Discriminati senza confini

Rapporto di Amnesty
International
sulla Repubblica Slovacca: negata ai bambini e alle bambine Rom
un’istruzione secondo criteri di uguaglianza e non discriminazione

"I bambini qui sono
dei ritardati mentali. C’è la tendenza a integrare i Rom nelle scuole primarie,
ma per gli alunni con ritardo mentale e sociale non cambia niente. I bambini
che provengono da un ambiente socialmente svantaggiato soffrono di un ritardo
sociale e mentale.”

(Il preside di una scuola speciale frequentata per il 9%
da bambine e bambini Rom)

bambino Rom delle campagne slovaccheUn alto numero di bambine e bambini Rom viene ancora assegnato, in modo
sproporzionato, a scuole speciali, frequenta classi per persone con disabilità
mentale e difficoltà d’apprendimento o viene segregato in scuole per soli Rom:
è questa la denuncia contenuta in un rapporto presentato oggi da Amnesty
International sulle violazioni del diritto all’istruzione dei bambini e delle
bambine Rom nella Repubblica Slovacca. Il rapporto dell’organizzazione per i
diritti umani segnala che i bambini e le bambine Rom assegnati alle scuole
speciali seguono programmi ridotti e non hanno praticamente alcuna possibilità
di reintegrarsi nelle scuole ordinarie o proseguire nell’educazione secondaria.

Amnesty International chiede alle autorità slovacche di
affermare in modo forte e chiaro la loro determinazione a sradicare la diffusa
segregazione nell’istruzione delle bambine e dei bambini Rom e di prendere
misure immediate per favorire la loro effettiva integrazione.

“A prescindere dalla loro capacità individuale, molti
bambini e bambine Rom ricevono un’istruzione di serie B in classi segregate. Se
il governo non riesce a fornire un’istruzione adeguata a tutti i bambini e le
bambine Rom, le loro prospettive d’impiego diventano scarse e si perpetua in
questo modo un ciclo di marginalizzazione e di povertà” – ha dichiarato Nicola
Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty
International.

L’organizzazione per i diritti umani si dice preoccupata
per il fatto che il modo in cui vengono effettuate le valutazioni e i criteri
usati per assegnare una bambina o un bambino in una scuola o in una classe
speciale possono costituire elementi di discriminazione, poiché non tengono in
adeguata considerazione le differenze linguistiche e culturali. Il rapporto di
Amnesty International afferma che fino al 50% delle bambine e dei bambini Rom
sono stati assegnati a scuole o classi speciali in modo errato.

“Una bambina o un bambino che vivono in una baracca in
mezzo al nulla, senza elettricità o acqua corrente non sapranno mai come
scaricare una toilette, usare un bagno, impugnare una matita, fare un disegno o
parlare slovacco. Tutto questo, però, non dovrebbe privarli del loro diritto
fondamentale a un’istruzione adeguata” – ha sottolineato Duckworth.

Un’ulteriore motivo di preoccupazione per Amnesty
International è costituito dall’ampia presenza di scuole e classi per soli Rom.
In alcune zone orientali della Repubblica Slovacca, il 100% delle scuole è di
tipo segregato. La legge prevede che i genitori abbiano il diritto di scegliere
la scuola per i propri figli. Questa normativa, apparentemente neutrale,
contribuisce in realtà alla segregazione: la libertà di scelta dei genitori dà
spesso luogo al ritiro di bambine e bambini non Rom dalle scuole frequentate
prevalentemente da Rom. La scelta dei genitori, insieme alla mancanza di trasporti
scolastici gratuiti per le bambine e i bambini Rom influenza la segregazione e
riduce radicalmente l’interazione tra i Rom e i loro coetanei in Slovacchia.

Sebbene insista che la segregazione non è una politica
ufficiale, finora il governo di Bratislava non si è veramente impegnato a
fermarla. Come ha detto un funzionario slovacco ad Amnesty International, la
segregazione si ottiene facilmente ed è difficile contrastarla.

“La società civile ha la competenza e l’esperienza per
contribuire a risolvere i problemi della segregazione e della discriminazione
nei confronti delle bambine e dei bambini Rom. Un miglioramento degno di nota
sarà possibile solo con il coinvolgimento attivo e concordato del governo
slovacco e di ogni livello delle istituzioni, delle comunità Rom e delle
organizzazioni non governative” – ha commentato Duckworth.

Alcune misure speciali assunte dal governo, come
l’istituzione di classi preparatorie, l’assunzione di insegnanti di sostegno,
gli incentivi finanziari alle scuole per integrare le bambine e i bambini Rom e
un minimo di formazione per gli insegnanti che lavorano con i Rom, hanno avuto
l’approvazione di Amnesty International. Tuttavia, queste misure non sono
obbligatorie e in molti casi non vengono attuate a livello locale.

Il diritto all’istruzione è collegato ad altri importanti
diritti umani, come il diritto a un’abitazione adeguata. Circa un terzo della
popolazione Rom della Repubblica Slovacca vive in insediamenti situati fuori
dalle città e dai villaggi, con scarsa o addirittura assente fornitura di acqua
ed elettricità, servizi igienici, strade asfaltate e altre infrastrutture
fondamentali. L’assenza di adeguati alloggi per i Rom ha un impatto notevole
sulla possibilità che le bambine e i bambini Rom possano beneficiare del
diritto all’istruzione. Katarina Krustenova, che vive in un insediamento nei
pressi di Letanovce, nella Slovacchia orientale, ha dichiarato ai ricercatori
di Amnesty International: “Abbiamo una candela… vorremmo che i nostri figli
studiassero a casa, ma finisce molto presto…”.

“I Rom hanno le stesse aspirazioni del gruppo
maggioritario della popolazione slovacca. Il governo deve assumersi le proprie
responsabilità e promuovere, proteggere e ottenere il diritto all’istruzione
delle bambine e dei bambini Rom. Deve anche far sì che gli insediamenti precari
e segregati dei Rom siano un ricordo del passato” – ha concluso Duckworth. “È
molto importante che l’Unione europea, di cui la Repubblica Slovacca
è Stato membro, sostenga il governo in tutti i suoi reali tentativi di
affrontare il problema della sistematica violazione del diritto all’istruzione
delle bambine e dei bambini Rom. L’Unione europea potrebbe farlo fornendo la
necessaria assistenza finanziaria e tecnica e assicurando la partecipazione dei
Rom a tutti i livelli dell’adozione e dell’attuazione di politiche e programmi
riguardanti la loro vita”.

FINE DEL COMUNICATO                                                                               

Roma, 15 novembre 2007

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