Decreto flussi 2007 – Riaprire subito le quote

“Mezzo milione di
domande sono un dato di fatto, una realtà, ed indicano incontrovertibilmente
una necessità di emersione dall’irregolarità, generale, senza precendenti.
Nonostante il Ministero continui a propinare l’idea che queste persone non
siano già presenti nel territorio nazionale la situazione va affrontata senza
demagogia. Parliamo di persone che sono qui, irregolari, e che aspirano ad un
permesso di soggiorno perchè non vogliono vivere nella clandestinità, vogliono
costruirsi un percorso di vita il più dignitoso possibile.”

Decreto flussi 2007 – Riaprire subito le quote
Superate abbondantemente le 550
mila domande

Fonte:
Meltingpot
contare non essere contatiI numeri di questo decreto flussi sono impressionanti,
soprattutto il numero complessivo di domande presentate e cioè più di 515 mila
a fronte dei 170 mila posti, ed all’appello mancano ancora le domande che
saranno inviate oggi, 21 dicembre. Facile immaginare che verrà raggiunta e
superata la quota delle 600 mila richieste. Definire le quote inadeguate non
riesce a descrivere veramente la distanza fra la realtà e l’ostentata finzione
dell’entrata attraverso il sistema delle quote. Le domande per l’assunzione di
cittadini provenienti dai 14 paesi per i quali il decreto prevedeva quote
riservate sono più di 350 mila, la quota totale disponibile di 47100 posti,
sette volte tanto. Le domande pervenute il 18 dicembre per l’assunzione di colf
e badanti sono state più di 136 mila, più del doppio rispetto ai posti
disponibili, sommando le domande provenienti dalla Lombardia (41600) con quelle
dell’Emilia Romagna (15221) già il tetto dei 65 mila si rivela insufficiente.

Mezzo milione di domande sono un dato di fatto, una
realtà, ed indicano incontrovertibilmente una necessità di emersione
dall’irregolarità, generale, senza precendenti. Nonostante il Ministero
continui a propinare l’idea che queste persone non siano già presenti nel
territorio nazionale la situazione va affrontata senza demagogia.

Parliamo di persone che sono qui, irregolari, e che
aspirano ad un permesso di soggiorno perchè non vogliono vivere nella
clandestinità, vogliono costruirsi un percorso di vita il più dignitoso
possibile. Se nel 2006 furono accolte tutte le domande presentate, si ripropone
anche per questo decreto una enorme quantità di domande di assunzione, frutto
di questi due anni (il Decreto Flussi per l’anno 2006 è datato 14 marzo) in cui
la legge Bossi – Fini ha continuato imperterrita a produrre
"clandestinità". La grande volontà e richiesta di regolarizzazione
dimostra che questi cittadini ambiscono ad uscire dalla clandestinità. In
questo periodo in cui i media continuano a farcire le notizie con la facile
equazione “immigrato irregolare = insicurezza” siamo di fronte ad una richiesta
di regolarizzazione che sfata questo binomio dalle sfumature razziste.

Ma se il nostro paese non può accettare la presenza
irregolare perchè "criminosa" e "pericolosa", cosa dire di
tutte queste domande inevase che rispondevano ai requisiti richiesti per il
soggiorno? Tutti con un lavoro, tutti con una casa, i quasi 600mila click che
si conteranno in questi giorni nascondono, neppure troppo velatamente, vite di
persone che nel nostro paese sono perfettamente incluse nel lavoro, nella
produzione, nella vita metropolitana, ma che continuano a rimanere escluse
dall’accesso ai diritti.

Il “cattivo”, il "pericolo" sembrano una necessità
di cui è impossibile privarsi. Le politiche securitarie, le restrizioni e le
norme che prima la società non avrebbe accettato avranno ancora quindi il loro
spazio di legittimazione: "il clandestino" non sparirà.

In questi giorni in tanti spendono parole per tutti coloro
che resteranno tagliati fuori dalle quote, vengono descritti come brave persone
che però hanno avuto sfortuna, ma presto, malauguratamente, il decreto flussi,
e con esso tutti gli esclusi, verranno dimenticati e le stesse persone che sfortunatamente
non hanno avuto accesso ad un posto nelle quote, torneranno drammaticamente ad
essere definite semplicemente "clandestini", pericolosi, criminali,
cancellando in poche ore la loro volontà di regolarizzarsi per tornare ad
essere "il problema nazionale".

Riapertura immediata delle quote e accoglimento di tutte
le domande, queste le uniche risposte alla verità incontrovertibile di questi
giorni. Ma il dibattito sulla sicurezza e l’equilibrio precario tra forze di
governo, già dalle prime dichiarazioni degli esponenti politici della
maggironaza, sembrano avere priorità su tutto.

E se la maggior parte dei migranti che hanno sperato in
questo decreto flussi saranno “sfortunati”, le difficoltà e gli ostacoli non
mancheranno anche per gli altri, i vincitori.

Dietro la conquista di un posto nelle quote c’è la
necessità di percorrere pericolosissimi viaggi a ritroso verso il paese di
origine ad attendere quanti dovranno ritirare il visto per un finto "primo
ingresso" su territorio nazionale.

Essere fermati ed identificati mentre si cerca di lasciare
l’Italia, o l’Europa in generale, vanifica lo sforzo dell’aver partecipato alla
lotteria del decreto flussi. Ogni strategia, anche la più pericolosa, diventa
utile e necessaria per non perdere l’ambito permesso.

Il Ministro Ferrero davanti ai dati di questi giorni si è
affrettato a rilasciare dichiarazioni secondo le quali "bisogna fare una
riflessione su quale strada intraprendere per dare una risposta ai tanti che
restano fuori dal decreto flussi. Nel 2006 abbiamo scelto di fare un secondo
decreto flussi, ma con l’attuale legge, la Bossi-Fini, si è visto
che le procedure farraginose creano lungaggini – e ancora – Io credo che non
possiamo fare quello. Forse la risposta più snella è la nuova legge".

Si parla del disegno di legge delega Amato-Ferrero, che in
realtà non andrà ad intaccare, almeno nelle linee guida che oggi sono in
discussione in parlamento, il principio base per cui gli ingressi vanno
regolati attraverso le quote, anche quelli secondo la tanto acclamata
sponsorizzazione.

Lungaggini e procedure farraginose? Il fallimento
del sistema postale approntato per il Decreto Flussi 2006 non è certo una
novità: ma la procedura telematica non avrebbe dovuto rendere tutto più
semplice?

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