La fortezza Europa fa 140 morti

Strage
dell’immigrazione sulle coste africane: 90 vittime. Altre 50 nel mare Egeo, tra
Turchia e Grecia. Ma i naufragi si moltiplicano anche nei paesi africani

di Cinzia Gubbini, Il Manifesto 11.12.07

barcone di migrantiEnnesimo week-end di terrore nel tentativo di arrivare in
Europa: 90 morti sulla rotta spagnola e 50 su quella greca. Tutte le persone in
viaggio verso la Spagna
provenivano dall’Africa, mentre solo una parte dei migranti diretti sulle coste
greche (e probabilmente successivamente italiane) provenivano dal continente
africano. Comunque sia, il fine settimana di morte è sembrato un compendio più
che eloquente allo «spirito di Lisbona». Africani affogati nel tentativo di raggiungere
le coste europee mentre nella capitale portoghese l’Ue continuava a offrire la
vecchia ricetta del libero mercato ai paesi africani, molti dei quali non ne
vogliono sentire neanche parlare.

I naufragi avvenuti sulla rotta verso le isole spagnole
sono due. Il primo è stato reso noto dalla Marina militare marocchina, che
sabato notte ha soccorso sei uomini da un’imbarcazione che stava affondando a
largo di Dakhla (Marocco). I sopravvissuti hanno raccontato che insieme a loro
c’erano altre 50 persone. Secondo le informazioni rese note dalle autorità la
barca sarebbe salpata da Nouadhibou, in Mauritania, dove da anni ormai si
concentrano le partenze di uomini e donne che cercano di schivare i controlli
troppo ferrei in Marocco. Il secondo naufragio, invece, si è consumato al largo
delle coste del Senegal. Per la verità, in questo caso, la nave, con a bordo 89
persone e un morto è riuscita ad approdare su una spiaggia (quella di Yoff).
Non erano partiti da molto lontano: il loro viaggio era iniziato nel porto
senegalese di Casamance. Ma i migranti hanno raccontato di aver perso 39 dei
loro compagni prima di riuscire a salvarsi. Gli aspiranti immigrati in Europa
provenivano da Senegal, Gambia, Nigeria e Sierra Leone.

L’ultimo tragico naufragio riguarda una carretta del mare
partita non dalle coste africane ma da quelle turche: almeno 51 persone
risultano disperse dopo il ribaltamento della nave avvenuto nel mare Egeo
l’altra notte. Probabilmente sull’imbarcazione c’erano 85 persone, ma soltanto
sei sono sopravvissute. Tra di loro due si dichiarano palestinesi. Tra i
candidati a una nuova vita in Europa c’erano, ovviamente, anche molti ragazzi
africani.

Che non muoiono soltanto cercando di raggiungere
l’Eldorado europeo. Il cancro delle migrazioni clandestine esiste dappertutto e
soprattutto provoca sempre più spesso dei morti. Due esempi indicativi tratti
dagli avvenimenti dello scorso week-end (anch’esso di paura). Sabato alcune
persone che passeggiavano lungo le spiagge di Libreville, la capitale del
Gabon, hanno trovato dodici cadaveri. Vittime di un naufragio che secondo il
ministro dell’Interno André Mba Obame potrebbe essere «più grave del solito».
Persone provenienti da tutta l’Africa dell’ovest partono spesso dai porti
nigeriani cercando di raggiungere le coste gabonesi, attirati dai
petroldollari. Nella notte tra lunedì e martedì, invece, due persone sono state
uccise e altre otto sono scomparse in mare dopo una collisione tra
un’imbarcazione carica di migranti illegali e una vedetta della polizia francese
che pattugliava l’isola di Mayotte – uno dei possedimenti della Francia
nell’arcipelago delle Comore, nell’Oceano indiano, tra Mozambico e Madagascar.
I naufragi sono frequenti in quella zona: dalle altre isole dell’arcipelago si
tenta di entrare nel territorio francese, dove i salari e le condizioni di vita
sono migliori. La ministra dell’Immigrazione francese Brice Hortefeux ha
inviato le condoglianze alle famiglie delle vittime e promesso un’inchiesta, ma
ha ribadito la volontà del governo di «lottare contro chi sfrutta i migranti
illegali».

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