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Fortress Europe –
Pubblicato il rapporto di settembre
L’ osservatorio sulle
vittime dell’immigrazione
Fonte Meltingpot
Più informazioni sul sito fortresseurope.blogspot.com
99 migranti hanno perso la vita sulle rotte
dell’immigrazione clandestina a Settembre. Erano stati 243 ad agosto, 1.096 le
vittime dall’inizio dell’anno. 43 morti alle Canarie; 19 al largo dell’isola
francese di Mayotte, nell’Oceano Indiano; 11 tra l’Algeria e le coste andaluse;
13 nel Canale di Sicilia e 10
in Grecia. Assiderate alla frontiera polacca con
l’Ucraina tre bambine che attraversavano a piedi il confine accompagnate dalla
madre cecena. Gli sbarchi diminuiscono (-75% in Spagna e –7% in Italia), ma tra
la Libia e
Lampedusa non sono mai state così tante le vittime: già 500 nei primi nove mesi
del 2007, contro le 302 di tutto il 2006. E mentre a Misratah continua il
calvario dei 600 detenuti eritrei, Frattini chiede più fondi per Frontex e
annuncia un patto con la Libia. Continua a leggere
«La nostra rivolta
contro i rimpatri»
Reportage Nel cpt di
Gradisca, dopo la ribellione
di Orsola Casagrande – da Il Manifesto del 2 Ottobre 2007
A una settimana dalle
botte e dai lacrimogeni che hanno intossicato una bimba di otto mesi, 50
egiziani sono stati espulsi e gli altri temono la stessa sorte. Nonostante
siano richiedenti asilo.
Il centro di detenzione di Gradisca ha il volto piccino di
una bimba di otto mesi. Seduta su un letto (in una stanza dove ce ne sono sei)
la piccola guarda smarrita e curiosa quei visi bianchi che scattano foto,
riprendono con telecamere, parlano. «Ho avuto tanta paura», sussurra in inglese
la giovane mamma. Viene dall’Etiopia. Ha viaggiato con la sorella e con la
figlioletta. «Ci siamo tanto preoccupate», dicono all’unisono le altre donne
della camerata. «Quella notte ci hanno chiuso dentro… c’era quell’odore che
ti prendeva alla gola». Frammenti di frasi. Quella notte è la notte di domenica
scorsa, la notte della «rivolta degli egiziani». L’odore acre è quello dei lacrimogeni.
La piccola è stata portata in ospedale con segni di soffocamento. Adesso tutti,
gli operatori della cooperativa Minerva che ha in gestione il centro di
detenzione di Gradisca e il funzionario della prefettura che ci accompagna,
ripetono che «non è successo nulla. La bambina sta benissimo. Abbiamo i referti
dell’ospedale». Se nulla è stare chiusa in quello che a tutti gli effetti è un
carcere, sbarre ovunque, porte chiuse a chiave alla notte rischiando il
soffocamento per gas lacrimogeni, allora non è successo nulla. Continua a leggere
I muri e le gabbie
del Cpt di Gradisca
di Riccardo Bottazzo – tratto da: Carta.org
A Gradisca di Isonzo, in provincia di Gorizia, a un numero
civico inesistente di via Udine, corrisponde un muro di cemento. Dietro il muro
c’è una garitta presidiata da poliziotti armati. Passata la garitta, si entra
in un cortile d’asfalto e ci si trova davanti a un altro muro. Dietro il
secondo muro, c’è una cancellata di sbarre d’acciaio. Dentro la cancellata ci
sono le gabbie, chiuse con altre inferriate che salgono sino al cielo. In
ognuna di queste gabbie, c’è una cella. Nella prima di queste celle, ci sono un
cesso senza porta, otto brande sfatte e un materasso buttato per terra. In una
delle brande disfatte, gioca una bambina di otto mesi. Qualche giorno fa la
bambina è stata ricoverata d’urgenza in ospedale perché intossicata da una
pioggia di lacrimogeni, lanciati dai poliziotti per cercare di bloccare un
tentativo di evasione. La bambina era chiusa dentro la gabbia con sua madre e
non poteva neppure scappare all’aperto. Se tutto ciò vi pare «normale»,
«accettabile» o in qualche misura «giustificabile», potete anche fare a meno di
continuare la lettura dell’articolo. Continua a leggere
Mauro Biani tra i vincitori del 35° Premio Satira Politica di Forte dei Marmi
Sono felicissimo per questo riconoscimento così importante (e così meritato!) ricevuto dal mio amico e fratello Mauro Biani che da queste pagine, tanto spesso impreziosite dai suoi disegni, voglio pubblicamente abbracciare
con tanto affetto. Matteo
comunicato stampa: i vincitori e relative motivazioni
Marco Travaglio, Antonio Ricci, Antonio Di Bella, Francesco Piccolo, Giobbe
Covatta, Andrea Rivera, Lucia Ocone, Plantu, Fabrizio Fabbri, Mauro Biani, Roberta Barbuto.
Sono questi i nomi dei vincitori delle sezioni:
(rispettivamente) giornalismo, alla carriera, radio, libro, teatro, tv, parodia, disegno satirico internazionale, disegno satirico italiano, web, tesi di laurea.
MAURO BIANI (satira sul web) Nel web dei nuovi tribuni, c’è chi fa satira come un “rutto ringhioso al potere, agli intoccabili, a chi si sente depositario della ‘serietà’”. Questi è Mauro Biani, il vignettista italiano più impegnato della rete, che frequenta sin dai tempi del Gran baol, fino ad arrivare al suo popolarissimo blog e alle sue innumerevoli collaborazioni: da MegaChip, ad Arcoiris a Macchianera e tanti altri. Satira senza sconti, senza perbenismi, senza censure, ma sottilmente impregnata di un fine pedagogico che rifugge al sorriso compiacente per parlare e far riflettere.
(Leggi tutto sul Blog di Mauro Biani)
POSSONO TAGLIARE TUTTI I
FIORI…
MA NON RIUSCIRANNO A
FERMARE LA PRIMAVERA!
Pablo Neruda
VICINI E SOLIDALI CON
IL POPOLO BIRMANO IN LOTTA
Intervista a Moni
Ovadia che lancia una proposta e denuncia l'ondata xenofoba e razzista: «E'
nazifascismo» «Diamo il Nobel per la
pace al popolo Rom» di Tonino Bucci
«Sono comportamenti nazifascisti. Non ho altre parole per
definirli. Guai a noi se sottovalutiamo questi fenomeni e guai alla sinistra se
non capisce che c'è un filo nero nella storia italiana, un problema irrisolto
della nostra memoria con il fascismo». Non ci prova neppure Moni Ovadia a
tenere sotto controllo l'indignazione. Impossibile per questo artista ebreo
nato a Plovdiv, in Bulgaria, e milanese per adozione, musicista e autore di
teatro, immaginare che ai giorni nostri si possa ancora inneggiare ai pogrom
soltanto perché c'è qualcuno che viene dall'altra parte di un confine.
Linciaggi, aggressioni, spedizioni punitive e, negli ultimi giorni, assalti di
ronde armate ai campi Rom di Pavia, Milano e Roma: c'è un escalation in questi
episodi che dimostra «uno scivolamento del senso comune». Già, non sono solo
gruppi isolati. Attorno a loro, nelle periferie dimenticate delle metropoli, si
respira approvazione. Si allentano tabù, crollano inibizioni, si incitano gli
aggressori, scompare persino la vergogna nel pronunciare frasi un tempo
impronunciabili. "Bruciateli vivi". Continua a leggere
Un calcio alla discriminazione
Il Mondiale di calcio
degli omosessuali sbarca in America Latina sfidando il machismo di Stella
Spinelli – fonte PeaceReporterPer non discriminare, per ricordare a tutti che non
esistono differenze. Anche per questi motivi si svolgono a Buenos Aires dal 23
al 29 settembre i campionati del mondo di calcio per omosessuali.E' la prima
volta che una manifestazione di questo tipo fa tappa in sudamerica, regione del
mondo dove l'omofobia e il machismo sono da sempre considerati normalità.
Di Mondiali non ce n’è solo uno. Da un po’ di tempo,
quello che la Fifa,
massima autorità internazionale del calcio, organizza ogni quattro anni, non
vanta più l’esclusiva. Ne hanno realizzato un altro, ormai alla sua quinta
edizione: si svolgerà dal 23 al 29 settembre 2007 e si terrà a Buenos Aires. È
quello degli omosessuali, ideato dall’Associazione internazionale di Calcio Gay
e Lesbiche (Iglfa) . Continua a leggere
Una storia come tante, di detenuti
innocenti nei cpt italiani
di Anna
Autiero Fonte: Peacereporter
Cesaria stamattina si è alzata già stanca. Fa più caldo
del solito. La stanza è piccola: quattro letti a castello e le grate alla finestra. Con lei ci sono altre
tre donne; stanotte una di loro piangeva, ma Cesaria non l'ha consolata.
Avrebbe voluto, ma non parla la sua stessa lingua. E adesso un altro giorno;
Cesaria pensa a come poter fare per renderlo più breve.
Chiusi in gabbia. Sono 48 giorni che è rinchiusa
nel centro di permanenza temporanea (Cpt), 48 giorni uno uguale all’altro:
qualche ora in quella che chiamano “area benessere” (una stanza con un tavolo,
quattro sedie e un distributore di bevande), una boccata d’aria nel cortiletto,
magari da lì si sentono le voci dei ragazzi che giocano a pallone nel cortile
del “modulo abitativo” maschile. Cesaria si è sempre chiesta come fa a girarci
la palla, in quel buco da quattro metri per quattro. Vorrebbe vedere sua
sorella, ma come lei è un'immigrata
clandestina, e non può avere il permesso dalla Prefettura per venire a trovarla. Ogni uomo è nato libero ed uguale. Ma Cesaria si chiede perché è qui per la quarta volta, in
fondo non ha fatto nulla di male, non è una criminale. Per quattro volte è
stata fermata dalla polizia e portata nello stesso centro perché non ha il
permesso di soggiorno e deve essere rimpatriata. Per ben tre volte, dopo la
detenzione, è stata messa con la forza su un aereo di linea con
destinazione Brasile, il suo Paese. Ma
Cesaria non ha mai fatto ritorno a casa, era troppo grande la vergogna di
raccontare un progetto fallito.
Così ogni volta è riuscita a ritornare in Italia, e
forse anche questa volta avrà la forza
di ricominciare a sperare. Continua a leggere
Gradisca d’Isonzo – Rompiamo il
silenzio:
commenti e riflessioni nelle parole di chi si indigna
tratto da
Globalproject.info
Quello che è accaduto nella giornata di lunedì 24 febbraio
all’interno del Cpt di Gradisca ha scosso le coscienze di quanti e quante
trovano indegno e disumano il trattamento della detenzione amministrativa
all’interno dei Cpt, ed altresì la vergognosa modalità di intervento da parte
delle forze dell’ordine per "sedare" la rivolta stessa.
Una rivolta che ha provocato numerosi feriti fra i
migranti rinchiusi all’interno del Cpt, fra i quali una bimba di soli otto mesi
intossicata dal fumo dei lacrimogeni.
Pensiamo che non sia più possibile continuare a porre lo
sguardo dall’altra parte.
E lo pensa anche chi – in questa pagina – ha deciso di
lasciare la propria testimonianza in merito alla vicenda di lunedì e non solo.
Per continuare a tenere alta l’attenzione in merito a
questa vicenda, lasciamo spazio alla voce di chi – colpito dalla vicenda – ha
voluto esprimere la propria indignazione. Continua a leggere