Grazie ad una segnalazione degli amici dell’ ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’ Immigrazione) Vi segnalo
un interessantissimo ed approfondito studio / ricerca di Sara Bernard, dal titolo "L’immigrazione in Italia: un’indagine sulle
politiche emergenziali" che potrete trovare sul sito >>> “Storicamente”.
Di seguito, data la lunghezza del documento, allego la sola Introduzione.
Sul sito citato è presente una Versione stampabile del documento.
Introduzione
Da ormai una quindicina d’anni, nel dibattito politico italiano ed europeo,
l’immigrazione è divenuto uno degli argomenti più discussi ed una delle
emergenze prioritarie. Nonostante sia ormai assodato che l’immigrazione «è una
necessità, un dato di fatto, e in quanto tale non negoziabile» [1], le istituzioni comunitarie e nazionali
trovano notevoli difficoltà nell’elaborazione e messa in pratica di politiche
atte a stabilizzare la permanenza degli immigrati nei propri paesi. Il problema viene imputato al fatto che oltre ad una percentuale di immigrati
che regolarmente soggiornano e lavorano nelle nostre comunità ci sia un numero,
imprecisato ma allarmante, di clandestini ed irregolari che risiedono entro i
nostri confini senza averne diritto, creando forti disagi al normale proseguo
della vita dello stato e dei cittadini. Per quanto riguarda l’Italia,
analizzando più da vicino le politiche adottate per far fronte ai disagi attribuiti
alla presenza degli immigrati, ciò che si evince è che è mancata la sinergia
tra i sistemi locali e le istituzioni, le quali solo tardivamente hanno
riconosciuto la presenza di flussi strutturati di immigrazione: per quasi due
decenni sono stati esclusivamente gli enti locali e la Chiesa ad occuparsi degli
immigrati presenti sul proprio territorio. Quando successivamente si è
organizzato l’intervento dello Stato, questo si è sviluppato sotto forma di
strumenti di controllo, più che di interventi miranti a far fronte alle
esigenze della nuova convivenza, mediante una legislazione sull’immigrazione
poco attenta ai diversi percorsi di integrazione (o esclusione) delle realtà
locali e attraverso un uso massiccio delle sanatorie e degli interventi delle
forze dell’ordine.
L’inadeguatezza di tali politiche appare chiaramente nel
momento in cui si analizzano situazioni concrete di convivenza tra immigrati,
popolazione e governo locale. Nelle città, in particolare, emergono le più
grandi contraddizioni. Seguendo le premesse sopra espresse, in questo articolo si tenterà di capire le
motivazioni che hanno portato le attuali politiche italiane a gestire il
fenomeno migratorio come un’emergenza.
A tale proposito, dopo aver presentato le peculiarità
dell’incontro tra lavoratori immigrati e Stato italiano e le evoluzioni in
ambito europeo della libera circolazione degli stranieri, si prenderà in esame
un caso specifico tra le tante emergenze immigrati nelle nostre città: la
storia dello Scalo internazionale migranti di Bologna. Nato nell’ottobre del
2002 dall’idea di un gruppo di immigrati rumeni, di appartenenti al Bologna
Social Forum e di alcuni disobbedienti di occupare uno stabile abbandonato
delle Ferrovie dello Stato, l’esperienza dello Scalo internazionale migranti è
finita nel marzo 2005 quando l’edificio occupato è stato sfollato.
I
titoli dei successivi capitoli della ricerca (sul sito “Storicamente”):
- Quando l’immigrazione non era ancora un’emergenza:
una presenza rimasta poco conosciuta
Il pensiero della politica emergenziale: l’immigrato è un potenziale nemico
Il dibattito sull’immigrazione negli anni ‘’90: il ruolo del locale nella
gestione delle emergenze
Il fine delle politiche emergenziali: mantenere l’immigrato in una condizione
precaria
Il dibattito europeo da Schengen alla Carta costituzione: l’immigrazione crea
consensi solo come problema di sicurezza
Come inizia e dove finisce un’emergenza: la storia dello Scalo internazionale
migranti di Bologna
Note e citazioni