Polizia libica sotto accusa

Migranti provenienti dalla Libia confermano le accuse
delle associazioni per i diritti umani

L’accusa: la polizia
è parte integrante del sistema criminale che sfrutta il traffico dei migranti
ed abusa di donne e minori

di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo
fonte Meltingpot

migranti libiciGli immigrati che arrivavano dalla Libia lo denunciavano
da anni ma l’isolamento nel quale erano tenuti nei centri di detenzione e le
procedure di allontanamento immediato del governo Berlusconi impedivano anche la
raccolta delle testimonianze. Adesso, con una maggiore "apertura"
alla stampa dei centri di detenzione amministrativa la verità comincia a
filtrare ma non sembra incidere sulle linee di politica estera in materia di
immigrazione seguita dal governo italiano.

Le testimonianze raccolte dai giornalisti, adesso anche da
un giornalista del New York Times, confermano sempre due fatti essenziali che
denunciano tutti coloro che sono giunti in Italia attraversando la Libia. In Libia i
migranti pagano la polizia per arrivare ad imbarcarsi in Italia, nel canale di
Sicilia i pescherecci non intervengono più per salvare i migranti in difficoltà
a causa del rischio di essere poi denunciati alla magistratura dalla polizia di
frontiera italiana.

In Libia la polizia è parte integrante del sistema
criminale che sfrutta il traffico dei migranti ed abusa di donne e minori,
senza che gli ufficiali di collegamento italiani, o di altri paesi, pure
presenti riescano ad impedire violenze e traffici illegali che avvengono sotto
gli occhi di tutti.

Nel Canale di Sicilia il mancato intervento di salvataggio
dei pescherecci aumenta il numero dei morti. Chi lavora sul mare sa bene quali
possono essere le conseguenze di un intervento di salvataggio. La
criminalizzazione degli interventi di soccorso spinge a non vedere chi chiama
aiuto ed a proseguire la pesca. Nella migliore delle ipotesi i pescatori si
limitano a lanciare un allarme radio.

In questo modo le politiche di contrasto dell’immigrazione
clandestina producono oggettivamente abusi e morte, nei territori dei paesi di
transito come nelle acque del canale di Sicilia.

Cosa ne pensano i governanti europei, ed in particolare il
Ministro Amato che stanno puntando sulla collaborazione di polizia con la Libia senza neppure avere il
"coraggio" di concludere un accordo di riammissione, in modo da
rendere almeno trasparente il livello di collaborazione con la Libia nella
"guerra" all’immigrazione clandestina? Si spera forse che sarà
l’Europa, guidata dal commissario Frattini e dalla Francia di Sarkozy, a
concludere un accordo multilaterale con la Libia? O forse si conta che la ripresa delle
operazioni di Frontex, annunciata per settembre, riesca ad impedire l’arrivo
delle imbarcazioni dei migranti sulle coste italiane, o magari, le partenze dai
porti del Nord Africa?

Sono le condizioni disumane che la Libia impone ai migranti,
con l’avallo delle democrazie europee, che costringono migliaia di uomini,
donne e bambini a fuggire da quel paese e ad attraversare il Canale di Sicilia.
Anche se i migranti sanno che le acque del Mediterraneo li potranno
inghiottire, anche per effetto delle operazioni ci respingimento a mare e per
il mancato soccorso da parte dei pescherecci, tutto, anche la prospettiva di
una morte in mare è meglio dell’inferno libico.

Ancora una volta, ripetiamo ai governanti europei: fino a
quando? Fino a quando potranno continuare ad imbrogliare l’opinione pubblica
collaborando con paesi che negano ogni giorno i diritti umani a partire dal
fondamentale diritto di asilo, e poi, fingere di addolorarsi per le tante
stragi dell’immigrazione? Fino a quando?

Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo

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