Modena – Seconda
morte in pochi giorni dentro l’inferno di Sant’Anna.
Due morti in quarantott’ore. Fonte: Meltingpot – mercoledì 17 ottobre 2007
A stento qualche notizia di agenzia,
al massimo un trafiletto anche su quei giornali che in altri tempi avrebbero
dedicato alla notizia ben altro spazio. Due giovani di 23 e 25 anni
si sono uccisi nel Cpt di Modena. Il Cpt gestito dalla Misericordia, quello
di Giovanardi. Un mese
fa Melting Pot denunciava quel che avveniva al Cpt di Gradisca dove,
durante una carica della polizia, una bimba di otto mesi era finita in ospedale
per intossicazione da lacrimogeni. Oggi ci sono due morti. Due morti che si aggiungono
a tutti gli altri stritolati dal meccansimo della detenzione amministrativa
che, in Italia, dal 1998 ad oggi ha fatto decine di vittime. Ma questi morti denunciano ora la situazione presente. Questi morti sono i
morti della fase "umanizzata" dei Cpt. Sono i morti dei Cpt di
centro-sinistra. Sono i morti che arrivano dopo le commissioni governative,
dopo mille promesse di "superamenti" e di modifiche. Questi morti hanno dei responsabili. E non sono i morti della legge Bossi-Fini.
Sono morti che pesano sulla coscienza di chiunque avrebbe potuto fare qualcosa
per chiudere la barbarie della detenzione amministrativa nel nostro paese e ha
scelto di non provarci nemmeno.
E’ evidente che fare a meno dei centri di permanenza
temporanea vorrebbe dire accettare di scardinare un intero sistema di cose per
cui questi dispositivi rappresentano uno strumento fondamentale.
I Cpt servono alle politiche nazionali perché la "difesa del
territorio" è l’ultimo stralcio di potere reale che resta agli Stati. Hanno
un valore simbolico perché contribuiscono a ridefinire i capri espiatori
sui quali catalizzare le paure degli elettori facendo in modo che la gente non
si fermi mai a pensare a quali siano davvero i motivi del proprio disagio e
della propria insicurezza. I Cpt servono all’economia perché, lo si è
detto infinite volte, lasciano sulla pelle di chi li attraversa un marchio di
clandestinità perenne che trasforma esseri umani in forza lavoro senza alcuna
tutela. I Cpt hanno una funzione "di polizia", perché sul
corpo vivo dei migranti si sperimentano pratiche di controllo che saranno
estese anche ad altre categorie di soggetti. I Cpt sono parte fondamentale
di quel Divide et Impera che serve sempre a lasciare che chi esercita il
potere lo mantenga e chi subisce le vessazioni non riconosca i propri compagni
di strada e non si ribelli.
I Cpt sono l’estrema forma di precarizzazione dell’esistenza. I Cpt sono anche diventati una
modalità di definizione dello spazio europeo, una normale maniera di
gestire la mobilità di chi lo attraversa senza autorizzazione. La direttiva
europea sui rimpatri che verrà definitivamente approvata a breve e che prevede
un periodo di detenzione amministrativa di 18 mesi per tutti gli Stati membri è
solo la formalizzazione di ciò che esiste già.
I Cpt, infine, hanno un ruolo geopolitico fondamentale, sono parte
essenziale dell’acquis europeo per i paesi che hanno intenzione di aderire
all’Ue e pegni da pagare per paesi terzi come la Libia nei quali, nonostante le proteste di
Amnesty International si continuano ad esternalizzare i controlli e a
deportare le persone.
Per tutti questi motivi è facile rendersi conto del fatto
che chiudere i Cpt, adesso, vorrebbe dire per il governo italiano rinunciare a
un ruolo importante nella gestione del controllo a livello globale.
Significherebbe, per una volta, anteporre la vita delle persone alla diplomazia
internazionale, al mercato, al consenso.
Ma c’è chi muore, scappa, si ribella, chi resiste, esiste, nonostante tutto. Di
fronte alle rivolte, di fronte ad un suicidio, di fronte a due suicidi e agli
incendi e alle famiglie detenute e alle bambine di otto mesi che rischiano di
soffocare per i gas CS non si può più fingere. Chi mantiene la detenzione
amministrativa in Italia sta facendo una scelta che poco ha a che vedere
con la "gestione" di un fenomeno complicato o con la preoccupazione
per la sicurezza dei cittadini.
Due ragazzi che si suicidano sono effetti diretti di un
sistema violento. Sono il limite delle retoriche di umanizzazione, sono il
finale amaro delle favole che ci raccontano a proposito dei "rimpatri
volontari" (sui quali organizzazioni come l’Oim basano grandissima parte
dei loro smisurati guadagni), sono la verità che denuda l’idea di politica che
l’attuale governo italiano (nessuno escluso tra tutti quelli che detengono il
potere) mette in pratica ogni giorno.