Ancora morte nel Mediterraneo.
Nuova emergenza nel sud est della
Sicilia. Perchè cambiano le rotte?
di Fulvio
Vassallo Paleologo, Palermo – fonte
MeltingPot
l’ultimo naufragio a largo di Porto palo, a 15 miglia dall’Isola
delle Correnti, con un morto accertato e tre dispersi, dimostra, ancora una
volta, come le rotte migratorie si modifichino per sfuggire ai controlli
imposti dalle politiche europee. Il problema è che i viaggi diventano sempre
più impervi e rischiosi, mentre vicende come quella dei sette pescatori
tunisini arrestati ad Agrigento, sembrano risolversi in un lugubre monito:
lasciateli morire in mare, o sarà peggio per voi.
Si osserva in queste ultime settimane come l’emergenza
sbarchi non sia più Lampedusa, ma la parte sud orientale della Sicilia (
Pozzallo, Porto Palo, Siracusa) con un costo sempre più elevato in termini di
vite umane. Lo spostamento delle rotte verso la Sicilia sud-orientale,
oltre a comportare un maggior numero di morti, non potrà che aggravare la
situazione successiva agli sbarchi, anche perchè i sopravvissuti arrivano in
condizioni tremende per la maggiore lunghezza delle traversate. Mentre a
Lampedusa si è aperto un gigantesco centro di accoglienza, in realtà un nuovo
centro di detenzione, una nuova emergenza si sta verificando nella Sicilia
sud-orientale. Questa situazione nuova sta determinando una grave crisi
alloggiativa dopo gli sbarchi, perchè non si trovano più posti nei centri di
accoglienza ed alcune strutture, come il centro di detenzione di Cassibile, continuano
a funzionare oltre i limiti della legge.
Probabilmente i maggiori controlli nel Canale di Sicilia
dal nord-ovest della Libia ( Zuwara) a Lampedusa, controlli ai quali adesso
sembra partecipare direttamente anche la Tunisia in base agli accordi stipulati da tempo
con L’Italia, hanno spostato le rotte più a oriente e dalla Libia si punta
direttamente verso la Sicilia
attraverso le acque maltesi. Su questa rotta si può contare sull’atteggiamento
di indifferenza, anche rispetto alle chiamate di soccorso, delle autorità
maltesi che, al massimo affiancano le carrette del mare per passare alcuni
salvagenti e qualche bottiglia d’acqua, lasciando poi queste imbarcazioni
libere di proseguire verso la
Sicilia.
Se i migranti sono portati a Malta li attendono anni di
detenzione amministrativa ed il diniego del diritto di asilo, se proseguono
hanno alte probabilità di morire annegati. Ecco altri risultati perversi del
regolamento Dublino II, e delle operazioni di pattugliamento congiunto, nel
quadro delle iniziative dell’agenzia Europea Frontex, o, più semplicemente,
nell’ambito dei vecchi, ma ancora funzionanti, accordi di riammissione, tra
Italia e Tunisia.
Per evitare che altre vite umane si perdano nelle acque
del Mediterraneo occorre superare al più presto la Convenzione di
Dublino, applicare gli obblighi di salvataggio previsti dal diritto
internazionale del mare, smetterla con la incriminazione dei pescatori che
compiono operazioni di salvataggio, abrogare le leggi ed i regolamenti
nazionali che confondono le competenze negli interventi di salvataggio e
criminalizzano qualunque caso di ingresso clandestino. Occorre finalmente una
normativa sul diritto di asilo e sulla protezione umanitaria uniforme in tutta
Europa e con clausole umanitarie che ne consentano una applicazione elastica.
Occorre soprattutto che l’Italia abroghi la legge Bossi Fini e si doti di una
disciplina organica del diritto di asilo e della protezione umanitaria.
Occorre un sistema di accoglienza che sia realmente in
grado di rispondere alle esigenze di migliaia di persone fortemente
traumatizzate e vittime di abusi e violenze durante il loro viaggio nei paesi
di transito. Per salvare le vite umane dei migranti che rischiano di annegare
nei prossimi mesi occorre revocare gli accordi di riammissione già stipulati
con la Tunisia,
rimettendo al primo posto l’obbligo di salvare la vita umana a mare,
riconoscendo un accesso effettivo alla procedura di asilo e depenalizzando
tutte le attività di soccorso svolte dai pescatori o dalle navi commerciali.