Europa – Proposto il
rilevamento dei dati biometrici per gli extracomunitari in ingresso
di Marco
Visintin, Redazione Progetto
Melting Pot
Uniti e il Giappone, schedatura con dati biometrici di tutti gli
extracomunitari che varcano le soglie dell’Area Schengen. Questa è la proposta
del vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini presentata
mercoledì 13 febbraio alla Commissione di Bruxel.
Una proposta articolata in tre punti, il primo consiste in
un rafforzamento delle attività di controllo dell’Agenzia europea per le
frontiere Frontex, quindi una intensificazione del pattugliamento delle
frontiere, marittime comprese. Frattini ha aggiunto l’intenzione di creare un
nuovo corpo di guardie di frontiera a cui dovrebbero partecipare tutti i paesi
dell’UE e ha individuato come possibile sede di questo nuovo corpo di polizia
Malta. Il secondo punto della proposta consiste nel coordinare meglio i
controlli tra Stati membri utilizzando le nuove tecnologie satellitari e
informatiche in modo tale da aumentare e velocizzare lo scambio di informazioni
sui cittadini extracomunitari presenti nell’Area Schengen. Il terzo punto è
quello che ha fatto e farà più discutere perchè consiste nell’adottare un
sistema di schedatura delle persone basato su dati biometrici che potrebbe
consistere non solo nel rilevamento delle impronte digitali ma anche in una
scansione computerizzata del viso o dell’iride. Una schedatura che fa discutere
e che solleva non pochi dubbi, come quelli espressi da Elspeth Guild, avvocato
specializzato nella libera circolazione, che solleva dei dubbi partendo dalla
mancanza di un obiettivo preciso e legittimo di questa schedatura, inoltre non
è chiaro se i dati raccolti rilevano anche un’appartenenza di tipo etnica o
religiosa ed infine non è chiaro per quanto tempo verrebbero conservati questi
dati.
Ma Elspeth Guild non è l’unico a sollevare dubbi su questa schedatura, anche il
London-based Privacy
International, un’organizzazione internazionale che vigila sulle invasioni
nella privacy dei cittadini da parte dei governi, ha espresso la sua
preoccupazione per questa schedatura che rischia inoltre di essere inutile.
L’aumento a dismisura del numero delle impronte rilevate vanificherebbe
l’identificazione delle persone, più dati ci sono nel database, sempre secondo
Privacy International, meno sono accurate e utili.
La tendenza dei governi a comportarsi come un “grande
fratello” ha contagiato ormai anche l’Unione Europea, in nome della lotta
all’immigrazione clandestina si chiede ai cittadini di rinunciare sempre più
alla propria privacy. E se questa motivazione può non convincere tutti
immancabilmente viene ricordato come questo sistema di schedatura possa essere
utile per identificare e fermare eventuali terroristi. Immigrazione clandestina
e terrorismo, un binomio sempre più utilizzato per inasprire i controlli alle
frontiere o la chiusura delle stesse, un accostamento che gioca sulla
psicologia delle persone che vengono istigate ad accumunare le due cose come
una sola, facilitando la pericolosa equazione clandestino uguale terrorista.
Una motivazione che comunque contrasta con le stesse dichiarazioni di Frattini
secondo il quale si potrebbe anche creare un database a parte per i “frequent
flyers”, coloro che viaggiano spesso, basato su iscrizione volontaria. Queste
persone potrebbero spostarsi senza troppi controlli grazie a corsie
preferenziali, ma non si capisce per quale motivo un kamikaze non dovrebbe
iscriversi a questa lista e beffare tutti i controlli, secondo Frattini gli
esperti sostengono che la misura di iscriversi volontariamente ha un forte
valore dissuasivo.