«Io di sinistra ho
partecipato agli scontri»
Un ultrà della sud
presente ai fatti racconta la sua verità: «La curva è animata da valori
fascistoidi ma a Roma c’è stata una dinamica da stadio» di Giacomo Russo Spena
tutti i tifosi non è l’ideale politico ma il senso di gruppo, di comunità. Poi
in quest’ultimo caso quello che ha fatto da collante è l’odio contro ogni forma
di istituzione, rea di reprimere i tifosi. Domenica è uno spartiacque: se
prima, causa la dura repressione, lo scontro tra forze dell’ordine e ultras era
alto, adesso è arrivato veramente all’apice. Dopo l’omicidio di Gabriele si sta
compattando il fronte contro il nemico comune. Amato non capisce che la
repressione fa solo che aumentare gli scontri e alimentare la nostra arrabbiatura.”
«Ma quale terrorismo. Il problema vero è che si giudica
senza conoscere le cose. Gli ultras non hanno nessun progetto politico». Mauro
Lenzi (così lo chiameremo per evitargli problemi), frequentatore della curva
Sud romanista da 15 anni, «prima bazzicavo la vetrata del gruppo Fedayn ora
invece sono un cane sciolto, un libero viaggiatore», della sua Roma ha fatto
una ragione di vita. Il curriculum calcistico parla per lui: abbonato da
sempre, autore di centinaia di trasferta e di scontri anche pesanti con forze
dell’ordine e tifoserie avversarie («Mi scateno soprattutto nei derby, anche se
in quello del ‘bambino morto’ stavo a fianco a loro a confrontarmi con le guardie»).
Ovviamente non si poteva perdere il caos successo domenica sera, anche se a un
certo appunto è stato costretto ad abbondare la guerriglia degli ultras perché
temeva di «essere riconosciuto da qualche fascista». Infatti in una curva di
idee fascistoidi, lui dal punto di pista politico è dall’altra sponda, si
dichiara «apertamente di sinistra». Lo abbiamo incontrato per fare un punto su
tutto il polverone scoppiato dopo la morte di Gabriele Sandri ucciso da un
agente di polizia.
Partiamo dai disordini
di domenica scoppiati fuori lo stadio Olimpico.
Già alle 12
in tutto l’ambiente ultras era chiaro cosa fosse
successo in quell’autogrill. Così nella capitale è stato subito convocato dai
gruppi di Roma e Lazio, insieme, un appuntamento sotto la curva Nord per fare
gli scontri. L’obiettivo era quello di impedire lo svolgimento della partita,
così come hanno fatto atalantini e milanisti a Bergamo. Alla fine la partita è
stata sospesa, ma la decisione è stata presa dal Prefetto tardivamente, solo
alle 18. E l’orario è un dato rilevante per capire la dinamica dei fatti e
soprattutto i numeri. Infatti a quell’ora già c’erano singoli tifosi presso lo
stadio e in quel clima di tensione e rabbia i gruppi organizzati non hanno
faticato a coinvolgerli negli scontri. L’indignazione per i fatti della
giornata era troppa. Solo così si spiegano le 500 persone presenti nel corteo
partito dalla Nord. Inoltre bisogna dire che la polizia è scomparsa, c’è stata
una non gestione della piazza. A presidiare la zona sono rimasti solo i vigili
urbani che infatti sono rimasti coinvolti negli scontri, facendosi male.
E’ vero che la
gestione era in mano all’estrema destra? Lo dice il capo della polizia
Manganelli che parla di infiltrazione di questi gruppi negli stadi.
Assolutamente no. Il problema è che si parla senza
conoscere la composizione della curva, come funziona, chi comanda, quali
logiche animano l’ultras. Domenica sera la gestione è stata fatta da gruppi non
direttamente riconducibili a un partito. Ad esempio Fiamma Tricolore prova da
tempo a utilizzare la curva come serbatoio di voti e di militanti. Ha anche un
suo gruppo in Sud che si chiama Padroni di Casa. Ma non ha raccolto un bel
nulla, non ottenendo nemmeno una posizione egemonica al suo interno. Il
movimento ultras sta fuori da quelle dinamiche partitiche, così come i ragazzi
che vanno allo stadio sono disinteressati dalle campagne istituzionali. Detto
questo, è evidente che il tifo organizzato della Sud è quasi tutto ispirato da
una cultura che ha fatto della prepotenza, dell’arroganza e, più in generale,
dell’odio verso l’altro il proprio carattere distintivo. E forse è un fatto
ancor più grave. Perché sono cani sciolti antipolitici che agiscono in modo
spontaneo, in un humus fascistoide. Come il caso di Renato Biagetti, ragazzo di
sinistra, ucciso da un giovane animato da questi valori ma non riconducibile a
una sigla partitica dell’estrema destra. La curva è una spugna della società:
se nei quartieri, non solo periferici, si respira un clima fascista, nello
stadio ciò si manifesta.
Non c’è disagio per
uno di sinistra ad andare a fare gli scontri con gente così?
Quello che accomuna tutti i tifosi non è l’ideale politico
ma il senso di gruppo, di comunità. Poi in quest’ultimo caso quello che ha
fatto da collante è l’odio contro ogni forma di istituzione, rea di reprimere i
tifosi. Domenica è uno spartiacque: se prima, causa la dura repressione, lo
scontro tra forze dell’ordine e ultras era alto, adesso è arrivato veramente
all’apice. Dopo l’omicidio di Gabriele si sta compattando il fronte contro il
nemico comune. Amato non capisce che la repressione fa solo che aumentare gli
scontri e alimentare la nostra arrabbiatura.
Fonte Il Manifesto – 14.11.07