Ondata xenofoba

Dalle campagne mediatiche ai tristi fatti di cronaca
Marco Visintin,
Redazione Melting Pot

A
poco più di dieci giorni dall’uscita del decreto sulle espulsioni per i
cittadini comunitari, provvedimento che ha ampliato i poteri dei prefetti di
decidere sulla necessità di allontanare o meno una persona in nome della
sicurezza pubblica, la “nuova politica” del Governo sulle migrazioni interne
all’Unione Europea sta dando i suoi tristi frutti.

scritta su negozio romeno Dall’uscita
delle nuove regole che hanno di fatto semplificato l’espulsione dei cittadini
europei dall’Italia, e che paradossalmente ha legittimato il loro trattenimento
nei Cpt, stiamo assistendo ad un’ondata di xenofobia molto pericolosa. Fin da
subito diverse voci avevano lanciato l’allarme, dal premier rumeno alla società
civile italiana, la paura che il decreto del Governo legittimasse atti razzisti
trova conferma nelle aggressioni riportate ogni giorno dai media. I pestaggi
nelle strade, gli insulti nei mezzi pubblici, gli slogan pieni di odio sui
muri, la bomba carta contro un negozio gestito da rumeni, sono solo esempi di
una triste e pericolosa lista che si allunga ogni giorno.

Un’ondata
xenofoba fomentata da quel razzismo di fondo con cui quotidianamente vengono
condite le informazioni dei media nazionali e locali, una campagna mediatica
doppiamente funzionale alla deriva securitaria che sta attraversando le
istituzioni pubbliche, siano esse locali come i Comuni o nazionali come il
Governo. Doppiamente funzionale perchè da un lato creano le condizioni
mediatiche e pubbliche per l’approvazione di leggi sempre più razziste e
portatrici di esclusione sociale e dall’altro lato, attraverso la “paura”
indotta, legittimano risposte barbare e xenofobe all’esigenza di sicurezza,
un’esigenza spesso fomentata o per lo meno amplificata.

Davanti
a questo scenario è sempre più evidente che non possono essere gli “aggiustamenti”
in fase di conversione in legge del decreto a cambiare la situazione, anzi,
diventa ancora più plateale la “farsa” con cui alcuni partiti cercano di
salvare la faccia agli occhi di una propria base sempre più scontenta e
sfiduciata di fronte a questa rincorsa verso destra che sta portando avanti
questo Governo.

La
continua criminalizzazione dei migranti, e le leggi repressive promulgate
sull’onda della stessa, sta assumendo uno scopo preciso e cioè quello di
giustificare un inasprimento delle regole che tengono “sotto ricatto” i
migranti a discapito di quei dibattiti che vedono i cittadini stranieri al
centro di percorsi per l’ottenimento dei diritti di cittadinanza. La stessa
riforma Amato-Ferrero trova un suo giustificato stop all’interno di questa
campagna. Una riforma che non toccherebbe comunque i nodi nevralgici dello
sfruttamento legalizzato della Bossi-Fini, nodi come il legame fra lavoro e
permesso di soggiorno o come il sistema di ingresso tramite il decreto flussi.

A
poco servono le belle parole e le promesse piene di buoni propositi di alcuni
esponenti del Governo quando gli stessi ammettono di essere succubi delle
campagne mediatiche ammettendo così che il dibattito politico, e soprattutto le
scelte politiche, possono spostarsi dal Parlamento agli studi televisivi.
Parole e promesse che inoltre si scontrano con i fatti, con gli sgomberi dei
campi rom, con le retate, con i controlli a tappeto; quando le azioni delle
forze di polizia, che sono gli esecutori pratici delle “teorie” espresse dalle
leggi, prendono sfumature razziste, è un fatto molto grave.

Permettere,
volutamente o meno, di farsi scavalcare dalle campagne mediatiche non può
legittimare l’immobilismo di un Governo di fronte alle vere problematicità che
vivono i migranti in Italia. La mancanza di un decreto flussi realmente
ponderato anche sulle necessità dei migranti e non solo sulle necessità del
“sistema italia”, sistema sempre più fondato sullo sfruttamento e sulla
precarizzazione dei lavoratori migranti, smaschera le reali intenzioni di
questo Governo. Vedremo, appena sarà pubblicato, se per esempio quest’anno il
decreto flussi permetterà di evitare quel pericolosissimo viaggio a ritroso
verso il proprio paese d’origine che moltissimi migranti già presenti
clandestinamente in Italia sono obbligati a compiere per ritirare il loro visto
d’ingresso dopo aver presentato la domanda all’interno del sistema delle quote.
Sarebbe un piccolo esempio di buona volontà.

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