Dai matrimoni ai requisiti per la residenza, le discriminazioni dei sindaci

"L’equazione immigrato uguale insicurezza non può che
trovare una conferma in questi atti promulgati in nome della sicurezza dei
cittadini ma che in realtà colpiscono solo una parte di cittadinanza
discriminandola."

Dai
matrimoni ai requisiti per la residenza, le discriminazioni messe in atto dai
sindaci
– dalla Redazione di Melting Pot Europa
sindaci sceriffiAd un mese dal decreto legge che ha semplificato le
espulsioni dei cittadini comunitari non si placano in Italia le iniziative
contro i cittadini migranti, comunitari e non. Ora sono gli stessi sindaci che,
cavalcando l’emergenza sicurezza, divenuta ormai il cavallo di troia per
qualsiasi atto che fino ad un anno fa sarebbe stato marcato come “razzista”,
emanano ordinanze volte ad impedire l’integrazione se non proprio
l’insediamento dei cittadini migranti nei territori comunali.
Famosa l’ordinanza del sindaco di Cittadella che ha deciso
di imporre ai cittadini comunitari dei requisiti economici per poter ottenere
la residenza, un’ordinanza per cui ora è indagato per "usurpazione di
funzioni pubbliche" ma che ha aperto la strada a molti altri sindaci che
non sono voluti essere da meno. Diversi primi cittadini, regolamenti alla mano,
hanno emesso ordinanze o regolamenti contro gli immigrati, dal sindaco di
Romano d’Ezzelino, nel vicentino, che ha escluso dalle borse di studio gli
studenti extracomunitari, al sindaco di Teolo, Lino Ravazzolo di An, che prima
di firmare il decreto che concede la cittadinanza italiana pretende che
l’interessato conosca bene la lingua italiana e la Costituzione.

Anche Verona non ha voluto essere da meno ed è di questi
giorni l’esposto presentato dal Coordinamento Migranti che denuncia le discriminazioni
messe in atto dal Comune sul fronte abitativo attraverso regolamenti che
favoriscono i cittadini italiani a discapito dei cittadini migranti. Non
mancano poi in questi giorni le uscite provocatorie di alcuni sindaci: il primo
cittadino di Loria ha deciso che all’inizio delle sedute del consiglio comunale
va cantato l’inno di Mameli, mentre a Montegrotto Terme sui tabelloni
informativi del Comune è apparsa la scritta "Cittadini, emigrate!
Vivrete meglio da immigrati in un’altra nazione che da cittadini nel vostro
paese"
.

A Caravaggio invece, provincia di Bergamo, la giunta
leghista del sindaco Giuseppe Prevedini ha emanato una circolare che vieta i matrimoni fra
cittadini italiani e cittadini stranieri se quest’ultimi sono clandestini
.
Questa circolare prescrive agli ufficiali di stato civile che ricevono la
richiesta di pubblicazione di matrimonio, quindi all’inizio della procedura, di
richiedere all’immigrato oltre alla classica documentazione anche il permesso
di soggiorno. Nel caso il cittadino immigrato non possedesse il permesso di
soggiorno la circolare prescrive all’ufficiale di non accettare la richiesta di
pubblicazione.

Il sindaco di Caravaggio si è affrettato a precisare che questa
circolare ha il solo scopo di evitare i “matrimoni di comodo”, cioè quei
matrimoni la cui unica finalità e quella di evitare l’espulsione del cittadino
immigrato senza regolare permesso di soggiorno. Ma la normativa vigente ha già
un “rimedio” a questa possibilità perchè è previsto che dopo la celebrazione
del matrimonio comunque sia effettuata una verifica dell’effettiva convivenza
fra marito e moglie e nel caso che questa verifica dia esito negativo il
permesso di soggiorno deve essere revocato.

Il sindaco, per giustificare questa sua circolare, ha anche aggiunto che
siccome la legge prevede per gli irregolari l’espulsione, secondo lui non c’è
motivo perchè li debba sposare. Ma forse non si rende conto che il matrimonio,
e quindi formare una famiglia, è un diritto riconosciuto anche dalla
Convenzione europea per i diritti dell’uomo a prescindere dalla cittadinanza
delle persone e dalla regolarità del soggiorno

Non si sono fatte attendere molto le reazioni a queste
ordinanze, infatti l’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) in
un comunicato ha
fatto richiesta al Ministro dell’Interno di annullare quste delibere ed è
prevista per questi giorni un’interpellanza dell’onorevole Mercedes Frias
rispetto alla leggitmità di queste ordinanze.

Questi provvedimenti dei sindaci si scontrano inoltre con l’articolo 2 del
Testo Unico sull’immigrazione che dovrebbe garantire ai cittadini stranieri lo
stesso trattamento riservato ai cittadini italiani, “Lo straniero regolarmente
soggiornante nel territorio dello Stato gode dei diritti in materia civile
attribuiti al cittadino italiano”. Eppure tutte queste ordinanze e questi
regolamenti sembrano voler andare nella direzione opposta, sembra sempre più
evidente il carattere discriminatorio di questi atti e pesanti possono essere
le ricadute sociali. L’equazione immigrato uguale insicurezza non può che
trovare una conferma in questi atti promulgati in nome della sicurezza dei
cittadini ma che in realtà colpiscono solo una parte di cittadinanza
discriminandola.

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