[ le vignette sono tratte dall’ultimo numero di Charlie
Hebdò. Quella in basso fa riferimento allo sgombero violento dei senza tetto "accampati dall’ Org. "Les Enfants de Don Quichotte" sul lungo
senna. Ve ne abbiamo parlato nell’ articolo: Sarkò picchia i senzatetto della senna ]
Associazione denuncia
sotterfugi della polizia per arrivare all’ obiettivo
Fonte Meltingpot
Mancano dieci giorni alla fine dell’anno e la polizia
francese sta facendo i salti mortali per raggiungere la quota di espulsioni di
clandestini fissata dal presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy,
all’inizio dell’anno, quando era ancora ministro dell’Interno, come uno dei
pilastri della sua politica di controllo dell’immigrazione. Entro il 31
dicembre infatti 25.000 stranieri in situazione irregolare dovrebbero essere
stati espulsi dalla Francia. Un numero ragguardevole, che ha spinto le forze
dell’ordine a moltiplicare le iniziative "originali". Dalle retate
sui marciapiedi di fronte alle sedi delle associazioni che aiutano i migranti
agli arresti dei bambini all’uscita dalla scuola alle convocazioni-trabocchetto
in questura: la Cimade,
la principale associazione di assistenza ai migranti, le ha registrate tutte. ’Charlie Hebdo’ le rivela, e alcune tecniche usate dalla
polizia per fare numero "suscitano l’ammirazione" per la loro
perversità, osserva il settimanale satirico. Come quella per esempio che
consiste nell’arrestare gli extracomunitari che risiedono in un altro Paese
dell’Unione e sono in visita in Francia negli aeroporti o nelle stazioni
ferroviarie mentre sono in procinto di ripartire, di trattenerli nei centri di
fermo amministrativo e di "riaccompagnarli" nel loro Paese di
residenza "a spese del contribuente" francese. Circa il 7% delle
espulsioni avvengono secondo questo metodo, denuncia la Cimade. Un altro sistema consiste nell’arrestare gli extracomunitari
i cui visti sono scaduti, anche se sono sulla via del ritorno, magari al
confine. Anche in questo caso all’arresto seguono una più o meno lunga
detenzione in un centro e poi l’espulsione o l’accompagnamento a casa a spese
dello Stato. Ancora più kafkiano è il caso degli extracomunitari entrati
illegalmente in Francia e arrestati anche loro alla stazione o all’aeroporto
mentre stavano lasciando il Paese. Per poterli rimpatriare occorre un
lasciapassare consolare, ma se, come è già successo, il loro Paese non possiede
un consolato o un’ambasciata in Francia, devono essere liberati con l’obbligo
di lasciare il territorio. Già, osserva ’Charlie Hebdo’, proprio quello che si
accingevano a fare, solo che ora hanno perso il biglietto e non è detto possano
pagarsene un altro. Una fortuna, ironizza il settimanale, "poiché,
trasformati in ’sans-papiers’, potranno essere arrestati ed espulsi più
volte". E’ il caso dei romeni e dei bulgari, che, prima che i rispettivi
Paesi entrassero a far parte dell’Unione europea, il primo gennaio scorso,
costituivano il 30% delle espulsioni. Ora la polizia "ha trovato un nuovo
modo per espellerli", osserva ’Charlie Hebdo’, i "rimpatri umanitari
volontari": gli immigrati, molto spesso rom, vengono caricati su pullman,
rimpatriati su voli charter e vengono dati loro 300 euro per le prime spese.
"Solo che", prosegue il settimanale, "solitamente, dopo qualche
settimana tornano in Francia, dove potranno essere nuovamente arrestati e cosi’
via". Ed ecco spiegato in parte il numero di 21.000 espulsioni
compiute dalla polizia dall’inizio dell’anno fino "a fine novembre",
annunciato la settimana scorsa dal ministro dell’Immigrazione,
dell’integrazione e della cooperazione allo sviluppo Brice Hortefeux. Poco meno
dei 21.500 registrati sullo stesso periodo del 2006. Una serie di associazioni, fra le quali ’Act Up’ e la
’Rete educazione senza frontiere’, hanno per parte loro lanciato una campagna
per denunciare la "politica del numero" del governo in materia di
espulsioni. Le associazioni denunciano il moltiplicarsi delle retate contro i
clandestini e alcune conseguenze nefaste del clima che ne deriva, citando come
esempio gli immigrati che si gettano nel vuoto dalla finestra della loro
abitazione per non essere arrestati.