Afghanistan, la guerra in Parlamento

 

Italiani in guerra in afghanistanInizia oggi alla Camera la
discussione sul rifinanziamento della missione

di Enrico
Piovesana, fonte: Peacereporter
Il costo
della missione aumenta di quasi il 10 per cento rispetto all’anno scorso.
Questo perché, rispetto a un anno fa, l’Italia schiera più soldati e mezzi. E
altri ancora ne verranno inviati in primavera per combattere questa guerra a
cui l’Italia partecipa da un anno e mezzo, ma che i nostri politici continuano
a nascondere dietro la cortina fumogena della retorica della “missione di pace”
Inizia questa mattina alla Camera la discussione
parlamentare sul rifinanziamento della missione militare in Afghanistan.
Contrariamente a quanto chiesto da numerosi parlamentari, il decreto-legge
presentato dal governo Prodi ha ‘impacchettato’ tutte le missioni italiane
all’estero (Afghanistan, Libano, Kosovo, Iraq, Sudan, Somalia, ecc.) che
andranno quindi discusse e votate in blocco. Preannunciato il voto contrario
della Sinistra Arcobaleno (che in passato votò sempre a favore di questa
missione per non far cadere il governo): un ‘no’ del tutto ininfluente, visto
che il decreto verrà convertito in legge con i voti di tutti gli altri
schieramenti politici.

italiani in guerra in AfghanistanPiù soldi, uomini e mezzi. Per la missione militare in
Afghanistan, il decreto stanzia oltre 337 milioni di euro per l’anno 2008:
quasi il 10 per cento in più rispetto ai 310 milioni dell’anno scorso. Un
aumento dovuto all’incremento numerico del contingente (2.880 uomini secondo la Nato rispetto ai circa 2mila
di un anno fa) e allo schieramento di nuovi mezzi (8 carri armati Dardo, 5
elicotteri da combattimento Mangusta, 3 elicotteri da trasporto e assalto
Sh-3d, 10 blindati Lince e 2 aerei Predator: tutti mezzi che un anno fa non
c’erano).
Ovviamente, il testo del decreto non fa cenno all’invio di ulteriori rinforzi discusso al vertice informale
dei ministri della Difesa Nato a Vilnius, in Lituania, lo scorso 7 e 8
febbraio: in primavera l’Italia manderà nell’ovest dell’Afghanistan altri 2-300
uomini, truppe da combattimento destinate alla creazione di un ‘Battle Group’
italo-spagnolo di 5-600 uomini per fronteggiare la guerriglia talebana in caso
di bisogno (necessità che la Nato
considera scontata con la prevista offensiva talebana di primavera). Un
compito, questo, svolto finora dalla più esigua Forza di Reazione Rapida (Qrf)
italo-spagnola di circa 300 uomini, coinvolta in numerosi scontri a fuoco occasionali con i talebani e
sopratutto nell’offensiva Nato dello scorso novembre, quando gli oltre 200
soldati italiani della Qrf (con carri armati Dardo ed elicotteri Mangusta)
combatterono per tre settimane contro i talebani per la riconquista di due
distretti della provincia sud-occidentale di Farah.

La guerra negata. In aula verrà sicuramente
dibattuta la reale natura
della missione in Afghanistan. Ma non servirà a nulla, perché la verità rimarrà
occultata dietro la cortina fumogena della retorica governativa della “missione
di pace” che Prodi e i suoi ministri – e ora anche i suoi candidati alla
successione, Veltroni e Berlusconi – continuano a usare. Con la fondamentale
complicità dei grandi giornali e dei telegiornali; come il Tg1 che qualche giorno fa diceva che,
mentre i nostri soldati sono impegnati nella missione Isaf, descritta come una
missione sostanzialmente umanitaria e di polizia, “gli americani di Enduring
Freedom continuano a dare la caccia ai talebani e ai terroristi di Al Qaeda”.
Solo loro? Come se i duecento incursori italiani delle forze speciali
della Task Force 45 non fossero regolarmente impegnati, fin dal 2006, a combattere i
talebani nelle province afgane occidentali  nell’ambito dell’operazione ‘Sarissa’. Come se le migliaia di soldati britannici, canadesi e
olandesi che dal 2006 combattono e muoiono ogni giorno nel sud dell’Afghanistan
non facessero parte della stessa missione Isaf a cui partecipa l’Italia. Come se i vertici Nato, fortemente preoccupati per
l’avanzata dei talebani, non fossero da mesi infuriati con l’Italia e con gli
altri Paesi alleati (Germania, Francia e Spagna) che non danno il loro pieno
contributo alla missione Isaf inviando uomini sufficienti e mezzi adeguati a
combattere questa guerra.

Questa voce è stata pubblicata in razzismo /cpt / migranti /società / movimenti / pace / diritti. Contrassegna il permalink.