Parlamento UE condanna Frattini : non è
politica ma informazione
di Rita Guma, Presidente dell’ Osservatorio sulle legalità e
sui diritti
Il plenum del Parlamento europeo ha approvato ieri una
risoluzione sulla libera circolazione dei cittadini comunitari in cui critica
duramente il commissario UE Franco Frattini, responsabile di giustizia,
liberta’ e sicurezza, per le dichiarazioni rilasciate alla stampa italiana il 2
novembre scorso sulle espulsioni dall’Italia di Rom e Romeni sprovvisti di
mezzi di sussistenza. L’Osservatorio sulla legalità e sui diritti nota nelle
dichiarazioni di Frattini e nei commenti dei politici e di certa stampa una
certa disinformazione, e vuole fare chiarezza, sottolineando che Frattini
aveva fornito al pubblico una informazione errata su una direttiva europea che
dovrebbe conoscere e far rispettare per tutti i cittadini europei, e che alcune
affermazioni da lui fatte confliggono con il rispetto dei diritti (anche i
Romeni) che egli dovrebbe garantire.
Nell’intervista al "Messaggero", Frattini aveva commentato in questo
modo la direttiva europea 38 del 2004: "Quello che si deve fare è semplice: si
va in un campo nomadi a Roma, ad esempio sulla Cristoforo Colombo, e a chi sta
lì si chiede: tu di che vivi? se quello risponde: – non lo so – lo si prende e
lo si rimanda in Romania. Così funziona le direttiva europea. Semplice e senza
scampo". Il commissario aveva anche suggerito di radere al suolo i campi
nomadi in Italia. Successivamente il portavoce del commissario e poi Frattini stesso
hanno fatto alcune precisazioni, mettendo in guardia il governo italiano
dall’operare espulsioni di massa e a rispettare tutte le garanzie indicate
dalla direttiva europea.
In un’intervista al "Sole 24 ore", pur
affermando che "la
Commissione Europea e i Governi nazionali non possono
identificare un altro Paese membro come un fattore di criminalità. I Rumeni
sono in Italia una comunità numerosa: ci sono cittadini che lavorano e si sono
integrati e ve ne sono altri che delinquono, che già erano delinquenti nel loro
Paese e hanno sfruttato l’ingresso della Romania dell’Ue per esportare i loro
traffici in Italia. Ma l’equazione rumeni uguali criminali è da
respingere", Frattini aveva ribadito che "Già dal 2006 esiste una
direttiva che prevede che quei cittadini comunitari senza mezzi di
sostentamento legittimo possano essere riaccompagnati forzatamente nel Paese di
origine".
La critica dell’europarlamento, che ha ottenuto 290 voti
contro 220 e 21 astensioni, e’ stata cosi’ commentata dall’interessato:
"Le famiglie politiche si sono confrontate con ispirazioni diverse attorno
a una questione che da mesi preoccupa l’opinione pubblica italiana e che ha
provocato un dibattito tra le istituzioni italiane, principalmente i grandi
comuni metropolitani e il governo, e dentro lo stesso governo. Si trattava e si
tratta di interpretare, secondo il principio dell’efficacia, strumenti
giuridici che la
Commissione ha offerto agli Stati e che sono messi alla prova
dalla gravità dei fenomeni sociali che stiamo attraversando".
E proprio come un regolamento di conti politico e’ stato
presentato dal PPE l’articolo approvato, secondo cui il parlamento europeo
"ritiene che le recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa italiana dal
vicepresidente della Commissione, Franco Frattini, in occasione dei gravi
episodi verificatisi a Roma, siano contrari allo spirito e alla lettera della
direttiva 38/2004/Ce, direttiva che gli si chiede di rispettare
pienamente". Percio’, mentre la destra europea aveva chiesto di non
mettere in votazione l’attacco a Frattini, Graham Watson, capogruppo dei
Liberali europei (ALDE), criticava il commissario per l’equiparazione tra Rom e
Romeni, che ha definito un "equivoco colossale", mentre il capogruppo
del Pse ha spiegato che Frattini "su una questione concreta di diritto ha
dato una informazione non corretta" al pubblico.
E infatti – sottolinea l’Osservatorio – non e’ vero che i
Rom sono tutti Romeni e i Romeni tutti Rom. Inoltre, la direttiva 38/2004 non
prevede l’espulsione in ogni caso per chi sia senza lavoro. Secondo la
direttiva, i cittadini dell’Unione e i loro familiari possono soggiornare in
uno Stato membro fino a tre mesi senza altra condizione o adempimento che il
possesso di una carta diidentità o del passaporto in corso di validita’. Non e’
richiesta prova di lavoro o mezzi di sussitenza se non dopo il superamento dei
tre mesi.
Peraltro, la direttiva prevede che il provvedimento di
espulsione sia convalidato da un giudice e contro i provvedimenti di rifiuto o
di revoca del diritto di soggiorno prevede il ricorso presso il Tribunale
civile del luogo di dimora del richiedente. Quindi non si puo’ allontanare una
persona dopo una risposta inadeguata ad una domanda sul reddito. Inoltre, piu’
della meta’ dei Rom – nomadi o stanziali – sono Italiani, quindi anche ove
rispondessero negativamente sugli adeguati mezzi di sussistenza, avrebbero
diritto a restare in Italia come ogni disoccupato o sottooccupato italiano.
Va considerato peraltro che queste persone spesso lavorano
in nero, non potendo quindi dimostrare di avere mezzi di sussistenza adeguati,
e lo Stato – che dovrebbe impedire il fenomeno del lavoro nero – non puo’ far
pagare a queste persone la propria inadeguatezza. La direttiva poi, all’art.
27, stabilisce poi che gli Stati "non possono limitare la libertà di
circolazione, che per motivi di ordine pubblico, sicurezza o salute pubblica e
che queste e ragioni non possono essere invocate per motivi economici".
E questo per non parlare dell’inopportunita’, in un
frangente cosi’ delicato, di identificare Rom e Romeni come l’origine del
problema sicurezza. Infatti, se e’ vero che sul Sole 24 ore Frattini ha messo
in guardia su questo tipo di identificazione e pregiudizio, sul Messaggero,
forse pensando al diverso pubblico che avrebbe letto l’articolo, l’identificazione
scatta leggendo l’esempio del campo nomadi in relazione all’applicazione del
decreto sulla sicurezza.
Uno dei maggiori problemi delle questioni di immigrazione
e’ infatti che disinformazione e pregiudizi alimentano l’odio per le minoranze,
fomentando reazioni sproporzionate e lesive dei diritti umani (prima del
permesso di soggiorno viene il diritto alla vita e all’integrita’ fisica,
dovunque uno di trovi) che peraltro certo non garantiscono la sicurezza, che
infatti non solo alcuni immigrati, ma anche alcuni nativi sono responsabili di
mettere a repentaglio.
In definitiva, e’ scorretto affermare che il voto del
parlamento europeo sia un fatto di contrapposizione politica, e che quella
della sinistra (e liberali) europea sia una interpretazione della direttiva,
poiche’ la lettera della direttiva e’ diversa da quella presentata dal
Commissario europeo, che non puo’ permettersi di fornire al pubblico
informazioni errate e di parte sulle questioni UE, soprattutto quando queste
sono suscettibili di fomentare l’odio.
Rita Guma
presidente dell’ Osservatorio sulla legalita’ e sui diritti onlus