Tornare a Genova
di Matteo Ghione
…tornare a Genova era giusto, necessario… l’ ho fatto anch’io, ieri, insieme ad altre decine e decine di migliaia di persone che si sono ritrovate insieme per chiedere VERITÀ E GIUSTIZIA sui fatti del luglio del 2001, quando si consumò quella che Amnesty International definì “la più grande sospensione di democrazia e di violazione dei diritti umani in Europa dal dopoguerra ad oggi”. Era giusto e necessario, come dicevo, ritrovarsi insieme per non perdere la memoria storica, per esigere che le nostre Istituzioni non smarriscano la promessa elettorale di fare piena luce con lo strumento della “Commissione parlamentare d’inchiesta” su tutto quanto accadde e soprattutto su “chi” decise, gestì e coordinò la sanguinosa repressione di quelle giornate. I processi in corso stanno smascherando molte verità ma non potranno, in quelle sedi, individuare le gravissime responsabilità politiche e della catena di comando che determinarono i fatti.
Così come è certo che da quei tribunali nessuna sentenza riuscirà mai a diventare definitiva, perchè tutti i processi andranno inevitabilmente in prescrizione… tranne uno, che ha individuato e punirà 25 manifestanti, “capri espiatori” che unilateralmente pagheranno con pene inique e pesantissime. Nessuno invece pagherà per le gravissime violenze e le torture che migliaia di manifestanti pacifici ebbero a subire sulle strade, nella scuola Diaz ed all’interno della caserma di Bolzaneto. E poi l’omicidio di Carlo… quello è già stato archiviato e con motivazioni che lasciano allibiti…! Era giusto e necessario ritrovarsi a Genova per ricordarci che LA STORIA SIAMO NOI, per tornare ad urlare forte la nostra voglia di verità e giustizia, di democrazia, di pace, di un mondo più giusto e solidale, di incontro e tolleranza… già, la tolleranza, quella che il nostro paese pare aver improvvisamente dimenticato in questi ultimi tempi, dominati da una folle “caccia alle streghe” in nome della sicurezza. Ombre xenofobe e razziste si allungano inquietanti proprio in una terra, la nostra, che ha visto tante e tanti dei suoi figli costretti ad emigrare per garantirsi sopravvivenza e dignità di cittadini. Non ci sarà mai sicurezza se costruita a colpi di decreti d’ espulsione indiscriminati e discriminanti e di ruspe selvagge a distruggere baracche… la vera sicurezza si costruisce creando le condizione per accogliere ed includere non per respingere. E la mia mente corre ai tanti migranti respinti dalle leggi di una “fortezza chiamata Europa”, a quelle migliaia di corpi di disperati in fuga dalla fame o dalle guerre, alla ricerca di un futuro possibile per loro ed i propri figli e che giacciono sui fondali del Mediterraneo. Penso a tutti i rinchiusi – non accolti! – nei CPT, autentica vergogna tutta bipartisan. Era giusto e necessario tornare a Genova ed il perché, in fondo, lo ha descritto molto meglio di me Padre Alex Zanotelli nel post che ho pubblicato ieri e lo ha ribadito in piazza e a gran voce Don Andrea Gallo. Preti “di strada” da sempre vicini agli ultimi ed ai diseredati della terra. Ieri sera a Genova, sul palco allestito per concludere in festa e musica una giornata straordinaria, proprio don Gallo, organizzatore della manifestazione insieme alla sua Comunità di San Benedetto al Porto, pur entusiasta per la grande partecipazione e la riuscita dell’ evento, commentava con amarezza che su quel palco avrebbero dovuto esserci le istituzioni a parlare ed invece… c’ erano soltanto due preti…!
Ma, amarezze a parte, queste le parole che la Comunità di Don Gallo ha scritto oggi sul suo sito:
Ci sono giornate ed eventi che rimarranno per sempre nella memoria di ognuno di noi.
Ieri a Genova, in centomila, ci siamo riappropriati della storia collettiva dei giorni del luglio 2001, per non lasciare soli, nelle aule di tribunale, 25 ragazzi e ragazze usati come capri espiatori, per dire che la verità sui fatti del G8 è dentro di noi e ha segnato le nostre vite. Dopo ieri, ci sentiamo un po’più forti e meno soli, in questa Italia che sta cambiando faccia ad una velocità incontrollabile, che parla un linguaggio di razzismo, esclusione e povertà, che vede giovani perdere la vita in modo assurdo. Un Italia dove la politica istituzionale è sempre più lontana dalla gente e non trova più risposte da dare. La Comunità ringrazia tutte le persone che sono state al nostro fianco e che hanno creduto, fin da subito, che un’altra Genova è possibile, che cambiare il nostro futuro è un diritto. Un ringraziamento speciale va ad Assalti Frontali e Roy Paci, che con la loro musica e le loro parole, hanno reso ancora più bella la giornata. Ci reincontreremo il 15 dicembre a Vicenza.
(Il riferimento è alla manifestazione nazionale contro la base militare americana “No Dal Molin“)