Lettera sul razzismo

Una isteria collettiva.
Lettera di Maria
Rosaria Baldin (Rete Lilliput)
pubblicata da Carta sul
decreto sicurezza e la deriva razzista in Italia.

Stop Racism!«Egregi di Carta,
assisto sempre più attonita all’isteria collettiva,
montata ad arte dai media e che il governo ha deciso di cavalcare. Essa, segue
l’efferato assassinio di una donna a Roma da parte di un rumeno, [non si è
ancora capito se appartenente alla comunità rom]. Non era mai successo che il
consiglio dei ministri si riunisse d’urgenza per varare un decreto legge in
seguito a un crimine. Non ci si sognerebbe di farlo davanti ai molti,
gravissimi reati commessi da cittadini di altri paesi [vedi il recente caso
Calipari]. Non ci sono state decretazioni d’urgenza per rispondere ai reati
commessi da italiani verso rumeni [il datore di lavoro italiano che ha cosparso
il proprio dipendente rumeno di benzina dandogli fuoco, perchè non voleva
metterlo in regola; la piccola rom uccisa «per sbaglio» con un colpo di
pistola]. E se il problema da risolvere è la violenza dei maschi verso le
donne, perchè cacciare i rumeni, i rom e, più in generale, i più deboli?

Mi sembra di essere improvvisamente entrata in un film
dove tutti accusano tutti e nessuno si preoccupa di spiegare e verificare i
fatti. L’etnicizzazione del colpevole è una scelta razzista e discriminatoria,
che fomenta l’odio, accresce la paura del [cosiddetto] «diverso da noi»
aumentando nello stesso tempo il senso di insicurezza delle persone. In tutto
questo i media – salvo rare eccezioni–hanno una responsabilità gravissima.
Infatti, stanno infrangendo continuamente il loro codice deontologico nella
parte che riguarda il trattamento dei dati personali [art. 5] e la tutela del
diritto alla non discriminazione [art. 9].

A cosa serve amplificare in modo esasperato i fatti di
cronaca nera? A cosa serve citare la nazionalità del colpevole? Forse che una
rapina, uno stupro o un omicidio sono meno gravi e dolorosi se commessi da un
italiano piuttosto che da un comunitario? Abbiamo già dimenticato che in Italia
la «ditta» più prospera è la mafia? Significa forse che tutti gli italiani sono
mafiosi? E se uno stato estero [per esempio la Germania, teatro di una
serie di omicidi ad opera della ‘ndrangheta] decidesse di decretare d’urgenza
come ha fatto l’Italia, ed espellesse gli italiani in modo indiscriminato?

Perché nessuno – o quasi – dice che la criminalità è
diminuita rispetto agli anni scorsi? Perché nessuno ricorda – ma forse è più
comodo fingere di non ricordare – che all’inizio del Novecento la delinquenza
in Italia era quindici volte superiore a quella attuale, che gli italiani
vendevano i propri figli – a metà prezzo rispetto al costo di una macchina da
cucire–figli che poi chiedevano l’elemosina agli angoli delle strade per conto
dei loro acquirenti?

Si vogliono chiudere agli altri le frontiere, dimenticando
che a noi le frontiere degli altri fanno comodo ben aperte, in particolare
quella rumena, visti gli enormi interessi economici che i nostri industriali
esternalizzatori hanno da quelle parti. Ma anche altre frontiere le vogliamo
aperte: quelle che permettono alle aziende italiane produttrici di armi di
esportarle – e non importa se si tratta di paesi in guerra, noi siamo molto
generosi, poi gli manderemo l’euro via Sms.

Dimentichiamo di aver sottoscritto accordi internazionali,
di far parte dell’Ue, e che questo ci obbliga a recepire le direttive così come
sono. Dimentichiamo che le espulsioni collettive sono vietate dal diritto
internazionale e che l’Italia ha ricevuto dall’Ue diverse raccomandazioni
sull’atteggiamento discriminatorio adottato nei confronti delle minoranze
[siamo l’unico paese europeo ad avere i campi nomadi e per questo siamo stati
accusati di segregazione su base etnica], dimentichiamo infine che la Commissione europea ha
iniziato la procedura preliminare di infrazione nei confronti di quattordici
paesi, tra cui l’Italia, per incorretta attuazione della Direttiva n. 2000/43
in materia di contrasto alle discriminazioni etnico-razziali.

Desidero infine rilevare la contraddizione che vede l’Italia, da un lato
promuovere la moratoria sulla pena di morte e dall’altro inasprire le pene,
cacciare i comunitari dando amplissimi poteri discrezionali ai prefetti.
Infatti, l’espulsione «quando il cittadino dell’Ue o il suo familiare,
qualunque sia la sua cittadinanza, abbia tenuto comportamenti che compromettono
la dignità umana, ovvero che compromettono diritti fondamentali della persona
umana [sic!], o l’incolumità pubblica così da rendere la permanenza della
persona in Italia incompatibile con l’ordinaria convivenza” è talmente vaga da
lasciare spazio a qualsiasi interpretazione.

Credo che dovremmo tutti iniziare a riflettere pacatamente
sulla situazione, evitando questa isteria collettiva che produce solo disastri.
Chi muore di fame o fugge da una guerra non si fermerà davanti a un decreto
perché non ha nulla da perdere; non ci proteggeremo chiudendo le frontiere,
anzi, otterremo l’effetto contrario di aumentare la clandestinità, la
discriminazione e l’odio per gli altri, che sono soltanto il nostro specchio.
Uno specchio che non abbiamo più il coraggio di guardare. Magari potremmo
provare a chiedercene il perché.
Distinti saluti»

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