’
Associazione Difesa Lavoratori contro il "sistema" delle cooperative a cura di Angela Morandi,
redazione Veneto Melting Pot
Sono centinaia le cooperative che operano in
tutta Italia, soprattutto nella logistica e nei trasporti, con l’apporto di
manodopera straniera. Il caso del Veneto è emblematico: cinquantamila addetti,
il 90% migranti. Le
cooperative utilizzano una figura giuridica particolare che è quella del socio-lavoratore e per aggiudicarsi il lavoro
partecipano a delle gare d’appalto al massimo ribasso.
Questa procedura comporta dei frequenti cambi di cooperativa assegnataria e in
caso di cambio d’appalto non esiste l’obbligo di riassumere i soci-lavoratori
della cooperativa uscente. Spesso il lavoro è a
“chiamata”, il che significa che il lavoratore viene chiamato
telefonicamente o via sms un paio d’ore prima dell’inizio del turno di lavoro,
o per essere avvisato di rimanere a casa perché quel giorno non c’è lavoro a
sufficienza. Questo perché il lavoratore, quando firma l’adesione alla
cooperativa divenendone socio, è vincolato allo statuto e al regolamento della
stessa.
La condizione di lavoratore-socio, consente
alcune deroghe rispetto al “normale” assetto contrattuale e concede alle cooperative
notevoli vantaggi. Per esempio anche se si è firmatari di un contratto a tempo
indeterminato o full-time, la normativa relativa alle cooperative prevede e consente
il pagamento delle sole ore di lavoro “effettivo” e che, in mancanza di lavoro,
si rimanga a casa senza retribuzione. Un’altra caratteristica del
socio-lavoratore è che in caso di licenziamento non esiste la possibilità di
ottenere dall’INPS l’indennità di disoccupazione, mentre la malattia viene
pagata solamente a partire dal quarto giorno. L’Associazione Difesa Lavoratori,
come sindacato di base, da diversi mesi è impegnata ad offrire assistenza
fiscale, oltre che a denunciare le innumerevoli problematiche e i molti abusi
subiti dai lavoratori in particolare migranti. Il 12 Dicembre l’ADL ha
conseguito una grande vittoria: il giudice ha chiesto
nell’ordinanza la riassunzione di tre lavoratrici licenziate dalla ditta Alloga
con l’applicazione del contratto della ditta e non della cooperativa, con il
pagamento di tutti gli arretrati a partire da novembre 2006 e dei compensi che
non erano stati pagati a partire dalla data del licenziamento.
Questa è la prova di come sia possibile opporsi ad un sistema di
sfruttamento dei migranti che rende la loro condizione di lavoratori sempre più
precaria. E’ di oggi la notizia della morte di due
ragazzi rumeni impiegati nell’edilizia nella periferia di Roma. Se dalle
statistiche Inail risulta che la maggior parte degli infortuni sul lavoro hanno
come vittime cittadini migranti, è evidente come questi lavoratori mantenuti in
uno stato di irregolarità dalle leggi sull’immigrazione, divengano la categoria
più ricattabile e pertanto, ancora più degli italiani, accettino condizioni di
lavoro rischiose e insostenibili. Per parlare di tutto questo, abbiamo
intervistato Michela, una delle lavoratrice rumena impiegata dalla ditta
Alloga, ingiustamente licenziata per aver richiesto semplicemente migliori
condizioni di lavoro, e poi riassunta grazie alla sua caparbietà e
all’intervento di ADL. Continua a leggere→