Scafisti? No, avevano l’ok

«Scafisti? No, avevano l'ok»

di Cinzia Gubbini

 
Loufti Nouira è uno dei proprietari delle
navi da pesca che hanno partecipato al soccorso di 44 immigrati al
largo di Lampedusa. Ora sette dei suoi pescatori sono in arresto per
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «Io c'ero, e la
Capitaneria ci ha autorizzato. La prossima volta non ci avvicineremo
più»

«Le sette persone arrestate in Italia fanno
parte della mia flotta di pescatori. Ma quali trafficanti? E poi io non
capisco: è stata la Capitaneria a dirci che potevamo entrare in
Italia». A parlare al telefono da Teboulba, una località vicino alla
città tunisina di Monastir, è Loutfi Nouira proprietario della nave da
pesca Fakhr-Ed-Dina. Parla poco francese, ed è allora il signor Ben
Abdelak – alle spalle diciassette anni in Italia – a tradurre le sue
parole. «I quattro fratelli Noura sono miei clienti, depositano il
pesce nella mia ghiacciaia, ho una ditta qui. I Nouira hanno le navi
più grandi di Teboulba. In questi giorni anche io gli sto dando una
mano per capire che è successo». Infatti: cos'è successo? Da dieci
giorni in carcere ad Agrigento ci sono sette pescatori della flotta dei
Nouira accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a fini
di lucro. Avrebbero abilmente simulato il soccorso di 44 persone, tra
cui undici donne di cui due incinte e due bambini, per poi avere l'ok
dalla Capitaneria di Porto per entrare in Italia. Ingresso che la
Capitaneria dice di aver negato. Ma Loutfi, che era in mare accanto ai
suoi pescherecci alla guida della sua barca che vale 600 mila euro,
ribalta completamente la prospettiva: «Comportandosi così l'Italia non
fa altro che scoraggiare i pescatori a salvare vite umane in mare».
Signor Nouira, come mai su quei pescherecci manca l'attrezzatura da pesca?
Ma
è normale: quelle due sono le barche che servono per fare
illuminazione. Noi peschiamo pesce azzurro. Ogni squadra è composta da
tre navi: quella più grande, che pesca, quella media, che aiuta con le
reti, e quella piccola che deve solo illuminare.
Cos'è accaduto l'8 agosto?
Alle
8 di mattina la barca piccola ha visto un gommone che aveva bucato.
C'erano a bordo più di quaranta persone che stavano morendo. Tra di
loro donne incinte e bambini. Sono andati vicino, ma prima di toccarli
hanno chiamato le autorità tunisine e quelle italiane. E hanno avuto
l'ok per aiutare. Così le hanno caricate sulle barche. Il mare era
mosso. Poi è arrivata anche una nave italiana (la nave della Marina
Vega, ndr). Volevano prenderli a bordo loro, ma non è stato possibile
per il mare che si faceva brutto e per la nave che era troppo alta.
Così hanno detto: entrate in Italia non c'è problema.
Ma le autorità italiane dicono che non hanno dato l'ok
No,
sbagliato. Hanno detto li prendiamo noi, in Italia. Il trasbordo sulla
nave italiana era iniziato: gli abbiamo passato il bambino più piccolo,
a cui è stato dato il soccorso necessario. Ma poi, quando hanno visto
che non era possibile fare salire tutti gli altri, hanno restituito il
bambino alla madre, che era su uno dei pescherecci, e hanno detto:
seguiteci.
In che posizione eravate?
Circa 12 miglia dall'isola di Lampedusa.
Ma quante erano le navi grandi presenti e perché sono tornate indietro?
Ce
ne erano tre: la Kalil Allah, la Karim Allah che sono dei miei
fratelli, e poi la mia. Ce ne siamo andati perché hanno detto che era
tutto ok. Ma insomma: guardi che ci conoscono tutti qua, mica perdiamo
170 mila euro, che è quanto costa ogni peschereccio sequestrato, per
quattro persone africane. Qui abbiamo tutti i numeri dell'Italia.
Perché qui succede che quelli che vogliono andare in Italia ci rubano
le barche. Allora quando succede noi chiamiamo per avvertire. Di
problemi ne abbiamo tanti: due settimane fa quaranta clandestini sono
saliti su un peschereccio per sequestrarlo. I pescatori adesso sono
sempre di guardia.
Quanto sta perdendo?
Ogni due
giorni sono 20 mila o 30 mila dinari (tra i 12 e i 18 mila euro). Le
barche grandi non possono lavorare senza i pescherecci.
Ma lo sa che gli immigrati raccontano che voi pescatori non vi fermate mai ad aiutarli?
Diamo
pane e acqua. Ma soccorrerli, no, quello solo se ci sono donne e
bambini, e sempre dopo aver chiesto l'ok. No che non li aiutiamo, vede
poi che succede? Io gliel'ho detto alla Marina italiana: voi volete che
nessuno arrivi più. La prossima volta, anche se vediamo persone che
stanno morendo, neanche ci avviciniamo, capito?

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