Illy e l’amaro caffè zingaro

di Tommaso Di Francesco

L’intervista che
Riccardo Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia ha rilasciato a
Gigi Riva su L’Espresso di questa settimana è una delle pagine più inquietanti
della nuova xenofobia. Ammantato di pragmatismo decisionista come si conviene
ad un governatore di regione, propone questa idea amministrativa: non c’è
bisogno d’essere razzisti con gli zingari, bisogna farli diventare come noi,
eliminando subito tutti i loro «privilegi» (sic). «Vecchi accordi
internazionali – spiega Illy – ratificati da vari paesi rispondevano ad un
mondo che non c’è più. Quasi tutti gli stati dove i rom sono presenti sono
entrati in Europa, c’è la libera circolazione delle persone. I rom non
rischiano più il genocidio e l’isolamento. Di più: non rischiano nemmeno di
essere discriminati» e quindi conclude «non c’è più ragione di mantenere norme
speciali che riguardano, ad esempio, maggiori difficoltà per il loro
allontanamento o i loro mezzi di trasporto che circolano con targhe non
regolari».


Rom nei campi di sterminio nazisti

P.S. Veltroni ha accompagnato in questi giorni una
scolaresca ad Auschwitz. Avrà ricordato che lì sono stati gasati e bruciati nei
forni anche centinaia di migliaia di rom?
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Eppure l’Onu e l’Unione europea non la pensano così.
L’Alto commissariato per i diritti umani accusa il governo italiano di avere
violato con l’accettazione di procedimenti d’espulsione di rom in alcune città,
molte convenzioni internazionali, proprio quelle che Illy giudica superate
dalla storia. E il commissario dell’Unione europea Josè Manuel Barroso chiama
in causa sempre il governo italiano per non avere mai richiesto in sede
comunitaria i fondi previsti per la condizione dei rom. Segni evidenti che gli
organismi internazionali riconoscono che quella storia non è «superata» e anzi
abbisogna di leggi e fondi particolari.

Se non sapessimo che l’industriale del caffè prospera in
una terra di confine con i Balcani, verrebbe voglia di gridare: ma dove vive
Riccardo Illy? Ma la sua non è ignoranza, è ideologia, cioè falsa coscienza. Se
vogliamo «normalizzare» la presenza degli zingari e la loro partecipazione alla
società europea, come pure sembra volere Illy, è mai possibile disconoscere che
è tuttora minacciato quel popolo in fuga dalla terra bruciata prodotta dalla
guerra nei Balcani? Quel conflitto appare tuttaltro che concluso quanto a
garanzie delle minoranze e rispetto dei diritti umani in Slovenia, Croazia,
Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo, Montenegro, fino in Macedonia. Tutte crisi
rimaste aperte come vulcani attivi dalle quali proviene ininterrotta una
moltitudine di pulizie etniche. Possiamo dimenticare che lì gli zingari sono
stati le prime vittime, loro che tra le etnie super-armate non hanno mai preso
un’arma in mano, e che in massa sono dovuti fuggire dalla Bosnia Erzegovina e
in 200.000 dal Kosovo abbandonando beni, lavoro e perfino i loro cimiteri.
Perché quelle terre jugoslave erano un pezzo della loro «patria», lì erano
stanziali e hanno subìto un vero e proprio pogrom con centinaia di vittime
sotto gli occhi «vigili» della Kfor Nato. Vada a prendere un caffè nelle gelide
pianure del Danubio dove sono arrivati in fuga e nel terrore da Pristina
migliaia e migliaia di profughi rom che vivono, malsopportati da tutti, in
baracche di lamiera e cartone.

Che cosa è accaduto poi ai rom che vivevano a est dopo le
svolte democratiche dell’89? Illy vada a prendersi un caffè in Boemia Moravia
dove solerti amministrazioni locali avevano permesso la costruzione di un muro
per dividere dal resto della città i quartieri zingari. Oppure in Slovacchia
dalle donne rom che hanno denunciato di essere state sottoposte a
sterilizzazione a loro insaputa.

P.S. Veltroni ha accompagnato in questi giorni una
scolaresca ad Auschwitz. Avrà ricordato che lì sono stati gasati e bruciati nei
forni anche centinaia di migliaia di rom?

Fonte Il Manifesto – 14.11.07

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