La legge di Sarko

Il Parlamento francese discute la
controversa riforma dell'immigrazione

di Luca
Galassi – fonte: Peacereporter

Il presidente francese Nicolas SarkozyL'ingresso in una Francia aperta e tollerante non sarà più
una realtà per i migranti arabi o africani, e per i loro parenti. Presto, sarà
forse solo un sogno. A volte, un vero e proprio incubo. La proposta di riforma
della legge sull'immigrazione, in discussione in questi giorni al Parlamento
francese, introduce una serie di provvedimenti che vanno dall'obbligo di
conoscenza del francese per i nuovi arrivati all'introduzione del test del Dna
per accertare l'esistenza di un reale legame biologico con il richiedente. Un
test che, ovviamente, sarà a spese dell'immigrato.

L'ingresso in una Francia aperta e tollerante non sarà più
una realtà per i migranti arabi o africani, e per i loro parenti. Presto, sarà
forse solo un sogno. A volte, un vero e proprio incubo. La stretta legislativa
che il Parlamento francese si appresta a discutere, e sicuramente a votare, nei
prossimi due giorni, rappresenta uno dei provvedimenti protezionistici più duri
a livello europeo nel campo dell'immigrazione. Nonostante il sorprendente
invito del Commissario europeo alla Giustizia, Franco Frattini, a
"cambiare il tradizionale modo di pensare" riguardo all'immigrazione,
e a vederla, quando ben gestita, come "un arricchimento e un fenomeno
inevitabile del mondo attuale" piuttosto che come "una
minaccia", il presidente francese Nicolas Sarkozy introdurrà misure che
limiteranno notevolmente l'ingresso di nuove risorse umane e faranno discutere
lungamente i difensori dei diritti umani e delle libertà civili.

Immigrati in codaLa prova biologica.
Sarkozy,
che ha
già promesso quote di espulsione di 25 mila immigrati irregolari all'anno, ha
elaborato una serie di provvedimenti che vanno dall'obbligo di conoscenza del
francese all'introduzione del test del Dna, ovviamente a carico dell'immigrato.
La proposta di legge per i ricongiungimenti familiari prevede infatti che i
nuovi, potenziali cittadini francesi al di sopra dei 16 anni si sottopongano a
un colloquio nei loro Paesi per dimostrare di padroneggiare la lingua e
conoscere i 'valori civici' del Paese nel quale arriveranno. I richiedenti
dovranno garantire per la 'buona condotta' dei loro figli, provando di avere
stipendi non inferiori ai 1.600 euro al mese per poterli mantenere. Se un
funzionario dell'ufficio immigrazione dubita che i futuri immigrati abbiano un
legame di sangue con il richiedente, potrà obbligarli a effettuare – a proprie
spese – il test del Dna. Tale misura, introdotta solo di recente dagli
estensori della legge, tra cui Thierry Mariani, deputato dell'Ump, uomo di
fiducia del presidente, si è resa necessaria – ha spiegato lo stesso Mariani –
per limitare le crescenti frodi burocratiche. Secondo uno studio condotto da un
altro deputato dell'Assemblea parlamentare francese, Adrien Gouteyron, almeno
la metà dei certificati di nascita o di matrimonio di cittadini di Stati
africani come il Togo, il Senegal o la
Costa d'Avorio, sarebbero falsi.

 

La protesta delle BanlieuesLa prova
del fuoco: le banlieues.
La
percezione della nuova legge in materia d'immigrazione nella società francese è
variabile. A sinistra, è considerata un tradimento degli ideali di solidarietà,
uguaglianza, accoglienza, storicamente patrimonio della Francia. Il partito
socialista è troppo concentrato sulla polemica interna Jospin-Royale per poter
esibire in aula un'opposizione compatta e unitaria alla legge. La maggioranza
conservatrice, che aveva storto il naso per concessioni troppo generose sul
welfare, non potrà che approvare a pieni voti la legge. Il terreno sul quale lo
scontro si farà aperto sarà probabilmente quello delle banlieue. Nei sobborghi
parigini, per gli immigrati

Questa voce è stata pubblicata in razzismo /cpt / migranti /società / movimenti / pace / diritti. Contrassegna il permalink.