Il lato oscuro del calcio

contrastoAdriano, Eto'o o Drogba rappresentano un modello da emulare per molti adolescenti africani o latinoamericani, non solo per le loro magie sui campi di calcio ma soprattutto come esempio da seguire per sfuggire a un destino chiamato povertà. Notorietà, soldi e successo sembrano, ai più, facili traguardi da raggiungere, ma sfortunatamente solo pochi ce la fanno. Alcuni finiscono in squadre di medio livello e molti si ritrovano in Europa senza neppure un contratto, vittime inconsapevoli di un traffico umano divenuto triste realtà. (Fonte: Europarlamento)

Un vero e proprio traffico umano
 
Consci di questo sogno, alcuni agenti propongono alle famiglie dei baby-calciatori il rimborso dei costi di trasporto per raggiungere l'Europa, dove sovente non ottengono il contratto sperato. La FIFA, nel suo regolamento, vieta esplicitamente ai ragazzi minorenni di intraprendere questo viaggio delle speranza, ma molti agenti provvedono a falsificare i documenti di identità.
 
Una volta nel vecchio continente, debbono fare i conti con permessi di soggiorno scaduti e ristrettezze economiche, abbandonati a se stessi e preda di facili raggiri, come dichiarato da Jean-Claude Mbvoumin, dell'ONG Football solidale ed ex-calciatore professionista camerunense, in occasione della conferenza organizzata lo scorso 28 febbraio dal Parlamento europeo dal titolo “Sport e istruzione". Mbvoumin ha parlato chiaramente di "traffico di giovani giocatori" provenienti principalmente dal continente africano, merce a "buon mercato" nel rapporto qualità/prezzo. "Le squadre di calcio spesso li comprano per poi rivenderli, ha affermato Mbvoumin, e in moltissimi casi il risultato finale è che vengono coinvolti in attività illecite".
 
Calcio come canale d'immigrazione
 
La Francia rappresenta il sogno proibito, "la prima meta" per i giovani giocatori africani. Solo nel periodo 2005-2006, il 48% dei giocatori della Ligue 1 Orange erano stranieri, con una media d'età di 18,6 anni. Ma la Francia non è il solo paese europeo interessato, l'ultimo scandalo riguarda il calcio danese, reo del traffico di giovani giocatori dalla Nigeria.
 
UEFA e FIFA sono consapevoli di questo problema. Lars-Christer Olsson, direttore generale dell'UEFA ha affermato che la situazione è "allarmante" e che il traffico dall'America Latina e dall'Africa verso l'Europa rappresenta un problema serio da risolvere". L'eurodeputato francese Guy Bono (gruppo socialista), impegnato nella relazione sul “calcio professionistico”, al voto nella plenaria di marzo, ha affermato che "si può parlare di veri e propri canali d'immigrazione clandestini". "Questi fatti sono scandalosi, ha aggiunto Bono, e riguardano tutti gli Stati membri…l'Europa deve agire!".
 
Nel corso dell'audizione, Jean-Claude Mbvoumin ha chiesto il sostegno del Parlamento europeo per istituire una "Carta della solidarietà nel calcio" e la creazione di centri d'informazione in Africa per prevenire false illusioni e far fronte alla pratica del  traffico umano. Secondo la rivista indipendente europea "Sport review" del 2006, c'è bisogno di cooperazione assieme ai servizi di immigrazione e ai centri nazionali di controllo del lavoro, in particolar modo per esaminare il rilascio di visti di breve periodo e i certificati relativi al trasferimento internazionale, così da scoraggiare  il "traffico di giovani giocatori". "Le società di calcio debbono impegnarsi a dare a questi giocatori la possibilità di ritornare in patria, qualora la prova non si concluda positivamente", ha aggiunto Bono.
 
La regola dell'"Home grown players"
 
La UEFA ha recentemente introdotto una nuova regola che promuove l'istruzione dei giovani giocatori, la cosiddetta "Home grown players", ovvero la presenza di un minimio di calciatori originari della zona di provenienza della squadra di calcio d'appartenenza.  "Il calcio non è solo denaro e diritti televisivi, ha concluso Jean-Claude Mbvoumin, ci sono altre cose importanti come queste giovani persone".

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