Presa di parola per esercitare il diritto di fuga

Al via un sito Internet dedicato
alle esperienze dei migranti

di Cinzia
Gubbini, fonte: Il Manifesto
[20 febbraio 2008]

storiemigranti.orgRaccogliere, ascoltare, riannodare fili sparsi di vita,
apparentemente insignificanti per creare un’antologia della storia degli
«infami», quelli che non si conciliano con alcun tipo di gloria, come nel
grande progetto mai realizzato di Michel Focault. È su queste basi e da queste
riflessioni che è nato il sito storiemigranti.org.
Nell’universo caotico e fantasmatico di internet, dove tutto nasce e muore
lasciando soltanto flebili tracce, il sito si pone in solida contrapposizione
con lo spirito del tempo dominante nel cyberspazio: questo è un progetto fatto
per restare, archiviare, stratificare biografie. Le storie di vita di chi
migra, di tutti coloro cioè che nel mondo di oggi esercitano concretamente il
bisogno e il sogno dettato da un mondo sempre più piccolo: spostarsi. Ma che di
questo sogno sperimentano anche il primo imbroglio: le frontiere, i divieti, i
filtri. E la beffa, che sta nel non lasciare quasi nulla dietro di sè. Nulla se
non, come si legge nell’illustrazione del progetto, ciò che serve al potere per
controllare e identificare.

Dunque se tra cento anni uno storico volesse raccontare le
vicende attuali delle migrazioni, cosa troverebbe negli archivi? Permessi di
soggiorno, certificati e nulla osta. Non più lettere, fotografie, oggetti e
diari lasciati nello «stare». Perché le migrazioni, oggi, sono fatte prima di
tutto di clandestinità, di sotterfugi e di silenzi. La parola d’ordine è
passare di fretta e senza fare rumore. Il tentativo, allora, è di fermarsi ad
ascoltare, di mettere insieme le storie di molti, una storia necessariamente
plurale.

Nel sito – che rientra nei progetti della università di
Bergamo dove insegna Estetica la coordinatirce, Federica Sossi – troverete
sotto forma di interviste, autobiografie, video, fotografie, audio, le parole
dei migranti senza filtro, il più possibile fedeli a se stesse. Proprio per
questo, quando è possibile, sono loro stessi a prendere parola e a raccontare
di sé. Ma rispondendo all’imperativo di internet, le pagine del sito sono anche
un invito a farsi avanti e partecipare. Tutti possono fare storia, raccontando
di esperienze conosciute a fondo, raccontando di sé se si è stati protagonisti
di una vicenda di migrazioni.

Il documento può essere inviato a
redazione@storiemigranti.org. L’archiviazione è necessariamente random, cioè
casuale e non prevede nessun tipo di categoria legata al paese di partenza e di
arrivo, ma solo al luogo in cui quelle parole sono state raccolte o dette. La
casualità è un ingrediente essenziale del progetto, ma indica anche una
direzione politica: agire, prendere la parola per raccontarsi, significa
contrastare la volontà del potere di esercitare il controllo e definire le
norma di condotta. Per questo il simbolo del sito (realizzato da Cladio Calia)
è un mondo a testa in giù: perché i migranti esercitando il diritto a spostarsi
trasformano lo spazio, lo cambiano, rovesciano le prospettive.

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