Ruspe contro gli ultimi

Padova – Ruspe e
ordinanze contro gli “ultimi della terra”

Ma in città parte la carovana solidale per l’emergenza inverno –
diritto ad
abitare
    fonte: Redazione Melting Pot Europa

”I poveri, i senza tetto, i senza reddito, gli ultimi, diventano
l’esubero di una società che continua a raccontare se stessa come spazio di
possibilità, mentre si incunea sempre più nel vortice dell’esclusione che
produce esclusione.
Quella che ci circonda si afferma continuamente, sotto i nostri occhi,
come realtà multietnica, ma proprio il carattere della diversità, la sua
etnicizzazione, viene utilizzato come dogma per costruire e determinare nuove
politiche dall’effetto devastante. Nuovi resti, un nuovo esercito di
non-cittadini, in più, di troppo, non pienamente assimilati, e per questo, non
assimilabili: “sbandati”, così vengono chiamati dai giornali locali.”

baracche da radere al suoloNon che l’Europa, così come è stata concepita, sia lo
spazio unico dei diritti, delle libertà e delle garanzie. Di unito c’è
sicuramente il mercato: quello della costruzione dell’UE è stato fin dalla sua
nascita un processo fondato sulle libertà delle merci e dei capitali.
Marco Revelli, in una recente intervista rilasciata proprio alla redazione di
Melting Pot Europa [vedi su questo blog: Decreto
Legge sulle espulsioni e "guerra contro gli ultimi" Intervista a
Marco Revelli
]
, ha simbolicamente individuato nella carta di
credito, il titolo di viaggio con cui muoversi nello spazio europeo, uno spazio
censitario, secondo il sociologo piemontese. Ma perfino le restrittive
direttive europee non si erano spinte tanto oltre quanto invece, in questo
ultimo mese, hanno fatto il dibattito politico italiano e la sua produzione
legislativa. Decreti, ordinanze, iniziative delle amministrazioni locali stanno
disegnando un quadro assolutamente inedito, ma tristemente annunciato. E’
datata 16 novembre l’ordinanza
emessa dal Sindaco del Comune di Cittadella
che dovrebbe regolare in
termini restrittivi la possibilità di iscrivere la propria residenza presso
l’anagrafe comunale della cittadina della provincia padovana. Attività di
indagine preventive rispetto alle disponibilità di somme di denaro, all’attività
lavorativa, ai precedenti penali, all’idoneità dell’alloggio, e ancora, criteri
discriminatori rispetto al trattamento dei cittadini italiani, contrari, oltre
che alle direttive europee, alle disposizioni che regolano la materia fin dalla
metà degli anni novanta.

(Vedi le Circolari 8/1995 e 2/1997 del Ministero
dell’Interno)

Tutto ciò nonostante le norme vigenti affermino la
possibilità per tutti di iscrivere per obbligo la loro residenza, anche in una
grotta, in una roulotte, in uno stabile fatiscente; nonostante sia possibile, a
norma di legge, eleggere tristemente a propria residenza la cella di un
carcere; nonostante ai sindaci non sia conferito alcun potere di indagine. Le
valutazioni che costituiscono la premessa del provvedimento sono chiare: “il
grado di decoro dell’alloggio, e le disponibilità di somme di denaro,
costituiscono il termometro dell’integrazione dei migranti”
, e viceversa,
sono l’unità di misura che rivela il loro livello di pericolosità.

Ma dalla
provincia al capoluogo padovano la musica non cambia
, e mentre
altri sindaci annunciano che riprenderanno l’iniziativa di Cittadella,
l’Assessore ai servizi demografici si affretta a rilasciare dichiarazioni che
raccontano come, negli uffici comunali, le stesse ferree disposizioni siano
applicate da tempo.

La sete di sicurezza diffusa potrebbe sempre far crollare
l’indice di gradimento dell’attuale Giunta, in favore dei partiti che invece
governano la cittadina di provincia. Ma non occorre essere favorevoli
all’Ordinanza del Sindaco Massimo Bigonci per prendere parte alla campagna
anti-sbandati
, così, gli stessi politici che hanno condannato in maniera
lapidaria l’iniziativa, si sono impegnati, negli stessi giorni, nella messa a
punto di operazioni di sgombero delle
baraccopoli che ormai da tempo sono sorte nella cintura della città del Santo
.

Certo, le case di cartone sono sicuramente meno resistenti di un provvedimento
che, per essere cancellato, dovrà essere impugnato presso un Tribunale
Amministrativo.Ma è forse più grave imporre requisiti improponibili per
l’iscrizione anagrafica, rispetto ad un attacco condotto a colpi di ruspa e
polizia contro le disastrate baracche che coprono le notti degli esclusi? I
poveri, i senza tetto, i senza reddito, gli ultimi, diventano l’esubero di una
società che continua a raccontare se stessa come spazio di possibilità, mentre
si incunea sempre più nel vortice dell’esclusione
che produce esclusione
.

Quella che ci circonda si afferma continuamente, sotto i
nostri occhi, come realtà multietnica, ma proprio il carattere della diversità,
la sua etnicizzazione, viene utilizzato come dogma per costruire e determinare
nuove politiche dall’effetto devastante. Nuovi resti, un nuovo esercito di
non-cittadini, in più, di troppo, non pienamente assimilati,
e per questo, non assimilabili: “sbandati”, così vengono chiamati dai
giornali locali.

C’è da dire, e questo non è un rilievo di poco conto, che
questo esercito di esclusi, che la notte si trasformano in abusivi occupanti di
spazi pubblici, molto spesso, durante il giorno, è incluso eccome: nei
cantieri, nel lavoro di cura, nelle piccole, medie, o grandi imprese,
nell’attesa che intercorre tra un lavoro ed un altro.

Il tetto di cartone che protegge dal freddo – poco –le
notti di molti, chiarisce fin troppo bene cosa significha “precarietà della
vita” e possiamo starne certi, le ruspe che lo minacciano, non hanno invece
niente a che vedere con welfare e ammortizzatori sociali. “Serve combinare
repressione con accoglienza, una ferrea lotta contro l’irregolarità, che è il
covo nel quale si annida la delinquenza, all’integrazione”
.

Di repressione e lotta ferrea abbiamo ogni giorno notizie,
e per sostenerle non si fanno attendere provvedimenti, come il decreto espulsioni,
emanati nell’arco di una mezza serata. Per accoglienza ed integrazione c’è sempre tempo, come se
queste parole avessero semplicemente a che vedere con qualche finanziamento a
progetti e iniziative, con le dichiarazioni di intenti di alcuni (per la verità
ormai pochi) e non fosse invece un modo di concepire l’azione politica, la
gestione delle città e della vita in comune. Lo stesso Ministro Ferrero, dopo
aver commentato l’ordinanza del Comune di Cittadella, ha fatto un passo
indietro recitando il mea culpa rispetto all’emanazione del Decreto legge sulle
espulsioni.

Ma disgraziatamente il ministro non è il leader di un
movimento di piazza ed ha scelto di occupare un posto dentro ad una compagine
governativa che tuttora sostiene.  A poco
serve l’emendamento contro il razzismo promosso proprio in sede di approvazione
del decreto, più che una inversione di tendenza è sembrato una sorta di baratto
con cui è stato concesso l’appoggio al provvedimento di urgenza.

La realtà si racconta da sola, e lascia poco spazio alle
sfumature.
Aver promosso un decreto di quel tenore, che colpisce una
generalità di soggetti (tutti i cittadini comunitari) allargando, tra le altre
cose, il campo di applicazione della legge Bossi Fini
agli stessi, in virtù
di un singolo fatto di cronaca, ha aperto il campo ad una scenario in cui “tutto
può succedere”
, raid xenofobi ed ordinanze dei sindaci comprese. A Roma, squadre di “rangers” sono impegnate nello
smantellamento, a ritmo di ruspa, delle baraccopoli.

Padova che in tema di politiche securitarie non è mai
stata seconda a nessuno, non vuole essere da meno, ed ha ingaggiato la sua
“guerra contro gli ultimi”
. La città è cambiata, lo ha fatto dopo lo sgombero delle
palazzine di Via Anelli, unico vero e proprio, fatiscente, centro di
accoglienza in città, garanzia di una sistemazione temporanea per quanti, non
in possesso dei documenti, avrebbero in alternativa passato le loro notti
all’addiaccio. Lo ha fatto dopo che il muro che era stato alzato proprio
contemporaneamente all’operazione di svuotamento ha “fatto scuola”.  Oggi si ritrova avvolta da una nebulosa
atmosfera di “lotta al degrado”, nella quale gli ultimi diventano i primi,
facili obiettivi contro cui intraprendere spettacolari operazioni di “repulisti”.

Ma fortunatamente, mentre la politica è impegnata a dire
tutto ed il contrario di tutto, c’è un’altra parte di città che si sta
riorganizzando, quella solidale, che non ha mai smesso di battersi perché
accoglienza e diritti non finissero schiacciate nella morsa delle politiche
securitarie.

Venerdì
23 novembre, alle ore 20.00, dagli stabili di via Gradenigo 8, partirà una
carovana solidale per l’emergenza inverno – diritto ad abitare
.
In molti saranno impegnati nel monitoraggio dei luoghi adibiti a sistemazioni di
fortuna per la notte.
Per quanti volessero partecipare all’iniziativa, l’appuntamento è per quella
serata.
Per chi volesse contribuire mettendo a disposizione coperte o abiti, i punti di
raccolta del materiale sono:
>>ADL –
Via cavallotti – dalle ore 9.00 alle 18.00
>>Comitato di Quartiere Portello – via Marzolo 15 – dalle 10.00 alle
14.00
>>Associazione Razzismo Stop – via Gradenigo – dalle 19.00 alle 22.00
>>Cso Pedro – via Ticino, 5 – dalle 16.00 alle 20.00
>>Associazione Ya Basta – via Tiziano Aspetti – tutti i gironi tranne il
mercoledì dalle 10.00 alle 12.30.
Per quanti
volessero segnalare alla nostra redazione situazioni di emergenza, vi invitiamo
a scrivere all’indirizzo di posta elettronica redazione.veneto@meltingpot.org.

C’è sempre la possibilità di trasformare la realtà.
Scarica
l’Ordinanza del Comune di Cittadella

Redazione Melting Pot Europa

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