Milano: asili vietati ai figli dei clandestini

bambino migrante scuola maternaMilano,
nuove regole del Comune.
La decisione
in una circolare pubblicata sul sito e voluta dal sindaco Letizia Moratti. Dura
protesta di don Colmegna: "L’istruzione deve essere un diritto per
tutti" di Zita
Dazzi – fonte: Repubblica.it

Scuole
materne vietate ai figli degli immigrati senza permesso di soggiorno. Succede a
Milano, dove il Comune ha appena pubblicato sul suo sito la nuova circolare
sulle iscrizioni per le scuole dell’infanzia con nuove, e più restrittive,
norme riguardo ai bambini stranieri. Fino all’anno scorso, i piccoli
extracomunitari, figli di "clandestini" o i cui genitori,
semplicemente, erano in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, venivano
accettati "con riserva". Venivano
cioè iscritti formalmente a settembre, se il documento arrivava. Dal prossimo
15 gennaio, le regole cambiano. E chi non ha il permesso di soggiorno, non
potrà nemmeno presentare la domanda per entrare in una delle 170 materne
comunali.

Questo dice la circolare, anche se in una riga si precisa che col
"cedolino" che attesta la richiesta di rinnovo la domanda di
iscrizione verrà accettata. L’assessore all’Educazione del Comune, Mariolina
Moioli, minimizza: "Non cambierà nulla, vedrete che non resterà fuori
nessuno, abbiamo posto per tutti".

La
questione degli alunni stranieri in Italia è regolata da varie leggi, in
particolare al Decreto del presidente della Repubblica numero 394, che dal 1999 ha stabilito il
diritto dei minori stranieri ad entrare nel sistema educativo statale, quale
che sia la condizione giuridica delle loro famiglie. Un diritto che diventa
dovere da quando il minore entra nell’età dell’obbligo scolastico.

In contraddizione
con queste norme paiono, dunque, le misure dettate dalla giunta milanese
guidata da Letizia Moratti che pure, da ministro dell’Istruzione, confermò
l’orientamento del Dpr 394 nelle sue "linee guida per l’integrazione degli
alunni stranieri".

Il motivo
per cui il Comune emana oggi questa misura è legato forse all’aumento di
richieste per le materne comunali, che di anno in anno vedono crescere la lista
d’attesa. Dei 21.517 posti disponibili 4.737 nell’ultimo anni sono stati
assegnati a bimbi extracomunitari. In pratica un iscritto su quattro non è
italiano e le statistiche dicono che questa percentuale continuerà a crescere
nei prossimi anni, parallelamente all’aumento delle domande di iscrizione anche
da parte delle famiglie italiane. E la legge italiana, in effetti, parla solo
delle scuole statali, non di quelle comunali, che gli enti locali possono
vincolare a piacimento.

Il primo a
protestare è don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, che
pure collabora attivamente con Palazzo Marino per la gestione di diversi campi
nomadi. È stato lui ad inventare il famoso e lodato "Patto per la
socialità e la legalità", che ai primi punti impone l’obbligo di iscrivere
i bambini a scuola. "L’istruzione è un diritto e un dovere fondamentale
per diventare cittadini a pieno titolo – dice Colmegna – Un diritto che non può
essere negato ai bambini, sono anni che discutiamo di questo con le
istituzioni". Si indigna anche un altro celebre prete di frontiera, don
Gino Rigoldi: "Negare la scuola a chi è in attesa dei documenti per le
lungaggini burocratiche dello Stato Italiano è una follia. Così vengono
lasciati in mezzo alla strada potenziali futuri sbandati". In Comune
promettono battaglia le opposizioni di centrosinistra.

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