Norma anti-omofobia c’è un errore nel decreto

Impreciso il
riferimento al Trattato europeo. Il governo costretto a correggere

di Giovanna Casadio 
fonte Repubblica.it

protesta gay“La svista ha il
sapore di una beffa. La norma anti-omofobia semplicemente non c’è. Non è
scritta da nessuna parte nel decreto sicurezza, non è stata introdotta. Quindi,
l’emendamento anti omofobia voluto dalla Cosa Rossa (e di cui il riferimento al
Trattato di Amsterdam doveva rappresentare una semplice riformulazione) è
evaporato nel nulla”

E adesso si scopre che c’è una svista nella norma anti
omofobia, per la quale il governo ha rischiato di andare a gambe all’aria anche
per il mancato voto di fiducia della teodem Paola Binetti. Nel decreto sulla
sicurezza c’è il riferimento a un articolo sbagliato del Trattato di Amsterdam:
quello giusto – in cui si parla di discriminazioni sulla base dell’orientamento
sessuale – non era l’articolo 13 effettivamente citato nel decreto ma il numero
2, comma 7. Peraltro il Trattato non ha il valore delle delibere europee, cioè
di costituire indirizzo normativo per gli Stati membri.

Il governo se n’è reso conto in corso d’opera. Non poteva
ignorarlo del resto, poiché giovedì in aula è stato Marcello Pera, l’ex
presidente del Senato, a sottolineare l’errore materiale. L’articolo 13 del
Trattato – ha detto Pera – fa solo riferimento alla sua "durata
illimitata".

Tuttavia, l’impegno del ministro dei Rapporti con il
Parlamento Vannino Chiti ("Cancelleremo questo riferimento errato nella
sua formulazione e inapplicabile") è stato interpretato soprattutto come
il cedimento alle insistenze dell’ala cattolica oltranzista dell’Unione. Così,
si è continuata la guerra ideologica: da un lato il leader dell’Udeur Clemente
Mastella, che ha minacciato la crisi se la norma anti-omofobia non verrà
cassata (con lui i teodem), dall’altro la sinistra e i laici del Pd per i quali
quel riferimento va blindato.

La svista ha il sapore di una beffa. La norma anti-omofobia
semplicemente non c’è. Non è scritta da nessuna parte nel decreto sicurezza,
non è stata introdotta. Quindi, l’emendamento anti omofobia voluto dalla Cosa
Rossa (e di cui il riferimento al Trattato di Amsterdam doveva rappresentare
una semplice riformulazione) è evaporato nel nulla.

Ancora ieri, la convention della Sinistra alla Nuova Fiera
di Roma lanciava la parola d’ordine: "blindare" in Parlamento la
misura contro le discriminazioni ai gay. Maria Grazia Acciarini,
sottosegretario alla Famiglia, di Sinistra democratica, ha chiesto che oggi,
nella Carta dei valori della Sinistra, la questione sia formulata in questi
termini. Disposti anche a scendere in piazza.

Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, che lo scorso anno
restituì la tessera dei Ds, interviene nel workshop sui diritti civili e la
laicità: "Una manifestazione nazionale contro l’omofobia vedremo come e
quando farla, i leader della sinistra mi hanno garantito che non mollano,
terranno duro. Alla Camera questa cosa non si tocca".

E Fabio Mussi, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio
s’indignano. "Sono rimasto basito perché queste norme in Europa sono
difese da tutti i partiti anche di destra visto che si tratta di norme di
civiltà", denuncia Diliberto. "Sono norme che ci sono in tutta
Europa, le polemiche succedono solo da noi", rincarano Mussi e Pecoraro.

Il fatto è che quel punto va cambiato per forza. "Il
problema è da affrontare subito alla Camera", spiega il sottosegretario
all’Interno, Marcella Lucidi. Il ministro Amato ne è ben consapevole. Tutto da
rifare per uscire da un pasticciaccio.

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