La brutta avventura
in Italia di una rumena particolare
Fonte Peacereporter
“Laura Vasiliu è una giovane attrice rumena che ha colpito la
critica internazionale con la sua interpretazione di “Gabita” nel film “4 mesi,
3 settimane e 2 giorni”, del regista rumeno Cristian Mungiu, Palma D’Oro al
Festival di Cannes 2007.
L’attrice, che da tre
settimane sta girando un film italiano sulla vita di un’immigrata rumena, la
cui uscita nelle sale italiane è prevista per l’anno prossimo, alloggiava in un
noto albergo torinese. Intorno alle 2 della notte del 14 novembre, l’attrice è
stata violentemente svegliata da un gruppo di carabinieri torinesi che, dopo
aver sfondato la porta della camera d’albergo, hanno iniziato a perquisire la
stanza in cerca di prove che sostenessero la sua cattura, in quanto ritenuta
pericolosa trafficante di minorenni, il tutto per colpa di una semplice
somiglianza di cognome. Il Consolato rumeno di Torino ha registrato la
brutalità dell’intervento dei carabinieri e ha deciso di avviare un’inchiesta
interna, mentre l’attrice ha provveduto a cambiare albergo, continuando le
riprese del film.
Ma cosa sarebbe
successo se fosse stato un semplice lavoratore senza rapporti con il consolato
e senza conoscenze “importanti” che facessero da garanzia? Il problema di fondo
non è il fatto che i carabinieri abbiano agito sul sospetto di una trafficante
di minori, ma il modo nel quale hanno scelto di condurre l’operazione, e
soprattutto la serietà delle indagini, della ricerca e delle verifiche svolte
prima dell’arresto.
Purtroppo notizie
come questa sommergono la stampa rumena, creando timore e avversione verso gli
italiani e cementando la percezione di xenofobia violenta degli italiani, visti
sempre pronti a farsi giustizia anche dove non ce n’è bisogno.” *estratto dall’ articolo
Laura Vasiliu è una giovane attrice rumena che ha colpito
la critica internazionale con la sua interpretazione di “Gabita” nel film “4
mesi, 3 settimane e 2 giorni”, del regista rumeno Cristian Mungiu, Palma D’Oro
al Festival di Cannes 2007. Per aver dato vita a una fragile e innocente
ragazza incinta e costretta ad abortire al tempo di Ceausescu è stata
senz’altro apprezzata dal mondo cinematografico internazionale, visto che
attualmente si trova a Torino per girare un film di produzione italiana.
Una brutta avventura. Laura, sostenendo che la sua
partecipazione al Festival di Cannes è stata un’esperienza incredibilmente
felice per l’accoglienza del pubblico, non rappresenta assolutamente la
classica stella cinematografica che si monta la testa dopo il primo successo al
box-office. Anche questo fa capire perché la giovane attrice non vuole
divulgare un brutto evento accaduto mercoledì, nel buio della notte.
L’attrice, che da tre settimane sta girando un film
italiano sulla vita di un’immigrata rumena, la cui uscita nelle sale italiane è
prevista per l’anno prossimo, alloggiava in un noto albergo torinese. Intorno
alle 2 della notte del 14 novembre, l’attrice è stata violentemente svegliata
da un gruppo di carabinieri torinesi che, dopo aver sfondato la porta della
camera d’albergo, hanno iniziato a perquisire la stanza in cerca di prove che
sostenessero la sua cattura, in quanto ritenuta pericolosa trafficante di
minorenni, il tutto per colpa di una semplice somiglianza di cognome. I
carabinieri si sono accorti dell’errore solo dopo aver perquisito la stanza,
mentre stavano procedendo all’arresto dell’attrice. Solo la testimonianza
telefonica dei rappresentanti della casa produttrice del film è riuscita a
convincere i carabinieri a verificare ulteriormente l’identità dell’attrice,
nonostante avesse contattato la reception dell’albergo, nella speranza, vana,
che potessero testimoniare la sua reale identità.
Clima avvelenato. Il Consolato rumeno di Torino ha
registrato la brutalità dell’intervento dei carabinieri e ha deciso di avviare
un’inchiesta interna, mentre l’attrice ha provveduto a cambiare albergo,
continuando le riprese del film. L’attrice non desidera che si crei un altro
caso mediatico, rinunciando anche a presentare denuncia contro la caserma dei
carabinieri coinvolta nell’incidente. La madre della donna si lamenta dicendo
di aver avvertito la figlia di non parlare in rumeno, data l’isteria generale
che affiora in seguito agli ultimi fatti di cronaca che coinvolgono cittadini
rumeni.
Per fortuna, stavolta c’era la casa di produzione a
garantire l’integrità della donna e il Console rumeno a proteggere i suoi
interessi, perché era un’attrice nota, almeno al Consolato. Ma cosa sarebbe
successo se fosse stato un semplice lavoratore senza rapporti con il consolato
e senza conoscenze “importanti” che facessero da garanzia? Il problema di fondo
non è il fatto che i carabinieri abbiano agito sul sospetto di una trafficante
di minori, ma il modo nel quale hanno scelto di condurre l’operazione, e
soprattutto la serietà delle indagini, della ricerca e delle verifiche svolte
prima dell’arresto.
Purtroppo notizie come questa sommergono la stampa
rumena, creando timore e avversione verso gli italiani e cementando la
percezione di xenofobia violenta degli italiani, visti sempre pronti a farsi
giustizia anche dove non ce n’è bisogno. Speriamo che questi casi non diventino
un portabandiera per rappresaglie in nome di una giustizia sbagliata intenta a
ristabilire un falso equilibrio.