Il sindaco ai cittadini: “Emigrate! In Italia ci sono troppi stranieri”

A Montegrotto Terme,
nel Padovano, cartelli choc ai bus. Già 40 i comuni hanno seguito l’esempio di
Cittadella. Niente documenti a chi non conosce l’italiano, tabelloni provocatori

di Robrto Bianchin,  fonte: Repubblica.it

Cartellone liminoso a Montegrotto Terme Montegrotto Terme (PD) – Troppi immigrati, andiamocene
noi. Visto che non riesce a fermare l’orda straniera, il sindaco ha deciso di
invitare i suoi concittadini ad emigrare. Lo ha fatto con una scritta polemica
che da ieri appare sui tabelloni luminosi della cittadina termale, quelli dove
di solito passano le informazioni sui servizi comunali. "Cittadini,
emigrate!
– ha scritto – vivrete meglio da immigrati in un’altra nazione che da
cittadini nel vostro paese".
Luca Claudio, di An, spiega così il
messaggio-choc: "In Italia vengono dati più diritti agli irregolari.
Quindi si vive meglio da immigrati che da cittadini. E noi sindaci non possiamo
fare niente, abbiamo le mani legate.
O ci danno gli strumenti per garantire la
sicurezza o riconsegniamo il mandato".
Cresce la tensione anti-immigrati nel Veneto, e si moltiplicano le iniziative,
anche bizzarre, dei sindaci, dopo l’ordinanza anti-sbandati inventata dal primo
cittadino leghista di Cittadella Massimo Bitonci per proteggere il Veneto
"invaso da bande di delinquenti" cacciando i poveri, i disoccupati, i
senzatetto. Sono già 40 i paesi e città, da Verona a Treviso, da Montecchio
Precalcino a Gorgo al Monticano, che hanno adottato analoghe ordinanze. O che
hanno deciso misure punitive, come quella del sindaco forzista di Romano
d’Ezzelino, nel vicentino, Rossella Olivo, che ha escluso dalle borse di studio
gli studenti extracomunitari. O patriottiche, come quella del primo cittadino
di Loria, nel trevigiano, Roberto Vendrasco, che ha deciso di far cantare
l’inno di Mameli prima delle sedute del consiglio comunale.


Il tramonto del nuovo
miracolo economico ha fatto scoppiare le contraddizioni. Gli imprenditori da
una parte, alla ricerca di manodopera a basso costo, muratori e badanti, il
popolo dall’altra, con la febbre della paura addosso, perché la delinquenza,
soprattutto straniera, dilaga. Furti, rapine, violenze. Così i sindaci
diventano sceriffi. E inventano ronde e divieti, muri e fossati, blitz e
ordinanze. Dal mare alle montagne la guerra allo straniero è dichiarata. E
dietro al Veneto si stanno muovendo altri comuni del nord, dalla Lombardia al Piemonte.

"La gente è stanca e non ne può più", dice il
sindaco di Cittadella, che prossimamente verrà ascoltato nientemeno che dal
parlamento europeo. "L’ordinanza è solo il riassunto di quello che la
legge ci permette di fare", minimizza il sindaco leghista di Treviso Gian
Paolo Gobbo. "Il problema è che l’Italia è un colabrodo sul fronte dei
controlli legati all’immigrazione", rileva un altro sindaco del Carroccio,
il primo cittadino di Verona Flavio Tosi. Per sostenere "l’editto" di
Cittadella, sono scesi in piazza a San Donà di Piave anche i sindaci del Veneto
Orientale, da Jesolo a Musile a Eraclea. Mentre il sindaco di Teolo, nel
padovano, Lino Ravazzolo di An, ne ha inventata un’altra: non metterà la sua
firma sul decreto che concede la cittadinanza se il richiedente non conosce
bene l’italiano e la
Costituzione. Richiesta che An porterà in Senato. Invece
Chioggia, che voleva adottare la stessa ordinanza, ha fatto marcia indietro
dopo le proteste della Curia, che ha fatto presente come nella cittadina
lagunare la percentuale di immigrati sia la più bassa di tutta la provincia: il
problema riguarda appena il due per cento della popolazione.

Anche i sindaci dell’Udc si sono defilati rispetto ai più
focosi colleghi della Lega e di An. I primi cittadini del partito di Casini,
che governano 15 piccoli comuni, da Galzignano a Trebaseleghe, hanno deciso di
adottare una "direttiva" tutta loro che definiscono
"solidale", e che punta soprattutto sul controllo dei requisiti
igienico – sanitari delle abitazioni.

Più morbido anche l’atteggiamento della Regione Veneto,
che ha deciso di emanare un "atto di indirizzo", per "aiutare i
comuni a muoversi in modo omogeneo", ma anche per evitare di incappare in
disavventure giudiziarie come quella capitata al sindaco di Cittadella,
indagato per "usurpazione di funzioni pubbliche".

Quasi tutti i sindaci di Forza Italia, e il governatore
azzurro Giancarlo Galan, hanno infatti preso le distanze: "Provvedimento
inutile", per il primo cittadino di Vicenza Enrico Hullweck. Pur
concordando sul fatto che "uno straniero deve dimostrare di potersi
mantenere", Galan riconosce che i rilievi del magistrato "hanno un
fondamento", e ritiene che servano "provvedimenti sensati e non
demagogici". Ma per il segretario regionale del Pd, Paolo Giaretta,
l’ordinanza è solo "una bolla mediatica".

"Inutile, figlia di una campagna demagogica che
moltiplica le paure – spiega il sociologo Gianfranco Bettin – ma la paura c’è,
il problema esiste e va affrontato". Anche il sindaco di Padova Flavio
Zanonato, del Pd, la ritiene "una risposta sbagliata". Perché
"un sindaco non si può inventare una commissione che può decidere chi sta
e chi non sta nel territorio comunale".

E non è un caso che nell’elenco dei comuni che hanno
seguito l’esempio di Cittadella non ci sia Arzignano, il paese vicentino più
"straniero" del Veneto. Su 25.300 abitanti, 4.600 sono stranieri, il
18,5%, e alla scuola materna i bambini di altri paesi superano quelli italiani:
arrivano al 60%. Un modello di convivenza? "Non esageriamo – si schermisce
il sindaco Stefano Fracasso, del Pd – diciamo che è un laboratorio di
convivenza civile. Sono anni che affrontiamo questo problema con molto
pragmatismo e senza pregiudizi ideologici. Anzitutto facendo rispettare le
regole, che sono regole per tutti. E senza buonismo, perché solo così i
cittadini capiscono e accettano gli interventi di integrazione".

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