Proteste
dei migranti in Italia di fronte alle poste e in Francia contro le espulsioni
dei Rom. Quale connessione? Se i cittadini neocomunitari diventano i nuovi
’banlieusards’ d’Europa Il I dicembre è giornata di mobilitazione per i diritti
dei migranti.
di Alessandra Sciurba (Progetto Melting Pot Europa).
In
Italia l’appuntamento è davanti alle Poste per contestare un sistema burocratico
lento e disagevole che per di più rappresenta un ulteriore modalità di
sfruttamento e speculazione economica rispetto alla presenza dei migranti sul
territorio. Il I dicembre, però, anche in Francia è previsto che accada
qualcosa. I collettivi dei Sans-papier e soprattuttro i collettivi Rom hanno
infatti stabilito di manifestare per ragioni diverse da quelle italiane ma
assolutamente connesse e contigue: le retate e le espulsioni collettive dei
cittadini dell’est Europa.
In Francia, come in Italia, come in Spagna e in generale
negli Stati mebri di vecchia adesione, si continua ad assistere ad espulsioni
sommarie di migranti che sempre più riguardano anche i cittadini ormai divenuti
‘comunitari’. La
mitologica ‘emergenza Rom’ che ha portato il governo italiano all’emanazione di
un decreto d’urgenza che permette l’espulsione dei cittadini europei di ‘serie
B’ appare assolutamente in linea con le tendenze che investono anche tutti gli
altri paesi ‘forti’ dell’Ue.
La manifestazione francese ha il valore aggiunto di
approfondire un nuovo tipo di ragionamento sulla cittadinanza europea che lega
migranti e nuovi cittadini comunitari. Ma c’è di più. “I romeni e i bulgari sono i nuovi banlieusards
d’Europa”, si legge nel volantino che indice la
manifestazione parigina. Il chiaro riferimento è alle banlieus della capitale, esplose ancora
una volta nelle ultime notti, in cui milioni di donne, uomini, adolescenti,
bambini, famiglie, hanno formale accesso alla cittadinanza francese ma vedono
ogni giorno i loro diritti violati, negati, schiacciati dall’unica
manifestazione che i poteri costituiti sembrano dare loro di se stessi: la
repressione.
Allo stesso modo, la cittadinanza europea, lungi
dall’essere divenuta uno statuto capace di estendere e tutelare i diritti di un
sempre maggior numero di persone, sembra rappresentare ogni giorno di più un sistema di inclusione
differenziale di esseri umani che hanno differenti livelli di accesso ai
diritti a seconda dei redditi, della nazionalità, della (presunta e
strumentalizzata) etnia. In Francia si stanno muovendo ora i primi passi alla
ricerca di nuove modalità di connessione tra le lotte dei cittadini delle
banlieus – il cui posto nel tessuto sociale e urbano sembra il più evidente dei
simboli di un approccio coloniale alla popolazione mai superato – e dei non
cittadini sans papier che iniziano a comprendere che le richeste di
regolarizzazione non bastano più per mettersi al riparo dalle espulsioni e
dalle discriminazioni.
Come e più che in Francia anche in Italia non è facile
cogliere immediatamente questo passaggio per tutti coloro i quali hanno per
anni ragionato sulle differenza tra cittadini e non cittadini come elemento
fondamentale per comprendere le politiche migratorie e sicuritarie sempre
connesse tra loro. Proprio la realtà parigina ci insegna in realtà da tempo
come neppure la nazionalità rappresenti più un requisito sufficiente per
accedere ai diritti o stabilisca un regime di uguaglianza tra gli abitanti del
territorio dello Stato. Parigi
appare il simbolo di come la ‘sicurezza’ e il benessere di pochi vengano sempre
più costruiti e protetti a scapito di molti altri che dovrebbero silenziosamente
restare a guardare le mura dorate (più o meno visibili e più o meno materiali)
che circondano il potere (economico, politico, mediatico…).
Perdono
dunque senso le divisioni tra cittadini e non cittadini comunitari, tra
regolari e ‘clandestini’, tra francesi e non francesi, e sempre più anche tra
italiani e non italiani. Mentre torna ad acquistare un’importanza – che
ricorda il sistema del ‘grande internamento’ del XVII e XVIII secolo – la divisione tra ricchi e
poveri, tra gente ‘perbene’ e ‘sbandati’, tra soggetti obbedienti e
‘oppositori’ al sistema, definiti tali anche solo se propongono modelli
alternativi di vita.
Per tutti questi motivi è possibile e forse necessario legare tra loro le due giornate di
mobilitazione parigina e italiana e leggerle alla luce di un contesto molto più
ampio di quello nazionale o di quello ‘settoriale’ della lotta per i permessi
di soggiorno o per la sopravvivenza di una specifica categorie di persone
all’interno del territorio europeo: il problema della
regolarizzazione dei migranti incrocia quello delle espulsioni dei cittadini
comunitari e quello della repressione contro chiunque manifesti dissenso e
modalità anche solo di esistenza’ oltre che di resistenza in qualche modo non
previste. E quel che è in gioco, domani
di fronte alle poste italiane, nelle piazze parigine riempite dai collettivi
Rom in protesta o nelle contestazioni estreme degli abitanti delle banlieus,
sembra essere il modello
stesso della cittadinanza europea per come sta venendo costruita su basi
discriminatorie razziste e censitarie.