Libia: accordo con
l'Ue, silenzio sui crimini
di Gabriele Del Grande – Fortress Europe
ROMA, 18 settembre 2007 – "Abbiamo ottenuto oggi il
mandato per andare avanti sulla fornitura di materiale alla Libia per un sistema di sorveglianza elettronica delle sue
frontiere sud": lo ha detto oggi il ministro degli
Interni, Giuliano Amato,
al termine del Consiglio Ue Affari Interni.
Amato ha ricordato che l'Unione
aveva "promesso" a Tripoli, nell'ambito della soluzione del caso
delle infermiere bulgare, l'impegno ad un aiuto per la sorveglianza del confine
meridionale libico: "oggi siamo riusciti ad ottenere il mandato per la Commissione affinchè
metta in atto l'accordo firmato dalla Commissaria alle relazioni esterne e alla
politica europea di vicinato, Benita Ferrero-Waldner, e il vice ministro degli
esteri libico, Abdullati Abrahim Al Obeidi, subito dopo la soluzione del caso
delle infermiere bulgare.
In una 'clausola 5' – ha ricordato Amato – l'Unione si
impegnava a fornire e montare alla Libia un sistema di sorveglianza elettronico
della frontiera sud. Oggi abbiamo ottenuto il mandato per andare avanti".
Tutto questo avviene mentre le testimonianze di chi continua a sbarcare in
Sicilia, raccolte recentemente addirittura dal New
York Times, confermano i gravissimi abusi commessi dalle
autorità libiche ai danni dei migranti. Arresti
arbitrari, detenzioni senza processo, per mesi, in condizioni degradanti e
disumane, episodi di pestaggi e torture, esecuzioni sommarie, violenze
sessuali, rimpatri di rifugiati politici ed espulsioni in pieno deserto, alla
stessa frontiera sud, la stessa che l'Europa adesso si impegna
a sorvegliare per avere in cambio l'accesso delle pattuglie Frontex in acque
libiche.
Tutte accuse ampiamente documentate dalle testimonianze
raccolte dai rapporti di Human Rights Watch (disponibile
anche in inglese,
francese e arabo), di Afvic e nel libro "Mamadou va a morire. La
strage dei clandestini nel Mediterraneo – Infinito edizioni".
Tutto questo avviene mentre a Misratah continua il calvario degli oltre 600 eritrei
detenuti da oltre un anno, con donne e bambini, nonostante oltre 160 siano
rifugiati riconosciuti dall'Acnur. Se i 600 saranno rimpatriati, come tutto fa
presagire, rischiano carcere e torture.
Il governo eritreo è
accusato di gravi violazioni dei diritti umani da Amnesty
International, Human Rights Watch,
Reporters sans Frontières,
Nazioni
Unite, oltre che dalla stessa Unione
Europea. Nonostante il patto di non belligeranza firmato congiuntamente da
Eritrea ed Etiopia ad Algeri nel 2000, lo stato di guerra di fatto continua dal
1998. Ragazzi e ragazze, raggiunta la maggiore età, sono obbligati alla
coscrizione militare a tempo indeterminato e i disertori sono puniti col
carcere. Nel giugno 2005, sono stati fucilati 161 tra
ragazzi e ragazze, accusati di diserzione, essendo scappati
dalle caserme. Negli ultimi mesi la polizia eritrea sta procedendo agli
arresti, ad Asmara, dei familiari dei giovani fuggiti dall'esercito. Le famiglie
sono costrette a pagare somme ingenti per evitare il carcere. Vengono inoltre
perseguitati giornalisti, obiettori di coscienza, uomini politici e leader
religiosi. Una sorte a cui sono scampati i 2.589 eritrei sbarcati lungo le coste siciliane nel
2006.
Il 12% dei 22.016 cittadini stranieri sbarcati in Italia
lo scorso anno, il 20,8%
dei 10.438 richiedenti asilo dello stesso periodo. La Libia ha già rimpatriato eritrei, nel 2004 e nel 2006, anche su un volo
pagato dall’Italia (2004, 109 passeggeri, secondo un rapporto Ue). Il 27
agosto 2004 un aereo partito da Tripoli per rimpatriare 75 eritrei venne
dirottato dagli stessi a Khartoum, in Sudan. 60 dei 75 passeggeri vennero
riconosciuti rifugiati politici dall’Alto commissariato per i rifugiati delle
Nazioni Unite. In patria avrebbero fatto la fine dei 223 espulsi tra
settembre e ottobre del 2002 da Malta. Trattenuti prima nella prigione di Adi Abito, in seguito a
un tentativo di fuga, vennero trasferiti nel carcere di massima sicurezza di
Dahlak Kebir, e alcuni vennero uccisi.
Speriamo almeno che se ne riesca a discutere nella sessione plenaria
sull'immigrazione del Parlamento europeo a Straburgo del 26 settembre 2007.
Perchè qua si è superato ogni limite. La
schizofrenia è tale che la stessa Unione europea che finanzia la Libia per impedire che gli
eritrei, tra gli altri, sbarchino sulle coste siciliane, il 18 settembre 2007 "deplora fortemente" le "gravi
violazioni dei diritti umani" in Eritrea.
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