Limite invalicabile

La chiusura del
valico di Erez intrappola le calciatrici di Gaza, ma anche diversi malati
di Naoki Tomasini – fonte: Peacereporter

il valico di EretzUna squadra femminile di calcio palestinese è stata
bloccata al valico di Eretz, al confine tra Iraele e Striscia di Gaza. Erano
dirette in Italia per una manifestazione di sport e solidarietà. Eretz è
chiuso, ma ad attendere il passaggio non ci sono solo le sportive di Gaza. Nei
giorni scorsi si sono visti proibire l’ingresso in Israele anche 16 malati
gravi, con un regolare permesso per raggiungere le strutture sanitarie in
Cisgiordania e in Israele. Si tratta di malati di cuore, di persone con un
tumore e diversi altri casi che richiedono cure urgenti. Due di loro sono morti
Inizia la nuova stagione di Sport Sotto Assedio, la carovana dell’organizzazione Jalla, che porta lo sport e la
solidarietà in giro per l’Italia. Protagoniste quest’anno sono le ragazze
palestinesi di due squadre, una di calcio, l’altra di basket. Lunedì a Milano
c’è stato il primo appuntamento che, però, è stato segnato dall’assenza di una
delle squadre.

                      

Spot sotto assedio

 

Per sport. Le giocatrici di basket,
provenienti dal campo profughi di Dehishe, vicino a Betlemme, sono scese sul
parquet contro le loro coetanee italiane, mentre le calciatrici si trovano
ancora in Palestina. Vivono a Gaza città le otto ragazze della squadra di
calcetto, sono tutte studentesse all’università di Al Aqsa. Nonostante gli
accordi per il transito ragiunti con l’autorità israeliana, al momento del loro
arrivo al valico di Erez, nel nord della Striscia di Gaza al confine con
Israele, sono state fermate e rimandate indietro. “Al Aqsa è la mia squadra”
hanno scritto su un cartellone le studentesse milanesi che avrebbero dovuto
affrontarle. Permettere a un giovane palestinese di staccarsi dalla sua
drammatica esistenza quotidiana per scoprire come vivono i suoi coetanei in
Italia è un impegno complesso, ma anche un’occasione per molti irripetibile,
specialmente per quanti provengono dalla Striscia di Gaza. Già negli anni
passati i giovani sportivi palestinesi avevano avuto difficoltà a lasciare i
territori occupati, ma quest’anno la situazione sembra riflettere
particolarmente bene quanto accade nei territori palestinesi, dove dallo scorso
giugno la Cisgiordania
gode di uno status privilegiato, mentre la Striscia di Gaza, controllata da Hamas, è
formalmente un’entità nemica. “Gli organizzatori della manifestazione -spiega
Luca Colombo di Jalla- sono impegnati a fare pressione sulle autorità italiane
perché intercedano con quelle israeliane, nella speranza che le ragazze
riescano a partire entro il 9 novembre, in tempo per i prossimi incontri”. La
protesta è arrivata fino a Roma, dove il ministro degli Esteri D’alema e la sua
vice Sentinelli hanno promesso di dare una mano, ma il fatto che le ragazze
siano state bloccate nonostante un precedente accordo non lascia ben sperare.
Il valico è stato chiuso il 28 di ottobre per ragioni di sicurezza, che per
Israele hanno la precenenza su tutto.

 

donna e bambino palestinesi attendono al valico di EretzPer guarire. Eretz è chiuso, ma ad attendere il
passaggio non ci sono solo le sportive di Gaza. Nei giorni scorsi si sono visti
proibire l’ingresso in Israele anche 16 malati gravi, con un regolare permesso
per raggiungere le strutture sanitarie in Cisgiordania e in Israele. Si tratta
di malati di cuore, di persone con un tumore e diversi altri casi che richiedono
cure urgenti. L’organizzazione israeliana Phisicians for Human Rights ha
iniziato una campagna per chiedere la riapertura del valico e l’avvio di
inchieste per appurare come e perchè sia stato negato l’accesso a due persone
in gravi condizioni, che poi sono morte. Il 22 ottobre scorso Nimir Huhaiber,
77 anni, ricevette il permesso per curare i suoi problemi cardiaci in Israele,
ma al suo primo tentativo di raggiungere Eretz fu costretto a fare marcia
indietro per gli spari dei soldati israeliani contro l’ambulanza che lo
trasportava. L’indomani, dopo aver rinnovato il coordinamento per il passaggio
del confine, Nimr tornò in ambulanza a Eretz ma, dopo tre ore di attesa,
l’ambulanza fu costretta a tornare all’ospedale di Gaza per rifornirsi di
ossigeno. Un viaggio di due ore durante le quali l’uomo venne lasciato
sull’asfalto, sotto il sole, al confine. A quel punto i soldati gli dissero che
non poteva più passare. Nimr è morto poco dopo il suo ritorno a Gaza. La
seconda vittima è stata un ragazzo di 23 anni, Mahmoud Taha, che doveva curare
il cancro all’intestino presso l’ospedale di Tel Hashomer, in Israele. Ricevuto
il permesso di uscita dalla Striscia, Taher si recò a Eretz con il padre.
Quest’ultimo venne arrestato e lui dovette tornare da solo a Khan Younis. Con
l’aiuto di Phisicians for Human Rights Taher ottenne un nuovo permesso di
transito per il 28 ottobre. Raggiunse di nuovo il valico, dove venne fatto
attendere per otto ore prima di passare. Un’attesa fatale. Taher è morto lungo
la via che lo portava all’ospedale. 

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