Sull’altipiano andino
i delegati hanno dato vita a un progetto che ridà loro dignità e speranza
di Diletta Varlese – Oruro (Bolivia)
Oruro, altipiano andino, 230 km dalla capitale La Paz.
Vento secco e
freddo, l’altitudine dei 4.200
metri si fa sentire battendo forte sulle tempie.
Nell’Università tecnica della città sono stati convocati i rappresentati
dell’ assemblea costituente: all’appello hanno risposto in 165 poco più del
quorum necessario per rendere valida la plenaria. Caricati su tre autobus, la mattina, e trasferiti di gran
carriera nella roccaforte del Mas, il partito di Evo Morales. Oruro non è stata
scelta a caso: qui gli indigeni aymara la fan da padrone, ed è certo che non ci
saranno oppositori del governo che avranno voglia di protestare, come è
successo a Sucre due settimane fa (4 morti e 100 feriti). «Pensavamo di riunirci nel Chapare durante la settimana –
la zona del tropico di Cochabamba, territorio dei cocaleros di Morales -, ma
l’approvazione della costituzione non può aspettare», ha annunciato in
mattinata la presidenza dell’Assemblea. Tempo massimo della plenaria 16 ore, e
i 408 articoli della nuova costituzione devono essere approvati «sì o sì», come
si usa dire in modo perentorio da queste parti. Fuori dall’Università gli uomini e donne aymara e
quachuwa, bandiere della Bolivia e wipala, la bandiera a scacchi multicolore
che rappresenta il quollasuyo, la nazione indigena delle Ande. Centinaia i cartelli inneggiano alla nuova costituzione,
alla mano dura contro i separatisti delle regioni d’oriente, contro i ricchi
terratenientes e, ovviamente, in favore del presidente indigeno, Evo Morales,
quello che «ha fatto il miracolo». Continua a leggere→