Dis. di Legge espulsioni comunitari: alcuni commenti

“L’approvazione
del decreto sicurezza ha segnato un passaggio che nessun emendamento seppur
migliorativo potrà sanare: un governo si è mostrato battuto dalla propria
impossibilità di gestire emozioni che richiedevano una risposta ben diversa e
ben più rispettosa dell’opinione pubblica. O, forse, ha voluto cavalcare quelle
emozioni e ha creato una situazione emergenziale in cui un presunto aggressore
all’improvviso si è trasformato in un popolo e questo popolo è diventato
criminale. Senza presunzione di innocenza”.
“Difficilmente si tornerà indietro. Difficilmente si ricucirà questo strappo
che ci riporta a epoche precedenti lo stato di diritto, che, per sua natura,
salvo in epoche disgraziate della nostra storia, si applica a singole persone e
non a gruppi o a popoli. Il nostro paese è sempre più spesso governato con il
ricorso a nemici pubblici, sempre più spesso stranieri, nel nome dei quali
invocare la tolleranza zero e che compromettono una fantomatica sicurezza.
Fantomatica perché risulta difficile pronunciare la parola sicurezza dopo che
un incidente in una fabbrica ha portato ad una morte atroce quattro operai alla
dodicesima ora di lavoro. Dodicesima.”

 

Passa al senato con la fiducia il disegno legge sulle espulsioni dei
comunitari. Alcuni commenti in attesa della fine dell’iter parlamentare
.     di Elisabetta Ferri, redazione
Meltingpot

manifestazione anti espulsioniGiovedì 6 dicembre è stato
votato al Senato,
con 160 voti favorevoli e 158 contrari, il disegno di legge 1872 per la
conversione in legge del decreto 181/2007, emanato dal Governo e prossimo alla
scadenza della validità, 1° gennaio 2008, a parziale modifica del decreto
legislativo 30/2007 che regola la presenza dei cittadini comunitari in Italia. Il decreto è stato scritto sull’onda della reazione di indignazione, e di
intolleranza, che ha seguito l’omicidio di una donna a Roma, omicidio per il
quale è indagato un uomo di etnia Rom. Il decreto approvato e pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il giorno successivo fu chiamato ‘decreto anti-rumeni’ e i suoi primi giorni di applicazione furono
accompagnati da aggressioni e violenze razziste di cui vittime furono Rom o
presunti tali in tutto il paese, ma in particolare a Roma. Lo scorso 6 dicembre
alcune modifiche a parziale miglioramento del decreto sono state ottenute
grazie ad emendamenti proposti da alcuni dei partiti al governo. Il testo del disegno
di legge
e gli emendamenti discussi sono consultabili sul sito del Senato. Alcuni commentatori
sottolineano il miglioramento in particolare in merito alla pericolosità
sociale
, che nel disegno di legge fa riferimento alla realtà e attualità
della pericolosità del cittadino comunitario di cui è chiesta l’espulsione. Il concetto rimane comunque estremamente controverso a livello giuridico e, lo
ricordiamo, fa ingresso nel nostro ordinamento nel 1930 con il codice Rocco.

La pericolosità sociale era
caratterizzata dal fatto di costituire una caratteristica non necessaria ma
eventuale dell’autore di reato; un presupposto per l’applicazione delle misure
di sicurezza e non della pena; una caratteristica non permanente dell’autore di
reato, essendo previsto il riesame della pericolosità. L’introduzione del
sistema del doppio binario prevede da un lato il criterio della imputabilità e
della pena, collegate alla colpevolezza dell’agente e, dall’altro, il principio
della pericolosità quale presupposto per l’applicazione delle misure di
sicurezza, aventi funzione di prevenzione speciale, ed applicabili ai soggetti
imputabili e non.

L’art. 203 codice penale
comma 1, stabilisce che “Agli effetti della legge penale, è socialmente
pericolosa la persona, anche se non imputabile o non punibile, la quale ha
commesso taluno dei fatti indicati nell’articolo precedente, quando è probabile
che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reati. […].” Vale la pena
entrare nel merito della questione della pericolosità sociale perché fa
riferimento alla possibilità di compiere reati e anche alla possibilità di
reiterarli. Il problema fondamentale è quello dell’individuazione di criteri
certi ed univoci per la delimitazione del concetto di pericolosità: questa
infatti è concepita come il risultato di una prognosi sui comportamenti futuri,
secondo un giudizio di probabilità, non di certezza.

La possibilità di
individuare questi criteri in modo alquanto arbitrario è da anni dibattuta nel
nostro paese e si teme che sia applicata sono forti pressioni politiche o
spinte emotive. Entrambi questi fattori ci sembrano operare dietro la scelta di
modificare il decreto sulla libera circolazione dei cittadini comunitari.  Perché non dichiarare socialmente pericoloso
chi dichiara che sarebbe necessario utilizzare metodi nazisti per fare ordine e
sicurezza? O chi ci rappresenta in Europa pur essendo stato condannato per
razzismo e dimostrando ogni giorno di poter ripetere il reato? La scelta sembra
quindi squisitamente politica.

Un netto miglioramento è
contenuto nell’articolo che modifica la convalida dell’espulsione per chi
appunto sia ritenuto soggetto pericoloso: il disegno di legge prevede la
convalida del giudice ordinario, figura reintrodotta nel testo in discussione e
approvato al Senato, che, se approvato, andrà a modificare gli articoli 13,
13bis e 14 del Testo Unico reintroducendo la figura del giudice ordinario per
la convalida dell’espulsione, anziché il giudice di pace.
Ma non sono state messe in discussione, o sono state peggiorate, altre parti
del decreto. Il provvedimento di allontanamento dal territorio dello stato
potrà avere una durata di massimo 10 anni qualora sia adottato dal Ministero
dell’Interno, prolungati dai 3 previsti dal testo in vigore; per quanto
riguarda le espulsioni disposte dal Prefetto la durata dell’allontanamento
passa da 3 anni nel testo in vigore a 5 nel disegno di legge.
Rimarrebbe invariato inoltre l’inasprimento da 1 a 3 anni di carcere per chi
viola il divieto di reingresso, introdotto dal decreto 181/2007.

Sembra confermata quindi
l’intenzione fortemente punitiva del decreto anti-rumeni che questo testo non
attenua che in modo lieve. Permane l’impianto, forse sull’onda di un timore,
ben riposto, di scontentare l’opinione pubblica, sancendo così, in maniera
definitiva, una differenza, una frattura tra i cittadini comunitari e avallando
la voglia di vendetta e di pogrom che ha attraversato questo paese lo scorso
novembre. E che purtroppo, è bene sottolinearlo, è sempre stata presente in
particolare nel confronti dei Rom.

Non viene nominato il
trattenimento nei CPT ma si parla di trattenimento in strutture già destinate
alla permanenza temporanea per chi sia sottoposto a procedimento penale. Una
foglia di fico che conferma quanto temevamo ed abbiamo denunciato da questo
sito fin dai primi giorni dell’entrata in vigore del decreto: il trattenimento
nei CTP per i comunitari e la fine dell’illusione della libera circolazione
anche per i cittadini comunitari.

L’impressione è confermata dall’articolo 21
co. 1 del Decreto Legislativo 30 del 2007 che stabilisce: “Il provvedimento di
allontanamento dei cittadini degli altri Stati membri dell’Unione europea e dei
loro familiari, qualunque sia la loro cittadinanza, può altresì essere adottato
quando vengono a mancare le condizioni che determinano il diritto di soggiorno
dell’interessato ai sensi degli articoli 6, 7 e 13, salvo quanto previsto dagli
articoli 11 e 12.”
Articolo che peraltro ci fornisce la possibilità di ipotizzare un criterio di
definizione della pericolosità sociale: la povertà.

I cittadini comunitari sono
titolari di un diritto di soggiorno solo se con un certo reddito. Chi non lo
raggiunge e può gravare sulle casse dello stato italiano, si trova retrocesso a
migrante. Questo è il senso del decreto, con peggioramenti più o meno attenuati
dagli emendamento posti nel disegno di legge. Questo è il clima politico nel
paese. Infatti, nei giorni successivi all’aggressione e nelle ultime settimane
sono state emesse svariate ordinanze, su residenza, matrimoni e quant’altro,
esperimento iniziato in comuni di regioni cosiddette rosse – si ricordi che la
prima ordinanza che colpiva in modo particolare cittadini rumeni fu emessa dal
Comune di Firenze
alla vigilia di un incontro nazionale sul tema dell’integrazione degli
stranieri (!) –, volte di nuovo a stabilire, questa volta a livello locale, i
criteri della cittadinanza.

L’approvazione del decreto
sicurezza ha segnato un passaggio che nessun emendamento seppur migliorativo
potrà sanare: un governo si è mostrato battuto dalla propria impossibilità di
gestire emozioni che richiedevano una risposta ben diversa e ben più rispettosa
dell’opinione pubblica. O, forse, ha voluto cavalcare quelle emozioni e ha
creato una situazione emergenziale in cui un presunto aggressore all’improvviso
si è trasformato in un popolo e questo popolo è diventato criminale. Senza
presunzione di innocenza.

Difficilmente si tornerà
indietro. Difficilmente si ricucirà questo strappo che ci riporta a epoche
precedenti lo stato di diritto, che, per sua natura, salvo in epoche
disgraziate della nostra storia, si applica a singole persone e non a gruppi o
a popoli. Il nostro paese è sempre più spesso governato con il ricorso a nemici
pubblici, sempre più spesso stranieri, nel nome dei quali invocare la
tolleranza zero e che compromettono una fantomatica sicurezza. Fantomatica
perché risulta difficile pronunciare la parola sicurezza dopo che un incidente
in una fabbrica ha portato ad una morte atroce quattro operai alla dodicesima
ora di lavoro. Dodicesima.

Questa voce è stata pubblicata in razzismo /cpt / migranti /società / movimenti / pace / diritti. Contrassegna il permalink.